In occasione del compleanno di Christopher Nolan, e al termine di una rubrica d’approfondimento interamente dedicata alle opere di uno dei registi più calamitanti del panorama cinematografico contemporaneo, ho deciso di fare mente locale e divertirmi un po’ con una personalissima – e totalmente non condivisibile – classifica dei suoi film, dal peggiore al migliore.
Prima di iniziare, devo confessare che utilizzare la parola “peggiore” in associazione a uno qualsiasi dei lungometraggi di un autore fedelissimo alla sua poetica dal primo all’ultimo ciak, capace di divenire ponte tra cinema autoriale e blockbuster, è per me un vero e proprio atto criminale. Nonostante sia un nome che con il tempo è divenuto soggetto di feroci dibattiti tra appassionati, Christopher Nolan si è affermato per merito all’interno dell’industria, generando un’attesa spasmodica per ogni suo successivo lavoro.
Seppur qualcuno non gli perdoni il fatto di essere passato a una narrativa più mainstream, dedicata alla creazione di intricati puzzle temporali, illusori e dimensionali, il regista di origini londinesi non ha mai nascosto le sue intenzioni e le sue influenze, di cui la sua filmografia è disseminata. Ossessionato dal tempo, dalla menzogna e dai lati oscuri della mente umana, i suoi lavori sono falsamente “freddi”, nonostante la sua estrema calibratura. Qualsiasi lungometraggio prendiate in esame, vedrete che esso poggia pesantemente sui legami umani, passando dalla paternità, al ritorno a casa, all’amore da preservare o ritrovare.
Nello stilare questa personale classifica ho cercato di trovare il giusto bilanciamento tra oggettività e soggettività, e andrò a indicarvi le motivazioni che oggi mi hanno spinto ha ordinare le opere di una della filmografie più solide della cinematografia, come vedrete tra poco. Non negandovi che questa classifica è per me sempre mutevole, e ricordandovi che è solo un momento just for fun, vi invito poi ad approfondire ulteriormente con i rispettivi articoli della Directed By: Christopher Nolan.
11Insomnia (2000)
Il remake hollywoodiano di Insomnia, noir norvegese di Erik Skjoldbjærg, che sancì l’inizio della proficua collaborazione tra Warner Bros. e Christopher Nolan, non è un adattamento qualsiasi. Seppur sia l’unico film che veda il regista non accreditato alla sceneggiatura è sotto gli occhi di tutti che l’abbia revisionata, conformandola all’evoluzione della sua poetica. Nolan dirige per la prima volta due vere stelle di Hollywood, con un Robin Williams inedito nel ruolo del killer e un Al Pacino deteriorato dall’assenza di sonno. Nonostante il film venga etichettato come “su commissione”, i punti cardine del cinema nolaniano non vengono affatto abbandonati ma, in alcuni casi, persino maggiormente delineati. Il tempo diventa indecifrabile, il rapporto allievo-mentore si evolve, il conflitto etico di chi agisce nell’ombra per il giusto verrà ripreso nella nota trilogia di Batman. Tuttavia, la struttura è un po’ troppo classica rispetto al precedente Memento e questo ha indubbiamente influito negativamente nella valutazione di Insomnia che, seppur in ultima posizione, è un film di tutto rispetto.
10Following (1998)
Il primo lungometraggio di Christopher Nolan è la prova di quanto per fare del buon cinema non ci sia bisogno di grandi budget, attori professionisti o autorizzazioni sulle location. Costato solo 6.000 dollari, i quali quasi interamente devoluti all’acquisto della pellicola, Following è l’aperta dichiarazione d’intenti del regista londinese, attratto dal depistare a tal punto lo spettatore durante la visione affinché quest’ultimo torni nuovamente per decifrarne ulteriormente l’opera. Come in una scatola che vuole essere scoperta, il regista racchiude in questo suo primo piccolo lavoro diventato conosciuto in tutto il mondo, gli stilemi stilistici e poetici che andranno a delinearne la carriera: dalla segmentazione e circolarità del narrato, alla figura del ladro, a tutto il resto. Ciononostante il film non può reggere, per ovvi motivi di budget ed esperienze, il paragone estetico, tecnico e recitativo delle pellicole che seguiranno, ma è indubbiamente l’opera da cui partire per decifrare l’enigma Nolan.
