Hook-Capitan Uncino, l’ultima avventura di Peter Pan

hook capitan uncino recensione film

Cosa sarebbe il mondo senza Capitan Uncino?

Titolo originale: Hook
Regista: Steven Spielberg
Sceneggiatura: James V. Hart, Malia Scotch Marmo
Cast Principale: Robin Williams, Dustin Hoffman, Maggie Smith, Julia Roberts, Bob Hoskins, Caroline Goodall, Dante Brasco
Nazione: USA

Seconda stella a destra. Un coccodrillo con una sveglia. Volare leggeri come una piuma. Ed infine una frase che riassume tutto, quale “Tutti i bambini, salvo uno, crescono”. Di chi sto parlando, secondo voi? Ma certo! È proprio Peter Pan, l’eterno fanciullo nato dalla penna dell’autore inglese J.M.Berrie. Una storia intramontabile, eterna. Cosa accadrebbe, però, se questo personaggio…crescesse? È una delle basi di Hook-Capitan Uncino, film del 1991, diretto da Steven Spielberg.

Peter Banning (Williams) è un uomo di mezza età, sposato con Moira e con due bambini, Jack e Maggie. Sempre attaccato al cellulare, Peter segue un lavoro che gli impegna tempo e attenzioni, facendogli mancare qualunque promessa. Durante un viaggio a Londra, da anni rimandato, per andare a trovare la nonna della moglie, la centenaria Wendy Moira Angela Darling (Smith), Jack e Maggie vengono rapiti in casa, mentre gli adulti sono ad un evento in onore di Wendy. Scoprendo il fatto, i parenti trovano anche un messaggio ad una porta con un pugnale, firmato Capitano Giacomo Uncino. In questo momento Tootles, un anziano un po’ svitato che vive in casa di Wendy, guardando Peter, dice:

“Devi volare. Devi combattere. Devi esultare. devi salvare Maggie, devi salvare jack: uncino è tornato”

Hook

Nessuno ovviamente prende sul serio le parole dell’uomo, tranne Wendy. È lei che decide di prendere da parte Peter e dirgli la verità: l’anziana infatti confessa che lui è Peter Pan e che solo lui, quindi, cercando in se stesso, deve trovare il modo di tornare nell’Isola Che Non C’è e salvare i suoi figli da Capitan Uncino. Anche in questo caso, l’uomo non prende sul serio le parole che gli vengono dette: il primo è folle, la seconda probabilmente in preda ad un momento di assenza dovuta alla senilità.

Quella sera stessa però un’altra figura viene a trovarlo: è Campanellino (Roberts), la fatina-spalla dell’Eterno Bambino.

Sarà lei a condurlo nella magica isola, a mettere Peter di fronte proprio ad Uncino (Hoffman) e a stringere un patto con il perfido pirata di attendere tre giorni per…far tornare all’antico splendore questo ex-eroe ora scettico, meticoloso, mai fuori dalle righe e (colmo dei colmi) che soffre di vertigini.

Film universale, semplice e dalla trama curiosa, Hook-Capitan Uncino è un vero e proprio cult degli anni ’90.

L’origine del film risale agli anni ’80 e unisce due strade che stavano pensando, indipendetemente, all’Eterno Bambino. Una era quella di Spielberg che aveva pensato di produrre e girare un musical, insieme alla Walt Disney, sull’opera teatrale di Berrie. Il progetto partì, tanto che il musicista John Williams compose anche qualche melodia; ma i costi ed i tempi di produzione rallentarono tutto, tanto da non far andare in porto il progetto.

Anche lo sceneggiatore James Hart aveva in mente un progetto dedicato a Peter Pan, poiché una volta il figlio Jake gli fece notare il finale del libro e di Capitan Uncino, che non viene esplicitata. L’idea però arrivò sempre dal piccolo Jake che guardando il padre suggerì: “E se Peter Pan diventasse grande?”

Nacque così Hook, che unì entrambi i progetti, togliendo però l’idea del musical: ne rimase solo una canzone.

La scelta del cast fu un’epopea. A partire dalla scelta del protagonista. Le scelte iniziali furono Kevin Kline e Tom Hanks, ma la leggerezza di Williams vinse poiché – sempre secondo Hart – era l’unico vero Peter Pan in grande: si dice che, tanto preso dalla bravura dell’attore, lo sceneggiatore abbia conservato alcune sue scarpe da ginnastica. Robin fu un ottimo Peter, sia in veste autocensurata che da bimbo cresciuto. Scontati i racconti della troupe su di lui che intrattiene i bambini del cast.

La grande sfida fu ovviamente il Cattivo. A chi dare il ruolo di Uncino? La prima scelta di Spielberg fu indirizzata verso un mago del travestitismo, un Artista capace sia nella recitazione che nel canto: David Bowie. Alla sua rinuncia, si chiese ad Hoffman (che già aveva vinto 2 Oscar): lui accettò, sebbene fosse molto basso….

Altro grande capitolo fu Julia Roberts, la quale non fu molto amata dalla troupe. Scelta al posto di Meg Ryan, venne amichevolmente chiamata dalla troupe “Tinker-Hell” (invece di Tinker-Bell, vero nome di Campanellino), dove “hell” significa “inferno”, a causa del comportamento eccessivamente da diva. Per citare un esempio: poiché dovette girare molte scene scalza, pretese un’assistente che…le pulisse i piedi!

Oltre a Bob Hoskins e a Maggie Smith, perfetti nei loro ruoli, il film è carico di cammei di veri e propri VIP.

Esempi? Il pirata che viene rinchiuso e torturato con gli scorpioni è…Glenn Close! Il commissario di Scotland Yard che viene ad indagare il rapimento di Jacke e Maggie è il cantante Phil Collins; mentre, sempre parlando di cantanti-attori, uno dei pirati di Uncino più volte ripreso è David Crosby, chitarrista dei Byrds.

Ci sono dei cammei anche in pochi secondi. Quando Peter ricorda il primo incontro con Wendy, la giovane ragazza non è interpretata dalla Smith, ma da una giovane Gwyneth Paltrow; invece, quando Campanellino porta via Peter verso l’Isola la prima volta, passa davanti al Big Ben di Londra e fa volare una coppia che si bacia, con la sua polvere fatata: quella coppia sono George Lucas e Carrie Fisher.

Non molto caro al regista, il film rientra molto tra le categorie da lui dirette, poiché affronta temi ricorrenti nella sua filmografia come il superare i traumi e le sfide dell’infanzia (si pensi a Il colore viola, ET o L’impero del sole) ed il viaggio (la saga di Indiana Jones, Jurassic Park, Prova a prendermi, The terminal).

Tre motivi per vedere il film:

  • La colonna sonora, capace di coinvolgere e commuovere
  • La battaglia tra pirati e bimbi sperduti, con armi impensabili, come uova, vernice e biglie
  • Maggie Smith, in una parte da centeneria, nonostante avesse in realtà 56 anni

Quando vedere il film:

Una domenica pomeriggio, con dei bambini. Travolge e coinvolge: uno stimolo per giocare e creare con fantasia

Francesco Fario

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Francesco Fario
Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"

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