Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde è un romanzo che fa parte dell’immaginario collettivo a tal punto che il titolo è divenuto, nell’uso della lingua italiana, espressione comune, ad indicare una persona che presenti caratteristiche diametralmente opposte in momenti diversi. Un romanzo del genere non poteva che prestare il fianco ad una moltitudine di interpretazioni e di letture: ed è d’altra parte tutto il bello della letteratura, impregnarsi di significati molteplici, a seconda dell’occhio che legge. E’ qui riportata la lettura che ne fece Vladimir Nabokov, durante il corso “maestri della narrativa europea” alla cornell university negli anni ’50.
La trama del libro
Nonostante il libro sia ormai conclamato, non fa mai male iniziare con un po’ di ripasso. Londra, Diciannovesimo secolo. L’arguto avvocato Utterson si accompagna al cugino Enfiled per una passeggiata distensiva: i due passano davanti ad una dimora. Enfield racconta, ancora visibilmente turbato, che in quel luogo vive Hyde, attorno al quale si sta già creando una leggenda nera per via di alcuni tremendi fatti di cronaca. Utterson, con orrore, si accorge di aver già sentito quel nome, Hyde: è l’erede unico a cui il suo caro amico Jekyll lascia ogni sua cosa.
Ma perché, un uomo d’un pezzo e bonario voglia lasciare la propria eredità ad una persona così malfamata, Utterson non riesce a capirlo. Qualcosa non torna: che l’amico sia sotto ricatto? Il nostro segue Hyde, cerca di parlargli ma il suo viso gli da’ ripugnanza, cerca di cavare la verità a Jekyll che appare, lungo il libro, sempre più solo ed evasivo. Utterson è sempre più confuso.
La situazione precipita quando in città avviene un omicidio: l’accusato è Hyde. L’intreccio viene disciolto solo fuori dalla narrazione, quando a chiarire le idee al lettore viene inserita la relazione di Jekyll sul caso che ripercorre le vicende dal punto di vista del protagonista vittima.
L’autore de “L’isola del tesoro“
Robert Luise Stevenson nasce nel 1850 ad Edinburgo: la sua è una famiglia in cui si respira un’atmosfera d’una religione rigida e poco concessiva. Il giovane Stevenson mal sopporta un modo di fare così bigotto, bohemien com’è. Al disagio emotivo di un luogo non concorde, si aggiunse ben presto la sofferenza della tubercolosi. La malattia, ma anche un’evidentissima vocazione letteraria ed ancora quell’atteggiamento da ribelle che lo contraddistingue, lo portò- con ancor grande disappunto del padre- a lasciare gli studi.
Inizia dunque una vita fatta di viaggi: così il cambiare di paesaggio ben si addiceva all’animo inquieto. Prese in sposa Fanny Vandergriff ma non per questo fermò il passo. La salute, ancora precaria, lo costringe spesso a recarsi in luoghi di cura. Tra il 1883 e il 1886 pubblica i due romanzi per cui è maggiormente conosciuto l’isola del tesoro e lo strano caso.
Muore nel 1894, nella sua casa nell’isola di Upolu, dove si era trasferito in pianta stabile dopo un viaggio durato quasi due anni. Al suo funerale partecipò l’intera popolazione dell’isola.
Il romanzo secondo Nabokov (contiene spoiler)
E ora che l’avete appreso, dimenticate quel che sapete sul romanzo: questo è infatti non convenzionale in ogni suo aspetto, a partire dal genere. Qualcuno lo ha definito un poliziesco, un antesignano del giallo, Stevenson stesso ne parlò come un racconto di paura. Il primo grande fraintendimento nasce dal nome stesso di Hyde. Chi non sappia la vera etimologia del termine sarà portato con ogni certezza a farlo derivare dal verbo inglese “to hide”, con l’idea che Hyde è ciò che J. nasconde. Entrambi i nomi però hanno invece un’etimologia scandinava.
Hyde deriva dalla radice “Hyd” che vuol dire “rifugio”: Hyde è il rifugio dell’altro. Jekyll invece deriva da “jokulle”, che vuol dire ghiacciolo.
Questa precisazione linguistica, ci apre le porte per una corretta interpretazione del romanzo. Ad una prima lettura ci parrà che Jekyll ed Hyde sono scissi: quando c’è l’uno, non può esserci l’altro. Questi due personaggi appariranno, ad un lettore distratto, come due entità distinte l’una dall’altra, due che condividono il solo corpo. Le cose stanno diversamente: per le seguenti ragioni.
Jekyll non è il buono, hyde è il male che è in Jekyll , che è contenuto in lui. Se giudicassimo il dottore secondo la morale vittoriana, vigente all’epoca, ci renderemmo conto che non è poi chissà quale grande esempio di bontà e lealtà. Pecca, è ipocrita, è permaloso e vendicativo. Hyde non è altro da lui: al di fuori della metafora narrativa, Jekyll non si trasforma in Hyde ma proietta Hyde, contenuto in lui. Ciò è evidente, se si considera che Jekyll è descritto come un omone grande e grosso, mentre Hyde è piccolo e deforme.
Di conseguenza le parti in gioco non sono due ma tre: Jekyll, ossia l’uomo completo, Hyde, ossia il concentrato di male che è in Jekyll, e quel che rimane di jekyll quando Hyde è proiettato. Si spiega così anche la descrizione della dimora del dottore: da una parte l’ingresso di facciata, armonico e decoroso, che da’ sulla strada principale. Da una stradina secondaria, però, si accede ad una porticina di servizio che, nello stesso edificio, da’ su un laboratorio. Molti riferiscono di aver visto Hyde più volte recarsi in quel luogo.
Perché leggere il romanzo
- Perché è un classico e puoi farci bella figura quando si parla di cultura generale
- Perché è anche breve (adattabile a tutte le soglie di attenzione)
- Perché è cibo particolarmente fertile per la fantasia ( un tempo lontano, un luogo lontano, molto mistero)
- Perché puoi dare tu stesso un’altra interpretazione se questa non ti convince
Serena Garofalo