Interstellar: le forze invisibili dell’Universo di Christopher Nolan

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È il 1980 e Carl Sagan, uno dei più grandi divulgatori scientifici dell’Era della Televisione, tiene incollati allo schermo milioni di americani con la docu-serie Cosmos – A Personal Voyage. La corsa allo Spazio si era conclusa, simbolicamente, pochi anni prima con una missione congiunta tra U.S.A. e U.R.S.S. (la Apollo-Sojuz) ma non per questo nel mondo della finzione cinematografica si era perso l’interesse per l’Universo e le sue infinite possibilità. Il successo a fine anni ’70 di film quali Star Wars, Incontri ravvicinati del Terzo tipo, Alien e Terrore nello Spazio profondo avvicinano il mondo dello spettacolo a quello scientifico. Da un appuntamento al buio pilotato da Sagan tra il fisico teorico Kip Thorne e la produttrice Lynda Obst, appassionatissima di scienza, nascerà una grande amicizia. Questo è il Big Bang di Interstellar.

La producer di Contact (Sagan colpisce ancora!) e il futuro Premio Nobel, desiderosi di portare sul grande schermo un’avventura tra le stelle coerente con le attuali teorie scientifiche, scrivono un concept di otto pagine su un equipaggio di astronauti alle prese con un viaggio interstellare attraverso un wormhole che li avrebbe portati a relazionarsi con una razza aliena pentadimensionale. Il soggetto piace molto alla Paramount che, nel giugno del 2006, annuncia l’inizio della produzione di un misterioso film tra le stelle diretto da Steven Spielberg. Per ampliare e adattare per il grande schermo quando scritto da Throne e Obst, viene assunto un talento ormai affermato: Jonathan Nolan.

Il percorso di genesi di Interstellar si rivela però tortuoso. I crescenti dissapori tra DreamWorks e Paramount, rallentano la lavorazione fino all’inevitabile stand-by dovuto al divorzio tra le due case di produzione e alla conseguente rinuncia di Spielberg. Tuttavia, il futuro è già scritto, proprio come nell’opera che nascerà: Jonathan Nolan propone allo studio losangelino che sia il fratello a subentrare alla regia, avendo notato il suo enorme interesse per il progetto. Alle prese con la realizzazione di Inception, Christopher Nolan convince Warner e Paramount a negoziare per la sua direzione della pellicola, dando però la precedenza a The Dark Knight Rises e soprattutto permettendogli di modificare a suo piacimento la sceneggiatura del fratello. Interstellar diviene dunque un’opera epica tra labirinti di bugie e sfasamenti temporali, dove la fantascienza incontra il dramma famigliare, nell’eterna coesistenza tra intrattenimento e autorialità del cinema di Christopher Nolan.

S. T. A. Y.

L’uomo è nato sul pianeta Terra ma, se vuole sopravvivere, non è destinato a restarci. In un momento imprecisato del XXI° secolo, una “piaga” di proporzioni globali, nutrendosi di azoto e consumando ossigeno, ha reso il mais l’unica coltivazione ancora possibile, trascinando il genere umano a pochi decenni dall’estinzione. Non ci sono più eserciti, le università sono per pochissimi e un revisionismo storico negazionista induce la popolazione mondiale a interessarsi unicamente a lavorare la terra. Mentre il mondo è al collasso, nella stanza di una bambina avvengono strani fenomeni gravitazionali. Convinta di avere un fantasma che tenta di comunicare con lei, la piccola Murph e il padre Cooper (Matthew McConaughey), ex pilota aerospaziale convertitosi ad agricoltore, riescono a decifrare uno di quei messaggi: sono coordinate.

Pieni di curiosità per la singolarità dell’avvenimento, i due raggiungono il luogo indicato ritrovandosi faccia a faccia con quel che resta della NASA che, in totale segretezza, studia un wormhole apparso vicino a Saturno 48 anni prima. Cooper viene così a conoscenza delle missioni Lazarus e di come sia necessario per l’umanità trovare, nel più breve tempo possibile, un nuovo pianeta abitabile. Il cunicolo spazio-temporale ha permesso infatti l’esplorazione di 12 esopianeti nei pressi del buco nero Gargantua, al centro di una galassia distante anni luce dalla Via Lattea. Affidando la fattoria al suocero e al primogenito Tom, l’ex pilota si troverà costretto a intraprendere un incredibile viaggio tra le stelle, abbandonando i suoi figli nella speranza di poter donare loro, e all’intera umanità, la possibilità di sopravvivere.

