Lawrence d’Arabia, la rappresentazione dell’incertezza dell’eroe

Lawrence d'Arabia film

“Solo due tipi di persone si trovano bene nel deserto: i beduini e gli dei. E Lei non è tra questi”

Titolo originale: Lawrence of Arabia
Regista: David Lean
Sceneggiatura:  Robert Bolt
Cast Principale: Peter O’Toole, Alec Guinness, Anthony Quinn, Omar Sharif, José Ferrer
Nazione: Regno Unito, USA
Anno: 1962

Esistono, nel panorama storico, dei personaggi che nei libri scolastici vengono completamente ignorati, anche se molto importanti. Nessuno, con l’andar del tempo, si ricorda di loro; finché uno sceneggiatore decide di scrivere qualcosa in merito. Ne consegue spesso un film che ne sottolinea il carattere, la vita, i meriti e gli insuccessi. Tutto allora cambia. Improvvisamente quelle figure destano interesse e si presta maggiore attenzione su quanto, realmente, abbiamo potuto o meno fare la differenza. Tutto grazie a una pellicola. Un esempio ce lo dà Lawrence d’Arabia, film storico del 1962 diretto da David Lean e vincitore di 7 premi Oscar.

Siamo nel 1916, la Grande Guerra è in piena attività e la Gran Bretagna vorrebbe al suo fianco, nella lotta contro l’Impero Ottomano, le varie popolazioni beduine. Un’impresa ardua, che viene affidata al tenente Thomas Edward Lawrence (interpretato da Peter O’Toole), un agente del servizio segreto britannico: cartografo, umanista e fortemente attratto dalla cultura e dalla civiltà araba. Ottenuto un accordo e un incontro con il principe Faisal (Alec Guinness), Lawrence inizia a riunire varie tribù fino ad portarle alla conquista di Aqaba. Una vittoria che porta il tenete a credere in un sogno: riunire tutte le popolazioni in un’unica grande realtà araba. Un’idea che, però, dovrà scontrarsi non solo con la politica inglese, ma anche con gli stessi arabi.

Lawrence d'Arabia film
(Fonte: https://www.flickr.com/photos/jumborois/3398853665/in/photostream/)

La pellicola, di oltre 3 ore e mezzo di durata, non è solo una mera scusa per raccontarci un pezzo di vita di un personaggio britannico: con questo film David Lean ci propone un eroe tanto folle, da diventare quasi nemico di se stesso.

La figura di Lawrence nel film è quella di un protagonista che vive sempre al limite. Pensiamo all’inizio, all’incidente con la moto. Il pericolo è evidente eppure lui con molta calma procede.

Forte in lui, sinonimo anche della sua stessa ambiguità, è l’auto-convincersi.

Si convince dell’utopistica pace tra i popoli; ma anche di poter essere lui la vera essenza di tutto ciò, come quell’ago che rende pari i piatti di una bilancia: un narcisista quindi! Un uomo coraggioso, capace di affrontare il più ostile dei deserti e popoli in conflitto; ma che crolla in una forma di autocommiserazione quando le cose non vanno come vuole lui.

Lawrence d'Arabia film
(Fonte: https://www.flickr.com/photos/jumborois/3398920605/in/photostream/)

La grande poesie di Lawrence d’Arabia, però, è che risulta un film senza un giudizio autentico.

La costruzione del personaggio è così ben incastonata nella sceneggiatura che queste sue mille sfaccettature si mischiano benissimo all’interno del periodo storico, quasi fino a giustificarle. È come se Lawrence fosse il simbolo di quel mondo pre-bellico, con ideali romantici e ottocenteschi dalla voglia e il desiderio di realizzare l’impossibile, che prova ad evolversi sempre di più. Una persona però che la guerra (anzi la Prima Guerra) con i suoi crimini contro l’umanità e le terribili invenzioni belliche, riporta lontano dalla sua ricerca di valori e gli fa capire che quel mondo non c’è più.

 

3 motivi per vedere il film:

– Omar Sharif, carico e nel pieno del suo esotismo

– Il deserto, che fa venire voglia di viaggiare e saper di più su quei luoghi misteriosi

– La fotografia di Freddie Young, che gli fece vincerte il primo dei suoi tre Oscar

Quando vedere il film:

Domenica pomeriggio. È lungo e richiede attenzione. I profani potrebbero spezzarlo in due tempi.

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Francesco Fario

Francesco Fario
Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"

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