9Il cavaliere oscuro – Il ritorno (2012)
Nell’epico capitolo conclusivo della Trilogia del Cavaliere Oscuro, assistiamo alla caduta dell’eroe nolaniano in entrambe le sue identità. Bruce è incapace di sopportare il fallimento dell’investimento nel reattore, e della perdità dell’amore, come semplice essere umano, decidendo inconsciamente di ricercare la caduta attraverso lo scontro con il nuovo brutale villain apparso a Gotham: Bane.
Come ben sappiamo però, se la caduta nel pozzo a Villa Wayne permise a Bruce di conoscere le tenebre, la scalata della prigione-pozzo di Lazurs permetterà a chi era pronto ad abbracciare la morte di ritrovare la luce e voglia di vivere, abbandonando la maschera. Indubbiamente, si tratta di una conclusione imperfetta, dove la narrativa inciampa in qualche occasione; è impossibile dimenticare che il film avrebbe dovuto portare a schermo l’ultimo scontro tra Batman e Joker. Tutto sommato, Christopher Nolan chiude egregiamente il suo rapporto con il difensore di Gotham, girando un urban story impeccabile dal punto di vista tecnico con alcune delle migliori scene di guerriglia urbana di sempre.
8Batman Begins (2005)
Christopher Nolan, da sempre effezzionato dal dualismo dei super-eroi DC Superman e Batman, propone a Warner Bros. di riabilitare il nome di vigilante di Gotham dopo la parantesi Schumacher, in un periodo cinematografico dove tutte le principali case di produzione stavano sfruttando le licenze dei personaggi in loro possesso (vedi gli Spider-Man di Raimi, gli X-Men di Singer, Blade e via dicendo). In Batman Begins, Christopher Nolan maschera la sua impronta autoriale sotto il simbolo del pipistrello, conscio che questo sarà il vero passo di afficinamento al grande pubblico. Ciononostante, porta una rilettura personale del personaggio e, da abile ladro e adattatore qual è, priva il difensore di Gotham dell’aspetto super-eroistico, esaltando come mai prima d’ora il concetto della maschera e della duplice identità. Costamentemente spezzato, eticamente combattuto ma non per questo meno mitologico, il giovane Batman di Bale fa un vero e proprio bagno nella paura, venendo forgiato dai suoi stessi avversari. Indubbiamente sono i villain a venir meno, mancando di una figura di grandissimo carisma e imponenza, ma qui i riflettori sono puntati sui confini che il protagonista decide di marcare, tra luci e ombre, imparando ad affrontare e a domare la paura. E Batman vince, prima di tutto, su se stesso.
7Tenet (2020)
Partiamo dal pressuposto che è impossibile non voler bene a Tenet. Dopotutto, sull’undicesimo lungometraggio di Christopher Nolan è pesato il fatto di essere stato il film apripista per il ritorno in sala dopo la globale chiusura causata dalla pandemia Covid-19. Si tratta infatti di un’esperienza cinematografica che andava assolutamente gustata sul grande schermo, dalla forte indole blockbuster. Non sbaglieremmo a definire infatti Tenet come uno spy-movie temporale che, come lo stesso regista suggerisce di fare, va vissuto senza pensarci troppo. Una narrazione indubbiamente complessa e affascinante, con il tempo che scorre in entrambe le direzioni, perfettamente rappresentate sul grande schermo con combattimenti a ritroso e riavvolgimenti, in evoluzione con gli stilemi del regista che già aveva trattato le influenze del futuro sul passato. Tenet è, che se ne voglia dire, una pellicola estremamente coerente con la filmografia nolaniana ma che, nel desiderio di dare una chiave di lettura anche attraverso il quadrato di Sator, lascia forse uno sforzo eccessivo allo spettatore, rapito da una roboante messa in scena e colonna sonora firmata Goransson. Un film tutto da scoprire, dove troviamo le migliori scene action della filmografia del regista a cui va dato il merito di aver provato a portare qualcosa di nuovo. È Nolan al 110%, dove quel 10% è in eccesso.