Il tempo e la scienza di Interstellar

Dalla ripresa in soggettiva della polvere che si deposita sulla libreria di casa Cooper, al breve estratto di un video-documentario di un’anziana Murph, fino ad arrivare al risveglio del protagonista da un incubo ricorrente, vengono connessi in pochi secondi: futuro, passato e presente. Come ben sappiamo, nel cinema di Nolan il tempo, e il suo relativo scorrimento, hanno un’importanza fondamentale e ancora una volta il regista anglo-americano decide di iniziare la narrazione con un rapida occhiata all’epilogo di cui lo spettatore non è ancora a conoscenza.

Un incipit che non può non ricordarci il suo lungometraggio d’esordio Following, attraverso il quale l’emergente regista-sceneggiatore sperimentava quella frammentazione narrativa che sarebbe poi diventata il suo marchio di fabbrica. La linearità della fabula è infatti spesso deformata in favore di un labirinto circolare che intrappola spettatori e protagonisti: dall’indagine irrisolvibile di Leonard in Memento, agli enigmi di The Prestige, alle regole e ai livelli di sogno condiviso di Inception. Tuttavia, grazie alla scienza e all’incontro con Kip Thorne, in Interstellar la narrativa si evolve tridimensionalmente. Il cerchio disegnato su un foglio assume le sembianze una sfera (il wormhole), con il tempo che diventa a tutti gli effetti una forza con cui Cooper e compagni dovranno fare i conti, divenendo responsabili del suo scorrimento. Non è un caso che, proprio durante la stesura della sceneggiatura dove si ripete più volte che il tempo non può andare a ritroso, nacque l’idea per Tenet.

Con il fisico che restò a fianco della produzione per tutta la sua durata, furono studiate casistiche plausibili che potessero giustificare la diacronia dell’orologio terreste rispetto a quello dell’equipaggio dell’Endurance. Da qui l’idea di porre i 12 esopianeti nelle vicinanze di Gargantua, lo straordinario buco nero realizzato dalla troupe di Paul Franklin, responsabile degli effetti visivi, capace di mostrare dettagliatamente e verosimilmente la fisionomia del misterioso oggetto, quando ancora non ne avevamo nemmeno una foto che ne dimostrasse l’esistenza (arriverà nel 2019).

Sia tra le stelle che sulla Terra, la scienza reale e verificabile è intessuta profondamente nel film. Perché anche se non abbiamo le prove che i wormhole esistano, e soprattutto se è possibile che possano restare aperti così a lungo, anche se sono state prese enormi libertà con il tesseratto spazio-temporale del terzo atto, si è voluto rendere tangibile quanto mostrato a schermo. Per questa ragione il nostro pianeta natale non è mostrato come un mondo distopico e invivibile (cosa che avrebbe anche reso meno drammatica la necessità di andarsene), ma attraverso una fattoria accogliente che ci rimanda a un passato semplice e quotidiano. Il rimando alle Grandi Pianure d’America degli anni ’30 sconvolte dal cosiddetto “Dust Bowl”, il disastro ecologico di polvere scatenato dall’uomo e dal suo scellerato sfruttamento agricolo, è limpido. Così come le scenografie e i costumi sono similari a quelli utilizzati dalla NASA, per coinvolgere il pubblico in una narrativa quanto più reale e vicina.

Interstellar tenta dunque di limitare la fantascienza il più possibile, ponendoci di fronte allo spettro di un cataclisma del passato che abbiamo già conosciuto (per il quale ci sono tutti i presupposti affinché possa accadere nuovamente, è bene specificarlo), e di un futuro tra le stelle che come specie saremo, prima o poi, portati a considerare.

Padri, madri e figli

Immaginando l’umanità di fronte al prossimo passo evolutivo quale specie migrante nello spazio, il nono lungometraggio di Christopher Nolan è, prima di ogni altra cosa, una storia di emancipazione su più livelli. Partendo da una visione più ampia, il genere umano si trova costretto a recidere il legame viscerale con il pianeta Terra, quale casa e quale Madre. Dovendo abbandonare il nido, seppur non per scelta ma per necessità di sopravvivenza, i protagonisti agiscono in costante in conflitto tra i propri desideri individuali e quanto necessario fare per il proseguimento della specie umana. La bugia sull’esistenza di un “Piano A”, che vede il Professor Brand (Michael Caine) intento a risolvere un’equazione insensata e ricorrente, si rivela dunque essere una menzogna crudele ma necessaria affinché non ci siano ostacoli emozionali per il vero piano: il piano B, ovvero “la bomba di ripopolamento”. Tuttavia, a salvare gli abitanti della Terra e a guidarli verso l’esodo, sarà il legame affettivo indissolubile di un padre e una figlia.

