Il Diavolo Veste Prada: perché non è solo una commedia romantica

Il Diavolo Veste Prada Recensione film

“La verità è che non c’è nessuno che sappia fare il mio lavoro”

Il Diavolo Veste Prada

Regia: David Frenkel

Cast principale: Meryl Streep, Anne Hathaway, Emily Blunt, Stanley Tucci, Adrian Grenier, Tracie Thoms, Rich Sommer

Genere: Commedia

Produzione: USA

Anno: 2006

Il Diavolo Veste Prada, arrivato nelle sale italiane nel 2006, si è rivelato da subito un successo strepitoso, perché ha aperto uno scorcio mai visto prima nel mondo della moda, rappresentando l’introduzione di una giovane donna che si confronta continuamente con la sua etica e la pressione dell’universo del fashion.

Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Lauren Weisberger e diretto da David Frankel, Il Diavolo Veste Prada è ricordato soprattutto per la meravigliosa e scioccante interpretazione di Meryl Streep, che si cimenta nel ruolo della direttrice di Runaway Miranda Pristley definita dalla produzione “Uno dei più grandi cattivi di sempre”.

Ma andiamo per gradi e scopriamo, per chi non l’avesse mai visto, la storia raccontata in questo film diventato ormai un vero cult.

La Storia di Andy, una giovane giornalista

Andy Sachs (Anne Hathaway) si è laureata alla Northwestern University, dove ha curato la rivista letteraria della scuola. Ha grandi aspirazioni, ambisce infatti a una carriera giornalistica nella Grande Mela, New York City, ma sa che la concorrenza è agguerrita. 

Andy decide di presentarsi a un colloquio come assistente di Miranda Priestly (Meryl Streep), la famosissima direttrice di Runway Magazine e la donna più potente del mondo della moda. È una posizione per la quale milioni di giovani donne a New York ucciderebbero, ma Andy è totalmente estranea a quel mondo.

La protagonista, infatti, non sa nulla di haute couture e quando entra negli uffici di Runaway si ritrova in uno strano nuovo mondo popolato da dive della moda super slim e donne ossessionate da tutto ciò che è alla moda. L’assistente capo di Miranda, Emily (Emily Blunt), ama il suo lavoro e trova ridicolo che Andy pensi di avere una possibilità di ottenere la posizione. Quindi resta scioccata quando la nuova ragazza viene assunta sulla base del suo cervello e dell’impegno per l’etica del lavoro.

Miranda e Andy: un rapporto difficile

La pressione però diventa insopportabile: per mantenere Miranda felice Andy si ritrova presto a lavorare fino a tarda notte, è a disposizione del suo capo in ogni minuto della sua giornata. Il suo fidanzato Nate (Adrian Grenier) ha difficoltà ad accettare l’impegno di Andy per il suo nuovo lavoro, soprattutto quando decide di convertirsi al nuovo lavoro totalmente, cambiando il suo look da cima a fondo.

L’unico in ufficio che le dà consigli utili su come trattare con Miranda è Nigel (Stanley Tucci), l’art director che le fa notare quanto sia fortunata a lavorare per una rivista che ha “pubblicato alcuni dei più grandi artisti del 20 °secolo “e ha plasmato gli stili di moda di milioni di americani. 

Dopo aver abbandonato la sua vecchia vita, Andy si rende però conto che pian piano è diventata spietata proprio come Miranda e che i suoi vecchi principi sono completamente spariti, dando spazio al mondo crudele e spietato del fashion. Alla fine, la sua vera natura esce fuori e, nonostante rischi per sempre la sua carriera, abbandona Runaway per riprendere il suo sogno di diventare una vera giornalista.

Miranda Priestly, l’antagonista inimitabile de Il Diavolo Veste Prada

Miranda Priestly, la redattrice capo di Runway Magazine, l’antagonista di questo film, è la boss perfezionista ed è molto rispettata per il suo modo di gestire il posto di lavoro. Si dice che l’autrice si sia ispirata ad Anna Wintour, nota direttrice di Vogue America, rispettata da tutti gli stilisti e da ogni componente del mondo della moda contemporanea.

Negli anni, è diventata un personaggio iconico, una donna brillante, intelligente e scattante quanto cinica e indifferente ai sentimenti altrui. Risulta però molto più complessa di così, dalle molte sfumature, non solo un capo odioso, ma una donna forte, molto brava in quello che fa, costretta ad essere dura e inflessibile per farsi strada e mantenere il suo posto prestigioso in un mondo comandato da uomini.

La questione di come il sessismo abbia plasmato il percorso di carriera di Miranda e, per estensione, la sua personalità, è un tema che il film verbalizza apertamente solo una volta, quando Andy afferma “Se Miranda fosse un uomo, nessuno noterebbe nulla di lei, tranne quanto è brava nel suo lavoro”, ma in realtà è una domanda che ricorre in tutto il film.

Guardando il film, ti senti come Andy, vorresti odiare Miranda Priestly, ma in realtà non ci riesci mai. Meryl Streep ruba la scena e fa sì che lo spettatore arrivi ad ammirare il lavoro di Miranda e capisca in realtà che in lei c’è molto di più

Una commedia dai temi importanti

Perché penso che Il Diavolo Veste Prada sia un film importante? La pellicola con Meryl Streep e Anne Hathaway non è solo una commedia molto stilosa, ma ha un sottotesto molto più profondo e complesso.

Il tema principale è, infatti, quello del mondo spietato del lavoro. Tutto il film racconta un sistema che ha delle regole ben precise e che, probabilmente, almeno una volta nella vita tutti abbiamo affrontato. La globalizzazione è una parte importante di questo film, viene infatti affrontata analizzando come le persone si confrontano con il mondo del lavoro e le pratiche culturali con le loro regole che devono assolutamente essere rispettate, altrimenti si è fuori.

Nonostante sia del 2006, la storia de Il Diavolo veste Prada è ancora tutt’oggi attuale, in quanto tantissime realtà lavorative sono ancora così complicate e a volte troppo pesanti per i giovani, che si affacciano per la prima volta all’universo professionale.

Quello che l’autrice del romanzo Lauren Weisberger ha racchiuso tra le pagine del suo romanzo, portato poi sul grande schermo da David Frenkel, non è specifico solo dell’ambiente giornalistico, ma caratterizza oggi molti ambiti professionali, come ad esempio le società di consulenza, le agenzie pubblicitarie, le digital agency fino alle banche. La stessa frenesia del lavoro, infatti, è presente in ognuno di questi ambienti e il film lo rappresenta alla perfezione, grazie al ruolo di leadership che Miranda Priestly incarna in modo impeccabile.

La storia de Il Diavolo Veste Prada, quindi, può essere uno spunto di riflessione sulla dipendenza dal lavoro, su come alcune realtà possano diventare tossiche per il proprio benessere psicofisico.

Conclusioni

Il Diavolo Veste Prada è, quindi, un film cult da vedere perché racchiude in sé due anime: una è quella della commedia romantica, frivola, fashion, che fa anche divertire; l’altra è un’anima più seria e riflessiva, che approfondisce poco velatamente una realtà presente ancora oggi nel mondo del lavoro.

Che piaccia o no, Il Diavolo Veste Prada è una storia da conoscere, anche solo per godersi la rappresentazione da (quasi) Oscar di Meryl Streep.

Tre motivi per vedere il film

  • L’interpretazione di Meryl Streep, davvero iconica
  • Il messaggio che Il Diavolo Veste Prada in realtà vuole mandare
  • Perché è diventato un cult che non può mancare nella vostra cultura cinematografica

Quando vedere il film

Sempre, in qualsiasi momenti si abbia voglia di vedere un film leggero ma non troppo.

Ilaria Scognamiglio

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Ilaria Scognamiglio
Appassionata di cinema, social media manager, lettrice accanita.

1 Commento

  1. Ricordo quando una mia amica venne da me disperata, perché la sua capa le aveva chiesto un formichiere per sua figlia in pieno inverno. Io le ho risposto: “Scusa per chi lavori? Per Miranda Priestly?”. Un personaggio realmente iconico.

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