“Encanto”: il talento dell’imperfezione

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Che cosa significa essere una persona priva di talento in mezzo a una famiglia che ne ha di ogni tipo? È quello che ci racconta Encanto, il nuovo lungometraggio della Disney uscito al cinema il 24 novembre e atteso al più presto su DisneyPlus. Ma, in fondo, è qualcosa che ognuno di noi potrebbe capire perché è qualcosa che riguarda la nostra vita di tutti i giorni.

La pellicola, diretta da Byron Howard (Zootropolis e Rapunzel) e Jared Bush (co-regista di Zootropolis), è un grande classico Disney. La storia è semplice, molto più adatta a un pubblico di bambini, e ricca di canzoni orecchiabili. Si ride ma si ha anche modo di lasciarsi andare alla commozione.

Non si può gridare al capolavoro, ma è da vedere.

La trama

La famiglia Madrigal ha dato vita a un villaggio, chiamato Encanto, protetto dalle violenze del mondo esterno grazie a una speciale candela magica. Questa ha dotato di poteri speciali i membri della famiglia stessa: i tre figli della capostipite, l’abuela, e i suoi nipoti. Tutti hanno acquisito un talento particolare durante una cerimonia speciale tenutasi quando erano piccoli. Tutti tranne una. Mirabel non ha ricevuto alcun dono. Cresciuta in una famiglia dove tutti hanno modo di rendersi utili con i loro talenti, Mirabel si fa in quattro per sentirsi degna del nome che porta ma niente di ciò che fa la rende sufficientemente meritevole agli occhi della nonna.

Un giorno, la casa dei Mirabel, che è incantata, inizia a mostrare segni di cedimento e la candela magica minaccia di spegnersi. C’è qualcosa che turba la magia presente nel luogo. Una vecchia profezia fatta da Bruno, uno degli zii di Mirabel, vedeva la ragazza davanti la casa distrutta. Significa che la sua mancanza di poteri sarà la causa della fine della magia? Oppure, al contrario, sarà proprio lei a salvare l’intera famiglia dalla rovina?

Cosa significa avere talento…

Il tema del film è attuale e interessantissimo. Dietro alla magia e ai talenti, si nasconde lo spettro dei social e dei modelli (di bellezza, di bravura, di saggezza, ecc.) da cui siamo continuamente bombardati. Immagini di perfezione che creano in noi il desiderio di incarnare quelle caratteristiche. Questi obiettivi di livello molto alto sono responsabili di sforzi indicibili spesso accompagnati, lì dove non si riesca a raggiungere ciò che ci si aspetta, da un senso costante di ansia e di inadeguatezza. Eppure non tutti nasciamo con le stesse capacità. Ci sono alcune cose che non rientrano nelle nostre corde e non c’è nulla di male in questo.

Il talento è una cosa rara. Non si acquisisce, ci si nasce. È una predisposizione naturale. La parola stessa deriva dal greco tàlaton e indicava originariamente il piatto di una bilancia in disequilibrio poiché su uno dei due veniva posato qualcosa di più pesante, più prezioso e più importante. Come una somma di denaro. E, infatti, di lì a poco, la parola fu usata proprio per indicare la ricchezza.

Oggi chi ha talento è una persona che eccelle in qualcosa. Non è bravura acquisita con anni di studio e impegno. È una dote naturale che ti porta a raggiungere livelli di perfezione riconosciuta generalmente da chiunque. La protagonista della Regina di scacchi ne è un esempio. Quello che ad altri riesce dopo anni di allenamento, a lei viene spontaneo nella metà del tempo e a livelli qualitativamente ben superiori. È difficile identificarsi con lei perché non è una qualunque. È una persona con un dono che la rende speciale, diversa.

Qualsiasi forma artistica ha i suoi talenti. La maggior parte li studiamo a scuola o nei corsi universitari. Tutti noi cresciamo imparando queste biografie sensazionali e guardando storie di personaggi che scoprono la loro vocazione e si ritrovano a compiere imprese straordinarie grazie a essa. Siamo allevati all’ombra di queste idee di perfezione e unicità.

E chi non ha un talento naturale?

… e cosa non averlo

C’è chi non ha un dono particolarmente notevole, ma si appassiona a qualcosa tanto da metterci anima e corpo. Passa ore intere a studiare o a fare pratica, cercando di migliorarsi. I risultati che ottiene possono essere molto alti, ma non saranno mai brillanti come quelli di chi ha del talento. La società le definirebbe persone mediocri o anonime. In realtà, sono la maggior parte degli esseri umani che camminano su questa Terra. E sono loro i veri eroi e le vere eroine dell’umanità. Perché possono non distinguersi nella massa, ma ne fanno parte e la loro presenza non è né banale, né scontata. Proprio perché schiacciati da questo modello di perfezione, sono portati a fare di più. La loro forza è il percorso che compiono per raggiungere determinati risultati, la devozione che hanno verso degli obiettivi.

Il personaggio di Mirabel ci racconta tutto questo. Non nascendo con un dono particolare, cerca di fare di tutto per essere utile alla sua famiglia e per non deludere le aspettative. Il suo sorriso malinconico e la sua bontà sono un esempio di resilienza veramente invidiabile. Ed è questo il suo grande talento. Non è una dote appariscente come quella delle sue sorelle, ma la capacità di ascoltare le persone, di parlare con loro, di incoraggiarle. La sua gentilezza e capacità ematica saranno la chiave di volta per risolvere il dramma della progressiva sparizione della magia. Quest’ultima si rivela non essere tanto una forza straordinaria, quanto piuttosto il legame sincero e affettuoso tra le persone.

Il film ci dice che non occorre un vero e proprio talento per essere speciale. La cosa fondamentale è mantenere un cuore puro, capace di emozionarsi e aperto agli altri esseri umani. Non è necessario nascere con una propensione del genere. Basta coltivarla giorno dopo giorno.

Un grande classico della Disney

Come già detto, Encanto è un film Disney in tutto e per tutto. Le dinamiche della trama, la colonna sonora, l’umorismo, i temi sono tutti un marchio di fabbrica. Abbiamo la rappresentazione della famiglia, dei buoni sentimenti, di una protagonista alla scoperta del suo potenziale. Rispetto ai classici di un tempo, manca l’amore romantico, proprio come nelle ultime produzioni, da Brave a Oceania fino a Raya. Anche la scelta dell’ambientazione colombiana può riferirsi alla tendenza inclusiva contemporanea.

Un film di buoni sentimenti, l’ideale da guardare prima delle feste natalizie.

Federica Crisci

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Federica Crisci
Sono laureata Lettere Moderne perché amo la letteratura e la sua capacità di parlare all'essere umano. Sono una docente di scuole superiori e una SEO Copy Writer. Amo raccontare storie e per questo mi piace cimentarmi nella scrittura. Frequento corsi di teatro perché mi piace esplorare le emozioni e provare a comprendere nuovi punti di vista. Mi piace molto il cinema, le serie tv, mangiare in buona compagnia e tante altre cose. Passerei volentieri la vita viaggiando in compagnia di un terranova.

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