Matilda 6 mitica, la magia non è nell’età

Matilda 6 mitica recensione film

“Io sono un genio e tu sei scema, io sono grande e tu sei piccola, io ho ragione e tu hai torto!”

Titolo originale: Matilda
Regista: Danny DeVito
Sceneggiatura: Nicholas Kazan, Robin Swicord
Cast Principale: Mara Wilson, Danny DeVito, Embeth Davidtz, Pam Ferris, Rhea Perlman
Nazione: USA

Lo scorso 15 giugno, è uscito il teaser del trailer di Matilda the Musical, un adattamento filmico dell’omonimo musical firmato Kelly-Minchin, tratto dal romanzo per bambini Matilde di Roald Dahl.

Molti però sanno bene che un primo film tratto dalle pagine del libro è stato fatto nel 1996: Matilda 6 mitica, prodotto, diretto ed interpretato da Danny DeVito.

La storia ci parla di Matilda Wormwood (Wilson), nata e cresciuta in una famiglia che non solo vive in maniera disonesta, ma non comprende le sue straordinarie capacità precoci – come scrivere il proprio nome a pochi mesi. Il padre Harry (DeVito) vende auto usate, a prezzi disonesti, ricomponendole con pezzi altrettanto scrausi e rubati; la madre Zinnia (Perlaman) è superficiale, col vizio del gioco del bingo e dall’appariscenza volgare e ridicola. A questi si aggiunge il prepotente Michael, fratello della piccola, degno erede dei genitori e poco intelligente.

Ciò che più di tutto soffoca Matilde è la completa ignoranza nel suo ambiente familiare: arriva a chiedere come regalo di compleanno un libro – completamente assente in casa – ma viene presa in giro e derisa, poiché tutte le risposte sono in tv. La piccola così, a poco meno di 6 anni, ogni mattina, rimasta sola, inizia a recarsi nella biblioteca del paese, per rifugiarsi tra le pagine di grandi autori.

Quando giunge finalmente il tempo di cominciare la scuola, le cose non migliorano.

Grazie ad un accordo commerciale, il padre iscrive Matilda alla Chruncem Hall, scuola elementare la cui direttrice è la perfida Agatha Trinciabue (Ferris), che odia i bambini e cerca sempre modi più particolari per torturarli, più che punirli…La sua maestra invece, la signorina Honey (Davidtz), si dimostra una persona dolce e molto sensibile. Con lei e con alcune compagne, Matilda sembra trovare un po’ di felicità, ma i genitori e le tirannie della Trinciabue – che sembra averla presa di mira – fanno scoprire alla giovane protagonista una qualità…molto speciale che lei possiede! Qualità che potrà permettere di fare giustizia e, chissà, cambiare la sua vita.

Il film di DeVito non è il primo tratto dalle pagine dell’autore, quando questi era ancora vivo.

Già nel 1971, una sua opera era diventata film, quale Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, diretto da Mel Stuart, con Gene Wilder nel ruolo del protagonista e il Premio Oscar Jack Alberston nei panni del nonno del piccolo Charlie. Film che non piacque a Dahl: si dice – infatti – che l’autore doveva partecipare attivamente alla sceneggiatura ma, non rispettando mai le date di consegna, il compito venne affidato ad un altro, che cambiò molte cose, che fecero addirittura disconoscere il progetto all’autore del libro.

Dal finire degli anni ’70 fino alla fine degli anni ’80, invece, in Inghilterra andò in onda Roald Dahl’s Tales of the Unexpected, una serie televisiva, con puntate indipendenti l’una dell’altra, tratte dai racconti di Dahl, come quelle nelle raccolte Kiss Kiss e Someone like you.

Di maggiore successo invece la pellicola del 1990, anno della morte dell’autore, Chi ha paura delle streghe? diretto da Nicolas Roeg, con antagonista la Premio Oscar Anjelica Huston, tratto da Le streghe.

La pellicola di DeVito, forse tra le più note dei rifacimenti delle opere di Dahl, cerca di essere molto fedele all’universo di chi l’ha scritto, senza dimenticarne il potente messaggio.

DeVito omaggia nel film più volte l’autore del libro: sapete che il quadro di Magnus (in casa della Trinciabue) in realtà rappresenta…Dahl? Inoltre, nella libreria finale di Matilda, tra i vari volumi, compare anche il già citato Le streghe. Altra dolce curiosità è il nome della bambola “prigioniera”, cioè Lizzy Doll: un gioco di parole con il nome della seconda moglie dell’autore, Liccy Dahl. La voglia del regista di immersione in quel mondo visto da occhi piccoli, con i grandi dittatoriali e raramente puri e degni, faceva costringere Pam Ferris ad allenarsi a spaventare i bambini anche dietro le quinte, di modo che – quando si girava – la paura nei confronti della donna fosse veramente autentica.

La capacità di DeVito è nell’inserire, attraverso queste sue scelte, quel tocco holywoodiano da commedia di tutti i giorni, che rendono la pellicola semplice, da divano, sempre troppo pretese. Fa quindi in modo leggero una trama dai contenuti molto sensibili.

Oltre al dispotismo degli adulti di cui è inutile parlare perché è l’argomento principale della trama, DeVito aggiunge anche l’inno alla diversità. Matilda è una bambina prodigio; Violetta – la sua amica – è afroamericana e più volte la Trinciabue la bullizza; il piccolo e paffuto Bruce Pappalardo subisce la tortura della torta al cioccolato: tutti uniti nel giocare insieme e nella ricerca della scienza, come vediamo quando trovano il tritone nel ruscello.

3 motivi per vedere il film

  • Pam Ferris, nella parte di una perfida direttrice scolastica di cui molti della cosiddetta generazione dei Millenials hanno avuto paura
  • Danny DeVito, che gestisce bene 3 importanti ruoli in un film, quali regista, attore e produttore
  • Trovare le differenze con il romanzo

Quando vedere il film

La sera, insieme ai bambini. È leggero, educativo e porta la curiosità alla lettura

Francesco Fario

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IL VOTO DEL PUSHER
Regia
Interpretazione
Sceneggiatura
Area tecnica
Francesco Fario
Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"
matilda-6-mitica-recensioneÈ un fim leggero, non per gli amanti della tecnica o delle grandi interpretazioni: si guarda per il messaggio.

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