Willow, il cult-fantasy più sconosciuto dell’universo di George Lucas

Willow una scena del film

“Pulce”

Titolo originale: Willow
Regista: Ron Howard
Sceneggiatura: Bob Dolman
Cast Principale: Warwick Davis, Val Kilmer, Jean Marsh, Patricia Hayes, Joanne Whalley, Pat Roach, Kevin Pollak, Phil Fondacaro
Nazione: USA

Il prossimo 30 novembre, sulla piattaforma Disney+, uscirà la serie televisiva (ancora non ben chiaro se un sequel o uno spin-off) Willow, basata sull’omonimo film diretto da Ron Howard ed in streaming sempre su Disney+.

La trama

La storia parte nell’oscuro e magico regno di Nockmaar, dove una profezia ha annunciato alla perfida regina-strega Bavmorda (Marsh) che il suo regno è in pericolo: sarà una neonata a porre fine al suo impero! Tutte le puerpere e le donne incinte vengono portate al castello e le piccole vengono uccise. Quando la predestinata viene al mondo- che poi scoprire chiamarsi Elora Danan – la nutrice decide di salvarla e, prima i perfidi e feroci segugi di Bavmorda le uccidano entrambe, la mette su una zattera d’erba e la lascia portare via dalla corrente di un fiume.

La corrente porta la piccola al villaggio degli nelwyn (nani) e trovarla sono i figli di Willow Ufgood (Davis), contadino e aspirante stregone, che insieme alla sua famiglia accoglie subito la piccola con amore ed affetto. L’arrivo di un altro segugio nel villagio però scatena il panico tra i nelwyn e Willow è convinto – e non solo lui – che la presenza di una daikini (persona di dimensioni normali) sia presagio di sventura.

Il capo villaggio dice quindi che una spedizione di volontari porti la piccola tra i suoi simili: tra questi, c’è il buon Ufgood.

Durante il tragitto, Willow incontrerà un mercenario burbero ma dallo spirito cavalleresco di nome Martmartigan (Kilmer), folletti dispettosi, l’anziana maga Fin Reziel (Hayes) che è stata esiliata perché capace di combattare da pari Bavmorda; ma anche Sorsha (Whalley) la figlia della perfida regina, il terribile generale Kael delle armate nere di Nockmaar (Roach), mostri a due testi, troll e molti pericoli. Un viaggio dove Willow dovrà capire quanto il cuore e la fiducia in se stessi possano essere ingredienti fondamentali anche per poter realizzare il suo grande sogno.

Lo zampino di George Lucas

Noto ma non da tutti, Willow è uno dei film che meglio rappresenta l’universo di George Lucas. Siamo nel 1982. Saghe fortunate come Guerre stellari e Indiana Jones hanno reso il suo nome e quello di Spielberg un pilastro del fantasy. A lui però non basta mai. Già anni prima cercava qualcosa che fosse ispirato (e si vede facilmente) all’universo di Tolkien, ma non copiato. Qualcosa di mitologico, in un universo immaginario, che coinvolgesse però non solo bambini.

Ecco quindi questo film, fine a se stesso, dove tutto è unico. La scelta stessa di Davis è un’unica. L’attore e lo sceneggiatore si erano conosciuti durante le riprese de Il ritorno dello Jedi, dove Davis interpretava – sotto mentite spoglie ovviamente – il piccolo Ewoks che per primo avvicina Leyla. Quando Lucas decide di dare vita, come sceneggiatore, a Willow, la scelta del protagonista va subito sul giovane Davis, che all’epoca aveva appena 18 anni. La scelta del film è facile da inserire nell’universo di Lucas: in questo film è ufficiale il suo tema ricorrente, cioè qualcuno che possa modificare gli eventi contro un sistema più grande di lui, che sia magico (Guerre Stellari) o forze del passato a noi oscure (Indiana Jones).

Effetti speciali

Come possono mancare in un film come questo gli effetti speciali? Sono oggettivamente i veri protagonisti. Vero che noi ormai siamo abituati a spettacolarità senza necessità di spiegazione, in film fatti esclusivamente di effetti speciali. Pensiamo però che siamo nel 1982… Le creazioni di capolavori come Jurassic Park ancora non ci sono.

Come creare queste meraviglie? L’effettista Dennis Muren scelse alla stop motion, una tecnica ancora non molto utilizzata, cioè la morphing, vale a dire la trasformazione graduale, senza arresti di vari oggetti, anche di natura diversa: facile vederlo nella trasformazione di Fin Raziel. Questa tecnica – strano a dirsi – fece fare per il futuro un enorme balzo in avanti nella computer grafica.

3 motivi per vedere il film

  • Le espressioni curiose della piccola protagonista
  • La colonna sonora del Maestro James Horner carica di influenza di generi diversi
  • Vedere l’evoluzione di effetti speciali

Quando vedere il film

La sera, d’inverno, anche con i più piccoli. Una favola è pur sempre una favola…

Francesco Fario

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IL VOTO DEL PUSHER
Regia
Interpretazione
Sceneggiatura
Area tecnica
Francesco Fario
Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"
willow-recensioneÈ un cult essenziale per gli amanti del Fantasy, soprattutto per ammirare l'evoluzione degli affetti speciali

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