“Il diario di Bridget Jones”: da best seller a cult romantico

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Decisione numero uno: ovviamente perdere dieci chili. Numero due: mettere sempre a lavare le mutande della sera prima. Ugualmente importante, trovare un ragazzo dolce e carino con cui uscire evitando di provare attrazione romantico-morbosa per nessuno dei seguenti soggetti: alcolizzati, maniaci del lavoro, fobici dei rapporti seri, guardoni, megalomani, impotenti sentimentali o pervertiti. E soprattutto, non fantasticare su una particolare persona che incarna tutti questi aspetti…

Titolo originale: Bridget Jones’s Diary
Regista:
Sharon Maguire
Sceneggiatura: Richard Curtis
Anno d’uscita: 2001
Cast: Renée Zellweger, Colin Firth, Hugh Grant, Gemma Jones, Jim Broadbent
Genere: commedia
Paese: USA, UK, Francia
Durata: 93 minuti

Trama

Bridget Jones, 32 anni, single. Gli obiettivi della sua vita sono dimagrire e trovare il vero amore. L’apparente impossibilità di realizzarli la inducono a scrivere un diario. Influenzata dai consigli, del tutto assurdi, dei suoi eccentrici amici Jude, Sharon e Tom, Bridget si ritroverà a destreggiarsi tra due uomini: Daniel Cleaver, il suo capoufficio, affascinante e donnaiolo, per questo poco affidabile; e Mark Darcy, amico di famiglia, avvocato di successo, apparentemente poco interessante e non troppo aperto al dialogo. Tra insicurezze e goffaggine, Bridget Jones dovrà fare i conti con situazioni che potrebbero sfuggirle di mano.

Una trasposizione cinematografica vincente: quando la commedia romantica vince su tutti fronti

Tratto dal best seller di Helen Fielding e diretto da Sharon Maguire, “Il diario di Bridget Jones” è una commedia romantica del 2001. Una pellicola dotata di un sentimentalismo che si distacca, per narrazione e regia, dal filone americano, affidandosi completamente alle influenze inglesi.

La formula è semplice, cauta e divertente, a tratti esilarante ma senza alcuna pretesa. La goffa protagonista mostra una sana dose di “disinvoltura” sessuale, senza cadere nel volgare. Un tentativo che riflette da un lato la voglia di rende i personaggi più vicini alla realtà e meno metaforici; dall’altro rivendica una sorta di indipendenza sessuale mal riuscita.

La regia è “standard”, niente di eccezionale. Eppure il film sembra eguagliare il successo del romanzo da cui è tratto. Forse proprio quella semplicità unità a sfumature di ordinaria quotidianità – calate nella magnifica terra inglese, Londra – hanno fatto della pellicola un successo intramontabile.

“Il diario di Bridget Jones”: rappresentazione dell’insicurezza e dalla mancanza di amor proprio

Sebben io sia follemente innamorata di questa trilogia, non possono esimermi dalle critiche. I colori, le musiche, le ambientazioni così natalizie e inglesi, hanno fatto di questo film il manifesto della commedia romantica inglese. Grazie a Richard Curtis, sceneggiatore della pellicola, che ha fatto della sua scrittura cinematografica un vero e proprio modello. Non sorprende che le stesse meravigliose atmosfere, per ambienti e trama, possono essere viste in Notting Hill, Quattro matrimoni e un funerale e Love Actually.

Bridget Jones è il ritratto di un una generazione disillusa e Reneé Zellweger, con il suo training pre-produzione, ha ben incarnato questo modello disfunzionale. Sebbene la storia sia romantica con il suo meritato lieto fine, la protagonista si discosta dall’idea di ragazza perfetta. Nessuna voglia di reale emancipazione affettiva. Diciamocelo, Bridget Jones è una donna fortemente insicura. Cresciuta sotto il peso di un rapporto svalutante con la propria madre, finirà per essere vittima delle sue stesse insicurezze che creeranno una dipendenza affettiva galoppante costantemente oscillante tra il reale (Darcy) e l’onirico (Cleaver).

Il triangolo amoroso è un cliché nel cinema. Tuttavia funziona sullo schermo a tal punto da riproporlo per ben tre film. Una trilogia che nella sua assurda semplicità ha incantato e continua ad incantare diventando un vero e proprio evergreen.

Collin Firth e il suo antagonista Hugh Grant impersonano alla perfezione la dicotomia bravo ragazzo e bad boy. Tuttavia H. Grant non eccelle per l’interpretazione. Piatto nelle espressioni e nei dialoghi, banale e a tratti imbarazzante non riesce a far breccia se non per la sua bellezza. Diverso è C. Firth che ha cucito sulla sua pelle il ruolo di Marc Darcy. Una perfetta incarnazione di un uomo completamente focalizzato su se stesso, sulla propria carriera che si scopre innamorato di una donna lontana dai suoi standard. Una donna piccolina, goffa e con qualche chilo in più. Quello di Darcy è un personaggio rimasto nell’immaginario collettivo che viene più ricordato per una delle frasi più romantiche della storia del cinema che per tutta la trama in sé:

M: Non penso affatto che tu sia un’idiota. Oddio, è vero che c’è qualcosa di ridicolo in te, nei tuoi modi. Tua madre è piuttosto imbarazzante e devo ammettere che sei veramente pessima quando ti capita di parlare in pubblico. E tutto quello che ti passa per la testa lo fai uscire dalla bocca senza tenere tanto conto delle conseguenze. Certo mi rendo conto che quando ti ho conosciuta, al buffet di tacchino al curry di Capodanno, sono stato imperdonabilmente scortese. E avevo addosso quel maglione con la renna sopra, che mi aveva regalato mia madre il giorno prima; ma il punto è…quello che cerco di dirti …in modo molto confuso, è che in effetti…, probabilmente, malgrado le apparenze, tu mi piaci. Da morire. ”?