6Dunkirk (2017)
Con la rappresentazione sul grande schermo dell’Operazione Dynamo, detta anche “il miracolo di Dunkerque“, Christopher Nolan si cimenta per la prima volta in carriera con la trasposizione di un evento realmente accaduto. Riportando indietro nel tempo la vera spiaggia di Dunkerque, ricostruendo il famoso molo – divenuto simbolo si speranza – e con una quantità considerevole di comparse, il personale war-movie del regista londinese raccoglie l’eredità del capolovoro di Terrence Malick La sottile linea rossa, allontanandosi con forza dalle produzioni classiche del genere Made in Hollywood. Niente backstories di espiazione, nessun monologo motivazionale o linea amorosa già vista. Dunkirk è un film essenziale sulla brutalità della guerra e, giocando con gli elementi, ci ricorda come il fuoco lasci alle sue spalle solo morte e distruzione. Tra nemici invisibili, l’esercito tedesco e il tempo, i padri rischiano la vita nella traversata per riportare i propri figli a casa, con la Gran Bretagna che assume il ruolo di Madre-Patria in un film privo di figure femminili. La poetica del regista assume dunque una nuova accezione, nonostante gli sfasamenti temporali dei tre archi che vanno a richiamare la maschera, il prestigio e la bugia, in un lungometraggio quasi interamente girato in IMax che rimarrà nella Storia del Cinema.
5Inception (2010)
Se a 12 anni di distanza vi state ancora chiedendo se la trottola si stia fermando o continui a girare, forse è il momento di andare oltre e osservare il tutto da un altro punto di vista. Il puzzle onirico diventato immediatamente fenomeno di culto, vede il regista intento a innestare nel pubblico la proprio idea di cinema, associando l’esperienza filmica all’esperienza onirica, con la proiezione che diviene “sogno condiviso” dove lo spettatore è partecipe e vittima al tempo stesso. Tra realtà e illusione, la produzione ha compiuto imprese degne una divinità nella realizzazione di Inception, oscurando il sole e ricrando acquazzoni mai così credibili, sottolineando una grandezza tecnica e un savoir-faire unico nell’industria, ancora una volta utilizzando la computer grafica il minimo indispensabile. Tuttavia, quella trottola di cui vi ho parlato prima è croce e delizia al tempo stesso del film, capace di calamitare l’attenzione di vasta parte del pubblico scervellandosi sulla sorte, ma penalizzando i restanti spunti poetici e metacinematografici. Non dimentichiamo che Cobb, evoluzione del ladro d’intimità di Following, è il primo protagonista nolaniano a vincere l’ossessione scaturita dalla perdita dell’amore, decidendo di tornare a vivere. “Non, je ne regrette rien“.
4Il Cavaliere Oscuro (2008)
A un passo dal podio, con mio enorme rammarico – le scelte di questa classifica si stanno rivelando una sofferenza inaudita – quello che è, senza tanti giri di parole, il miglior capitolo della Trilogia del Cavaliere Oscuro. Christopher Nolan rivoluziona l’industria dell’intrattenimento dal punto di vista estetico, portando il coinvolgimento dello spettatore ad un altro livello, grazie all’utilizzo delle camere IMAX e portanto un cinema super-eroistico davvero iper-realistico. Indimenticabili e calibrate al millimetro sono le nuove maschere che appaiono a Gotham City, dove l’immortale Joker di Heath Ledger è un’illusionista completamente devoto alla sua arte di abile manipolatore. Professandosi “agente del caos”, il realtà il suo piano è rendere tale l’uomo che decide da sé il suo destino, non lasciando nulla al caso: Harvey Dent. Si tratta del primo film super dove il villain ha la meglio, portando il simbolo onesto della città sulla via della vendetta e rendendo il vigilante mascherato capro espiatorio: trasformandolo da Batman a Cavaliere Oscuro. The Dark Knight è dunque lo scontro tra un prestigiatore criminale e un eroe necessario, che pecca in un epilogo un po’ troppo frettoloso.
