Parasite: lo scontro tra classi che vince agli Oscar

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Fonte: foto stampa gentilmente concesse da Academy Two

Il film vincitore degli Oscar 2020 ha sorpreso tutti: è Parasite del sudcoreano Bong Joon-ho

Gira da qualche tempo un meme in cui leggiamo: “Se il 2020 fosse la scena di un film” e sotto un fotogramma tratto dal film vincitore degli Oscar 2020, Parasite in cui si vedono i personaggi intenti a festeggiare un compleanno.

Chi ha già visto il film potrà capire il perché ed è probabile che sorriderà amaramente pensando “Cavolo, sì”, proprio come è successo a me.

Per chi non l’ha visto, non farò spoiler spiegando cosa succede, ma ne approfitto per darvi un consiglio: guardate Parasite. Approfittate della quarantena causata dal coronavirus per recuperare uno dei migliori film del 2019.

Parasite ha fatto tanto parlare di sé per essere stato il film vincitore degli Oscar 2020. È la prima pellicola in lingua non inglese ad aggiudicarsi questo premio, segnando un importante cambiamento nel panorama del cinema hollywoodiano. Oltre a essere premiato come miglior film, Parasite ha vinto anche nelle categorie di “miglior film straniero”, “miglior regista” e “miglior sceneggiatura originale”. Ma il regista Bong Joon-ho ha ottenuto per questo film altri importanti riconoscimenti, come la Palma d’Oro del Festival di Cannes e il Golden Globe come miglior film in lingua straniera.

Parasite: la trama del film

Devo essere onesta: andando al cinema, mi aspettavo di vedere un film muto, pieno di immagini simboliche, poetico, dal ritmo lento. Insomma, mi aspettavo un cinema più di nicchia, simile alle pellicole firmate da Kim Ki Duk. Invece, Parasite ha una storia e un modo di raccontarla molto classico e tradizionale. Attenzione, questo non lo rende banale!

Si parla dell’incontro di due famiglie provenienti da ambienti sociali opposti. Da una parte abbiamo la famiglia Kim che vive in un seminterrato sporco e claustrofobico e ogni giorno deve trovare il modo per racimolare qualche soldo e mangiare. Dall’altra, abbiamo la famiglia Park con la sua villa con giardino, elettrodomestici super tecnologici, domestici e hobby costosi.

Questi due mondi si incontrano quando il giovane Ki-woo, della famiglia Kim, trova lavoro come insegnante di inglese della primogenita Park. Venuto a sapere che i signori sono alla ricerca anche di altri professionisti a loro servizio, Ki-woo fa di tutto (ricorrendo anche all’inganno e calpestando un po’ di persone) per far impiegare anche sua sorella e i genitori, così da avere la possibilità di un lavoro fisso e ben retribuito. Ma le circostanze si complicano.

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I due fratelli della famiglia Kim
(Foto gentilmente concesse dalla casa di distribuzione Academy Two)

Le tematiche del film Parasite

Il film vincitore dell’Oscar l’anno scorso, Green Book, aveva affrontato in maniera leggera ed emotivamente coinvolgente il tema del razzismo. Con Parasite si riporta sugli schermi un altro tema altrettanto importante: lo scontro tra classi sociali diverse. Quello che mi è subito venuto in mente, guardando il film è stata l’idea di Marx che l’andamento economico sia alla base di qualsiasi costruzione sociale e ideologica. Vedendo il film, la sensazione è che il famoso capitale sia ciò che plasma il carattere, gli obiettivi di vita, il modo di essere delle persone.

È un tema che, in qualche modo, troviamo nell’altro grande film protagonista degli Oscar e della stagione scorsa, ovvero Joker. Succede anche in Parasite. Sono mondi diversi in cui, però, si attivano logiche simili. Prima fra tutte: proteggere i propri simili. I Kim sono scaltri e possono apparire quasi “senza cuore”, egoisti, approfittatori. In realtà, sono lo specchio più genuino dell’umanità: un nucleo familiare unito che provvede a se stesso e alla sua sopravvivenza. Non c’è spazio per l’altruismo se non si riesce a tirare avanti. Una delle scene più tristi è probabilmente quella dell’incontro/scontro tra i Kim e i Gook, un’altra famiglia di umili condizioni. Non c’è pietà, non c’è comprensione, non c’è volontà di aiutarsi. Solo ricatti e violenza perché ciò che fa bene a te, può uccidere me.

Tutta questa violenza nasce dall’amore provato per i propri familiari. È questo sentimento genuino che muove i protagonisti. Tutti.

La famiglia Park vive nella sua nuvola di stravaganza, agio e comfort. Ha la sensibilità per capire i malesseri dei suoi membri, ma non per comprendere il disagio provocato dalla povertà. Ecco perché si mostrano vani e schizzinosi, anche nei momenti più impensabili. Colpisce molto la loro inconsapevolezza. Quella tipica non di chi non vuole vedere, ma di chi non ha assolutamente idea che ci sia qualcosa da vedere.

È forte l’accostamento di questi due mondi. Il film non dipinge solo un problema sociale sudcoreano, ma del mondo. Perché è l’economia a muoverlo e ce ne stiamo rendendo conto con gli avvenimenti della pandemia del Covid-19. Quindi, non è difficile credere che la ricchezza o la povertà siano in grado di determinare o influenzare la personalità o le filosofie di vita. Tra queste, non sorprende di certo l’idea di “improvvisare” e di vivere alla giornata di Ki-taek, il padre della famiglia Kim.

Il film vincitore dell’Oscar 2020 e i suoi generi

La bellezza di Parasite sta nel fatto che riesca ad alternare in maniera perfettamente equilibrata momenti di commedia al dramma. Ci sono scene di tensione, scene che vi metteranno angoscia, altre che vi faranno sorridere (se non ridere) e altre ancora che vi lasceranno senza parole. Le immagini sono curate e ogni cosa rappresentata trova il suo senso.

Le ambientazioni rispecchiano sempre l’andamento della storia. È interessante che la villa lussuosa dei Park, con i suoi spazi larghi e aperti , nasconda uno scantinato angusto, grigio, spoglio. Sembra la rappresentazione di una società composta da opposti che troppo spesso ignora ciò che è nascosto, che però è presente e cerca disperatamente di venire fuori.

Un film brutale che per molti sarà come uno schiaffo in faccia. Ma non per questo, da ignorare.

Se siete ancora titubanti sul vedere Parasite, il trailer potrebbe convincervi.

Federica Crisci

Le immagini sono state cortesemente fornite da AcademyTwo

Federica Crisci
Sono laureata Lettere Moderne perché amo la letteratura e la sua capacità di parlare all'essere umano. Sono una docente di scuole superiori e una SEO Copy Writer. Amo raccontare storie e per questo mi piace cimentarmi nella scrittura. Frequento corsi di teatro perché mi piace esplorare le emozioni e provare a comprendere nuovi punti di vista. Mi piace molto il cinema, le serie tv, mangiare in buona compagnia e tante altre cose. Passerei volentieri la vita viaggiando in compagnia di un terranova.

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