B: A parte il fatto che fumo, che bevo, che ho una madre volgare, che soffro di diarrea verbale…?

M: No, tu mi piaci da morire, Bridget, così come sei!?

Un’anti-eroina che tutto sommato riesce ad abbattere gli stereotipi costruiti nel tempo

La vita della protagonista è tutto tranne che perfetta. Fuma senza ritegno e beve alcol come se fosse acqua. Ha un rapporto negativo con la bilancia , poco aggraziata nei movimenti e il suo linguaggio è tutto tranne che signorile. Solo l’incontro con Darcy riuscirà a ridimensionarla riprendendo la sua vita in mano. Eppure, nonostante la rappresentazione quasi estrema della donna, la morale di fondo è tutto tranne che sbagliata.

Perché Bridget Jones è una vera anti-eroina? Perché nonostante gli sforzi di essere accettata, ora da Cleavers ora da Darcy, il vero cambiamento arriva nella sua vita solo quando giunge alla consapevolezza dell’accettazione e il rispetto per se stessa spezzando quelle dinamiche dipendenti dall’accettazione da parte dell’altro sesso o della madre, come in questo caso. Proprio questo passaggio consentirà a Bridget di capire che l’uomo giusto per lei è Mark Darcy. L’unico ad accettarla, senza costringerla a cambiare.

Conclusione

Il diario di Bridget Jones” è una storia romantica che non ha pretese ma che piace proprio per il suo dato di realtà in cui molte donne si riflettono. Piace perché rappresenta una generazione di donne che faticavano, e forse ancora faticano, a distaccarsi da meccanismi distorti legati ad una società troppo ancorata a vecchi meccanismi. Ma è pur sempre una storia romantica e alla fine raggiunge il suo fine principale: il brutto anatroccolo che trova l’amore vero, quello della sua vita. Insomma nulla di nuovo eppure sorprende e piace incantando gli spettatori da quasi ben 20 anni.

La trilogia

Il diario di Bridget Jones” del 2001
Che pasticcio, Bridget Jones!” del 2004
Bridget Jones’s Baby del 2016

Curiosità

  1. Quando è stato girato il film, Renée Zellweger aveva esattamente 32 anni, come la protagonista Bridget Jones;
  2. La Zellweger, pur di acquisire l’accento inglese, iniziò ad usarlo anche fuori dal set. Lo fece così suo che Hugh Grant se ne accorse solo molto tempo dopo, quando l’attrice usò l’accento americano;
  3. Le sigarette fumate dalla protagonista non erano a base di tabacco ma erbe, assolutamente non nocive;
  4. Gli attori che hanno interpretato i genitori di Bridget Jones hanno recitato entrambi in Harry Potter, rispettivamente nei ruoli del Professor Lumacorno e di Madama Chips;
  5. Per prepararsi al ruolo, la Zellweger si è calata letteralmente nel ruolo. Ha messo su circa tredici chili. Ha lavorato per un mese in una compagnia di editoria britannica;
  6. Per interpretare la parte di Bridget Jones si era pensato anche a Cate Blanchett, Helena Bonham Carter e Kate Winslet;
  7. Bridget vive a Bedale Street dietro la Southwark Cathedral, a pochi minuti dal Tower Bridge. L’appartamento si trova sopra il Globe Tavern, un pub storico che prende il nome dal celebre teatro di Shakespeare;
  8. Agli Oscar del 2002, Renée Zellweger si guadagnò una nomination come Miglior attrice protagonista per il ruolo di Bridget Jones.

Tre motivi per guardarlo:

  1. Se avete circa trent’anni, siete in combutta con la bilancia, avete riempito l’album dei casi umani ma soprattutto se avete una mamma che cerca disperatamente un fidanzato per voi, allora questo è il film che fa per voi;
  2. Per i protagonisti: Hugh Grant e Collin Firth. Il fascino inglese ha sempre il suo perché e poi c’è Londra con la sua magia;
  3. Perché ci riporta indietro di vent’anni. Era l’alba del nuovo millennio, e il cinema aveva ancora le magnifiche sfumature degli anni ’90.

Quando guardarlo:

Per la sua ambientazione natalizia sicuramente durante queste feste. Ma è un film leggero e piacevole, può essere guardato ogni qualvolta abbiate voglia di ridere ed innamorarvi, almeno un po’.

Angela Patalano

Aggiornamento Dicembre 2020: potete vedere il film su Amazon Prime Video.

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Angela Patalano
Sulla carta sono laureata in Giurisprudenza ma la mia passione più grande è il Cinema e il mondo dell'entertainment in generale. Essenzialmente curiosa ed empatica. Goffa quasi alla Bridget Jones e tanto Geek.

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