Resident Evil, recensione della serie su Netflix

Resident evil - la serie tv su Netflix - figlie di Wesker

I fan della saga di Resident Evil possono dividersi sommariamente in due categorie. Quelli che vedono qualsiasi cosa esca sotto il nome di “Resident Evil” per famelica curiosità, e quelli più puristi, che evitano di guardare prodotti che a naso già potrebbero sembrare deludenti.

La doverosa premessa serve quindi a introdurre il fatto che sono una fan tanto del gioco quanto della saga cinematografica, e che aderisco naturalmente alla prima categoria, mentre altri colleghi della redazione si sono tenuti alla larga dalla nuova serie tv Netflix dedicata a Resident Evil, specialmente dopo aver visto il deludente Welcome to Raccoon City al cinema.

Giocherò a carte scoperte per non rendere questa recensione un’agonia. La serie secondo me poteva avere un’idea di fondo molto originale, che però nel corso della sceneggiatura si perde da qualche parte, lasciando in sospeso troppe spiegazioni e tirando invece per le lunghe altri temi meno interessanti.

Il trailer

Una storia ibrida

Protagoniste della serie di Resident Evil creata da Andrew Dabb sono le figlie di Albert Wesker. La loro vita ha un prima e un dopo: nel corso degli episodi le vediamo quattordicenni in un mondo ancora “ordinario”, e poi quasi trentenni, nel mondo distrutto dal Virus T. Jade e Billie erano molto unite da piccole, ma gli oscuri segreti del padre condurranno le ragazze a dividere per sempre le loro strade. Come è intuibile, la serie prende solo piccoli spunti dal gioco e anche meno spunti dalla saga che ha reso celebre al cinema Milla Jovovich. Ma questo non è un punto di debolezza: poteva essere una scelta interessante per rinnovare un po’ l’universo di Raccoon City, quindi l’inizio della serie sembrava molto interessante. Purtroppo però, i continui salti temporali tra il prima e il dopo rendono molto evidenti gli squilibri della trama. La parte in cui vediamo le ragazze adolescenti è la più interessante, anche se spesso prende troppo piede il teen drama, ormai protagonista indiscusso di molte serie, come anche l’ultima ispirata a Buffy, “First Kill“. Quando la lente si sposta sulla Terra dopo il T Virus, invece, si fa molta fatica a seguire il filo della storia. Poca suspense e una trama sconnessa guidata solo da Jade che vuole trovare una risposta al virus.

Il legame tra sorelle

Escluse le sfumature prettamente adolescenziali, la parte in cui le gemelle Wesker sono delle ragazzine, e quindi il “pre-virus T”, mette in risalto il forte legame tra sorelle, evidenziando già da subito le tendenze caratteriali delle due. Jade è da subito molto decisa, mentre Billie ha una personalità più insicura. Il loro rapporto – a tratti quasi morboso – purtroppo viene sviluppato pochissimo nella seconda parte, quella del “post pandemia”, in cui tutta la storia risulta abbastanza confusa e molto più dedicata alla famiglia di Jade.

Il topos della mamma in carriera

Nella serie, infatti, non mancano riferimenti a quelli che ormai sono diventati quasi dei topoi del piccolo e grande schermo. Jade è una mamma in carriera dedita all’analisi del Virus T. Vive per le sue missioni assentandosi per mesi, mentre il compagno cresce sua figlia in questo futuro post-apocalittico. Non manca l’occasione di mettere in evidenza la scissione della donna, che più di una volta metterà in secondo piano la figlia per raggiungere i propri obiettivi, compromettendo anche la vita dei suoi cari.

Alessia Pizzi

IL VOTO DEL PUSHER
Trama
Personaggi
Interpretazioni
Alessia Pizzi
Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista Pubblicista, Consulente di Digital Marketing, ma soprattutto fondatrice di CulturaMente: sito nato per passione condivisa con una squadra meravigliosa che cresce (e mi fa crescere) ogni giorno!
resident-evil-recensione-netflixLa serie di Resident Evil su Netflix poteva essere originale e interessante, ma si perde nei meandri di una sceneggiatura scissa tra un prima e un dopo che non legano benissimo tra loro.

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui