Midnight Mass: la miniserie horror contro la superstizione religiosa

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Midnight Mass, miniserie attualmente disponibile su Netflix, è creatura di Mike Flanagan, ideatore anche di The Haunting of Hill House. La premessa è doverosa, perché Midnight Mass inizia come un giallo e finisce come un horror sovrannaturale.

Una trama lenta, ma interessante

Sarò sincera: mi sono addormentata più volte durante la visione dei sette episodi; il mio consiglio è di non guardare questa serie in un momento di stanchezza perché può dare il colpo di grazia. Midnight Mass non è sempre scorrevole: i dialoghi sono davvero lunghissimi e complessi. Tuttavia, l’idea della serie è molto originale, ed è possibile intuirlo già da come vengono intitolati gli episodi:

  1. Genesi
  2. Salmi
  3. Proverbi
  4. Lamentazioni
  5. Vangelo
  6. Atti degli Apostoli
  7. Apocalisse

Immancabile quindi la presenza di un prete, ovvero padre Paul (Hamish Linklater), che arriva su una piccola isola proprio mentre torna a casa anche Riley Flynn (Zach Gilford) dopo un periodo in carcere. In parallelo iniziano ad accadere eventi davvero molto strani, a volte anche miracolosi, a cui non si riesce a dare una spiegazione.

Tanti mali causò la superstizione religiosa

Tantum religio potuit suadere malorum scriveva Lucrezio nel suo De Rerum Natura, e questa serie potrebbe esserne il giusto esempio. Quello che rende Midnight Mass originale è proprio l’associazione del vampirismo alle scritture sacre del Cristianesimo. Un’idea senz’altro ardita, corredata di frasi precise – servite su un piatto d’argento dagli sceneggiatori – in cui un vampiro potrebbe serenamente identificarsi:

Questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati

Avrebbe potuto dirlo anche il Dracula di turno, battezzando tutti gli adepti col proprio sangue mentre promette la vita eterna dopo la morte. Ma non è Dracula il protagonista di questa storia, bensì uno strano angelo (poiché alato) che arriva in una comunità dove la superstizione religiosa prende piede con facilità: c’è chi si lascia andare completamente e chi non condivide la parola del prete, il quale si fa interprete del messaggio angelico di cura e redenzione attraverso il sangue taumaturgico della creatura.

E indovinate chi è la “perpetua” incallita? Samantha Sloyan (aka Bev), già nota per il ruolo di Penny in Grey’s Anatomy. In queste nuove vesti di timorata di Dio l’attrice è davvero inquietante. Anche lei interpreterà il messaggio dell’angelo a modo suo e sarà proprio la diversità tra la sua esegesi e di quella di padre Paul a offrire una chiave di lettura importante: il messaggio “divino” è interpretato dall’essere umano in modo inevitabilmente soggettivo.

Il significato polemico della miniserie

Raccontata così, Midnight Mass potrebbe sembrare una serie un po’ contorta, ed effettivamente lo è. La storia intreccia il tentativo di redenzione di Riley ai numerosi danni che può causare la superstizione religiosa all’intera comunità. E quando la serie raggiunge l’apice della violenza, emerge una frase molto importante, che sottolinea la rilevanza del libero arbitrio: niente può condizionare il nostro vero essere.

La denuncia non è nemmeno troppo sottile. Il culto inganna, la fede traina le masse senza porre troppi quesiti – spesso proprio a causa dell’interpretazione umana – generando una serie di mistificazioni che portano a discriminare. La gente crede di agire guidata da una “forza maggiore”, in questo caso demoniaca, che legittima a commettere i peggiori misfatti. Alla faccia della redenzione! Quello che emerge dalla trasformazione demoniaca della comunità isolana è che la natura umana non può essere deviata: si è quel che si è, senza dare le colpe ad altre forze. Al massimo a volte si usano degli alibi – anche religiosi – per tirare fuori la propria (bestiale) natura.

Anche il concetto di redenzione è molto soggettivo e personale. Riley Flynn (il cui nome, tra l’altro, mi sembra un omaggio alla serie tv Buffy) ne è l’esempio più eclatante: l’unico a doversi davvero perdonare è lui. Non spetta alla comunità giudicarlo bene o male per il suo tragico passato. In questo caso, il tramite di Riley verso la redenzione è l’amore per Erin (Kate Siegel), altra grande protagonista della serie. Erin porta infatti sul tavolo il delicato tema della gravidanza: stato di grazia o corpo alieno? Gli sceneggiatori qui hanno giocato pesante, perché il sangue dell’angelo fa camminare gli infermi e – allo stesso tempo – fa sparire i feti generati fuori dal matrimonio con la scusa di ripristinare lo stato “migliore” di noi stessi.

Tutti questi temi – che oggi sono caldissimi, sia per quanto riguarda la religione che per quanto concerne alcune discriminazioni ancora legate al culto – vengono traghettati sullo schermo attraverso l’espediente di una storia dell’orrore che coinvolge figure sovrannaturali. Una sorta di metafora che rende questa miniserie un horror “impegnato”, meritevole di essere visto.

Probabilmente sarebbe piaciuto anche a George A. Romero, maestro dei film horror come estrinsecazione dei mali della società.

Alessia Pizzi

Alessia Pizzi
Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista Pubblicista, Consulente di Digital Marketing, ma soprattutto fondatrice di CulturaMente: sito nato per passione condivisa con una squadra meravigliosa che cresce (e mi fa crescere) ogni giorno!

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