3Memento (2002)
Girato in soli 25 giorni e con un budgeti di soli 9 milioni di dollari, Memento permetterà a Christopher Nolan di entrare nell’industria che conta, stimolando il pubblico a una riflessione sulla memoria e l’identità. Attraverso una struttura filmica straordinariamente complessa, lo spettatore è portato a immedesimarsi con lo smemorato protagonista, smarrito dalla parziale conoscenza degli avvenimenti post-trauma e disorientato da un’elaborata sovversione del rapporto causa-effetto. Tuttavia, noi che guardiamo osserviamo i fatti da un’angolazione differente rispetto a Lenny, fedellissimo al suo metodo. Con l’incedere del film dunque, quell’unica soggettiva comune iniziale è destinata a incrinarsi sempre di più, fino a scoprire il labirinto circolare di false verità in cui Leonard si è imprigionato. Un montaggio che ha fatto storia, in un’esperienza cognitiva condivisa dentro e fuori dallo schermo. Ciononostante, Memento è anche il film che, evolvendo e sdoppiando quanto rappresentava la Bionda in Following, delinea con inequivocabile chiarezza il significato dell’amore e dei sentimenti all’interno della filmografia nolaniana: quale forza non tangibile, resistente al tempo, allo spazio e persino alla morte; non pienamente comprensibile ma motore delle azioni dell’essere umano.
2Interstellar (2014)
Questo è probabilmente il film per il quale faccio più fatica a tener a freno la soggettività. Interstellar è la rappresentazione su schermo di come danzino e interagiscano tra loro le forze invisibili della poetica di Christopher Nolan. Probabilmente, a molti ha stonato il fatto che venga apertamente dichiarato come l’amore (per un figlio, una figlia, un padre, una moglie, un’arte, una terra) sia il vero motore di questa filmografia. Per quanto mi riguarda, questa è l’opera più stratificata e mastodontica dell’intera filmografia, e vi rimando fortemente all’approfondiamento che potete trovare qui. Una storia di emancipazione dove la razza umana è chiamata a vincere la morte, mirando all’immortalità attraverso il suo protagonista divenuto fantasma, che da padre diverrà figlio, in uno scambio di ruoli potentissimo. Lo sforzo della produzione nel gestire le riprese tra minuature ed enormi ricostruzioni, nonché l’incredibile lavoro degli effetti visivi nella rappresentazione di un buco nero esattamente come appare in natura, ben prima che ne avessimo una reale fotografia, da un valore inestimabile all’opera in esame. Ovviamente, Christopher Nolan si prende delle libertà scientifiche nell’epilogo del tesseratto spazio-temporale, eppure con Interstellar cerca di limitare la fantascienza il più possibile, mettendo in guardia l’umanità sui danni irreparabili che stiamo apportando al nostro pianeta, alla nostra casa, con una piaga che proviene realmente dal nostro passato. Il regista ci spinge ancora una volta a guardare il cielo, a sognare e sperimentare, a credere e studiare. Ne va del nostro futuro.
1The Prestige (2006)
Ed eccoci arrivati al primo posto e, sul gradino più alto, non poteva che esserci The Prestige. Se Following e Memento sono i delieamenti della poetica del regista, il film del 2006 che vede contrapposti i due ossessionati prestigiatori interpretati da Christian Bale e Hugh Jackman, ne è l’indiscusso manifesto. Se Inception paragonava la visione cinema al sogno, The Prestige sovrappone la proiezione filmica a un numero illusorio, dove il pubblico vuole essere ingannato per evadere dall’ordinarietà della realtà. Illustrando lo scontro ideologico tra i due modi di vivere e veicolare l’arte del prestigio dei due protagonisti, il regista confessa la sua duplice natura di autore e intrattenitore, utilizzando Angier e Borden in egual modo come suoi alter-ego. Nolan si dichiara dunque ponte tra cinema mainstream e autoriale, nella personale ricerca di un cinema fortemente identitario, attaccando con violenza chi reclama la supremazia di una fazione sull’altra. Rivelando la sua totale ossessione e devozione alla Settima Arte, trova il numero di prestigio che gli permetterà di vincere la battaglia sul tempo, trovando la chiave per l’immortalità. In una parola: capolavoro.
Michele Finardi
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