Nightmare Before Christmas, ad ognuno il suo Natale

Nightmare Before Christmas recensione film

“Non sforzarti di capirlo, devi solo immaginarlo!”

Natale per molti significa la fine dell’anno, momento di riflessione. Per alcuni è un momento di preghiera, di riconciliazione con il prossimo. Per altri una semplice scusa per dare sfogo ai propri impulsi mondani. Io divento improvvisamente pigro e ritorno ad essere come quando avevo 10 anni. Ho, come altri, voglia di dolci, coperte e…cartoni animati. Ovviamente i Disney sono al primo posto, ma ce ne sono altri che meritano sempre una serata, sia perché sono speciali sia perché fanno respirare l’atmosfera natalizia. Tra questi c’è (l’ormai) classico del 1993 Nightmare Before Christmas.

Jack Skeletron è il re della Città di Halloween, con i suoi abitanti spaventosi e macabri, ma non cattivi. Jack ha tutto, ma non è felice. Ha un tormento, qualcosa che non riesce a definire, che lo rende insoddisfatto. Una mattina, dopo aver vagato sonnambulo e tormentato di notte, si ritrova in un “posto nuovo (…) mai visto” dove, in cerchio, degli alberi, cavi all’interno, possiedono strane porte con simboli sconosciuti a Jack. Sono poche, ma strane. In realtà quelle porte conducono ad altri mondi dedicati alle festività: una porta a forma di tacchino (simbolo della Festa del Ringraziamento), un’altra ha un cuore (San Valentino), una il quadrifoglio (San Patrizio), un’altra un uovo decorato (Pasqua).

Nightmare Before Christmas

Jack però rimane attratto da una porta con la forma di un albero decorato. La apre e si ritrova nella Città del Natale. Jack ritrova la serenità respirando quell’atmosfera e decide di fare suo il Natale. Torna a casa e racconta ai suoi concittadini il suo progetto. Questi, però, entusiasti, continuano a pensare come abitanti della città del terrore. Jack si sente frustrato e cerca di spiegare cos’è il Natale, non riuscendoci. Per giorni e giorni si dispera, fino a giungere alla conclusione che per realizzarlo occorre solo…farlo. La città di Halloween prova a trasformarsi, ma Jack non sa che solo Babbo Natale può creare lo spirito di quella festa di cui è l’unico autentico rappresentate.

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Curiosità filmiche

Nightmare Before Christmas è stato uno dei primi lungometraggi animati ad essere realizzato con la tecnica della stop-motion. Per realizzarlo sono serviti 230 set, divisi in quasi una ventina di studi e un centinaio di operatori. Se aggiungiamo che un secondo di ripresa equivale a 20/25 fotogrammi, è facile capire quanto ci volle a creare il film. La regia è di Henry Selick, non di Tim Burton come molti credono. Quest’ultimo firma soggetto e produzione, poiché finisce in quell’anno Batman – Il ritorno e riprende un progetto in cantiere, Ed Wood. I rimandi alle sue pellicole sono molti: si pensi all’anatra con le ruote del già citato Batman o il gatto del cortometraggio Vincent.

Lo spirito di Tim Burton

Il film è uno dei più grandi esempi della poesia gotica dello sceneggiatore californiano. L’idea di unire la gioia del Natale al brivido di Halloween, pare gli sia venuta vedendo un negozio che cambiava gli addobbi da una festa ad un altra. Nella sua filosofia, Burton ci racconta con questo film quanto ognuno abbia diritto ad essere se stesso. Jack vive un suo sogno, malgrado sia completamente opposto alla sua natura. Così anche gli abitanti che, seppure inutilmente, ci provano. Burton ci insegna che ciò che spaventa non è ciò che è spaventoso. Anche un mostro, uno scheletro, una bambola di pezza possono trovare gioia anche addobbando un albero con pipistrelli e topi. Non è il come fare: tutti sbagliamo. La felicità, o un’idea di essa, può arrivare anche con una nevicata in una città abituata all’erba secca.

3 buoni motivi per vedere il film:

–  le musiche di Danny Elfman, dolcemente malinconiche, create senza leggere la sceneggiatura

–  capire perché è l’unico (se escludiamo quelli metà film e metà cartone) lungometraggio animato ad aver ricevuto una candidatura Oscar per i migliori effetti speciali.

–  immaginare mondi dove sia sempre…festa!

Quando vedere il film?

In prima serata, qualche giorno che preceda la notte di Natale, magari con i bambini. Non solo attenderanno con maggiore ansia l’arrivo dell’anziano donatore, ma avranno meno paura del ‘mostro dell’armadio’.

Francesco Fario

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Francesco Fario
Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"

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