“Gelosia: è cosa degna della maestà della Regina?”
Titolo originale: The Virgin Queen
Regista: Henry Koster
Sceneggiatura: Mildred Lord e Harry Brown
Cast Principale: Bette Davis, Richard Todd, Joan Collins, Jay Robinson
Nazione: USA
Anno: 1955
Non c’è niente di più difficile per un attore che trovare un personaggio: esistono molte tecniche per ricercare quella personalità. Cosa accade, però, quando all’interprete viene chiesto di ripetere un ruolo? Non stiamo parlando di saghe o sequel. Alcuni attori hanno interpretato, a distanza di tempo e in film più o meno indipendenti gli uni dagli altri, lo stesso personaggio. Si pensi a Romy Schneider. Nel 1957 termina la sua trilogia su Sissi di Marischka e nel 1972 riprenderà i panni dell’imperatrice austriaca in Ludwig di Luchino Visconti. Altro esempio è Michael Sheen, il quale per ben tre volte indosserà i panni di Tony Blair. Tra gli esempi più celebri vi è da citare Bette Davis che due volte ha dato il volto alla regina Elisabetta I d’Inghilterra: ne Il conte di Essex del 1939 e ne Il favorito della grande regina, nel 1955.
L’azione si svolge nel 1581. Walter Raleigh (Richard Todd) giunge a Londra per parlare con Elisabetta I, la quale rimane affascinata dai suoi modi e decide di farlo diventare capo della sua Guardia del Corpo. Le ambizioni dell’uomo sono diverse: vuole andare nel Nuovo Mondo con navi disegnate di suo pugno. La regina ha però un debole per l’uomo e non ha intenzione di mandarlo via. La miccia esplode quando Raleigh s’innamora di Lady Elisabeth Throgmorton (Joan Collins), una delle dame della sovrana, e la sposa. Nella corte di Elisabetta vige, però, la regola che i cortigiani devono essere completamente devoti solo alla Regina. Questa, infatti, saputo lo smacco, pazza di gelosia, decide di chiudere Raleigh nella Torre e condannarlo a morte. Avrà la meglio la sapienza o l’orgoglio della grande regina?
Il film, ricco di dettagli storici, prodigo nei costumi e negli arredi autentici del periodo, possiede anche questa volta la trama un po’ romanzata, dando però spazio a un triangolo amoroso.
Al contrario della prima pellicola, il pubblico vede una sovrana più cattiva: non vuole sentir parlare d’amore, se non verso se stessa. È fortemente egocentrica e capricciosa: vuole Raleigh come un bambino vuole un giocattolo che non ha. Ascolta le adulazioni, le offese e, anche questa volta, è conscia della sua età. Chiede infatti a Raleigh:
«Sono vecchia? Ho l’aspetto di una vecchia?»
Nel primo film il pubblico quasi giustifica il gesto della sovrana, calpestata dall’orgoglio di Essex. Qui è quasi un’antagonista che si mette in mezzo a Walter e la sua donna perché questo le è fedele solo come cortigiano e non come uomo (posizione che lei preferirebbe).
Bette Davis interpreta, in quest’occasione, una sovrana magistrale.
Il tempo trascorso da quel lontano ’39 fa maturare nell’attrice, insieme alla sua capacità recitativa, anche il personaggio di Elisabetta. La prima differenza che salta agli occhi è la camminata.
L’attrice si muove senza la minima eleganza: ciabatta, naviga nei suoi vestiti ed ha un atteggiamento quasi mascolino. Eppure, Bette Davis riesce a darle un’aria distinta e regale, grazie agli occhi e all’aria austera. È una donna che si beffa dei diplomatici. Da citare la scena del salasso, praticato per un mancamento, che lei utilizza per sbarazzarsi dell’ambasciatore francese e siglare un patto con Caterina de’ Medici, allora regina di Francia. È sicura di se stessa, cosciente del suo ruolo e della sua potenza: più volte dirà con fierezza
«Io sono il regno»
quasi anticipando quell’assolutismo monarchico che quasi un secolo dopo succederà alla regina nelle monarchie di tutta Europa.
La vera forza del personaggio di questa Elisabetta sta, questa volta, non nel tormento quanto nella solitudine amorosa.
Elisabetta si sente sola, nessuno le tiene testa e nessuno è in grado di fermare i suoi capricci. Raleigh l’affascina perché la contrasta, non è un leccapiedi e si comporta coerentemente con se stesso. E anche questa volta Elisabetta metterà da parte il suo essere donna, dando precedenza al suo ruolo di Regina. Un tormento che nel primo film si vede chiaro nei suoi occhi, ma ormai non c’è più.
Due pellicole messe in risalto da una delle più grandi star di Hollywood: una stella chiamata Bette, diminutivo (coincidenza vuole) di Elizabeth. Due sovrane riunite, non solo da un nome, ma anche dal grande contributo che hanno dato. Possiamo affermare, perciò, “Lunga vita alla regina!”.
3 motivi per vedere il film:
– Bette Davis, per chi non lo avesse capito
– I costumi di Mary Willis e Charles LeMere, così variegati e ben studiati nei dettagli
– Il soggetto, tratto dal racconto Sir Walter Raleigh di Harry Brown
Quando vedere il film:
Domenica pomeriggio. Tiene compagnia, non è lungo e può essere anche interessante per i bambini.
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Francesco Fario