La paternità e l’amore inappagato sono, come abbiamo visto più volte, due delle tematiche fondamentali intorno cui gravita la filmografia di Christopher Nolan, che qui si espandono ulteriormente. Vedovo, come la gran parte dei protagonisti nolaniani, nonché costretto all’abbandono dei propri figli senza alcuna certezza di poterli rivedere, Cooper si trova impossibilitato a vivere l’amore per ben due volte. Ciononostante, il suo sacrificio lo porterà a essere il padre-fantasma non solo della figlia ma dell’intera umanità, così come Murph e Amanda, interpretate rispettivamente da Jessica Chastain e Anne Hathaway, ne diventeranno simbolicamente le madri.

Nella freddezza del cosmo, dove non si può sfuggire alle rigide regole dalla scienza se non all’interno di un buco nero, ecco che la singolarità della vita stessa sta nell’emotività: nell’amore quale forza invisibile capace di trascendere spazio e tempo. Una testimonianza quantificabile e misurabile che ha ben più di un’utilità sociale e che in Interstellar viene utilizzata, con non pochi rischi, quale energia per inviare messaggi nel tempo. L’enorme lavoro per la costruzione visiva e ingegneristica del tesseratto pentadimensionale, regala un epilogo unico nella Storia del Cinema, prima del consueto gioco di prestigio che riporta in vita il protagonista.

Ritrovato con pochi minuti d’ossigeno ancora disponibili, il personaggio di Matthew McConaughey ritorna dalla morte dopo essere stato inghiottito da Gargantua rivelatosi essere, sorprendentemente, sia simbolo funereo che di vita. Il sacrificio temporale e il disallineamento dell’orologio di Cooper e Murph è però eccessivo e, se il padre non è invecchiato, la figlia ha quasi terminato i suoi giorni. Il tempo per loro è scaduto. I ruoli s’invertono e l’anziana Murph, circondata dai suoi ragazzi, ribattezza Cooper donandogli nuova vita e indirizzandolo verso Amelia, rimasta sola su un pianeta lontano. La figlia diventerà il fantasma del padre: luce e guida nell’oscurità del cosmo così come le stelle nel cielo terrestre, fantasmi di stelle lontane e defunte, lo sono per i naviganti in mare.

In questo approfondimento non abbiamo potuto analizzare, per ovvi motivi, ogni singolo aspetto che rende Interstellar l’opera più maestosa e stratificata della filmografia di Christopher Nolan. Come dice la terza legge di Newton: “l’unico modo che gli umani hanno trovato per andare avanti è lasciarsi qualcosa alle spalle”, ma è importante non dimenticare la natura esplorativa della razza umana. Il sogno e la fantascienza entrano in rotta di collisione con la realtà. Il tempo diviene una dimensione tangibile, tra i silenzi del cosmo e l’emozionante colonna sonora firmata da Hans Zimmer.
Interstellar è destinato a restare, a non invecchiare come il suo protagonista. É il prestigio a lungo ricercato: l’immortalità.

Michele Finardi

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IL VOTO DEL PUSHER
Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Area tecnica (trucco, costumi, luci, effetti speciali)
Michele Finardi
Planner di salotti cinefili pop fin dalla tenera età, vorrei disperatamente vivere in un film ma non riesco a scegliere quale!
interstellar-recensione-christopher-nolanLa Madre Terra tradisce i suoi figli e una calamità naturale su scala globale, rende necessaria l'evacuazione del pianeta. In Interstellar la fantascienza incontra il dramma famigliare, nell'eterna coesistenza tra intrattenimento e autorialità del cinema di Christopher Nolan. Ancora una volta, attraverso l'utilizzo di svariate tecniche visive, l'impatto emotivo e tecnico del nono lungometraggio del regista anglo-americano, lascia a bocca aperta. La strabordante la colonna sonora di Hans Zimmer, le interpretazioni di un cast ben assortito e una sceneggiatura che, pur rispettando le teorie scientifiche, decide di non sacrificare l'elemento umano, sono alcuni dei motivi che lo hanno reso uno dei film più amati di Christopher Nolan. Tutti gli elementi portanti della sua poetica qui si evolvono su una scala dimensionale nuova, andando a ripercorrere le fasi della vita umana, come in "2001: Odissea nello Spazio" fece Kubrick decenni prima, ma attraverso gli occhi di padri e figlie, tra bugie, sfasamenti temporale e distanze.

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