Emma Goldman: una vita dedicata alla libertà di parola, libertà di amare

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Emma Goldman: una vita dedicata alla libertà di parola, libertà di amare

Esuberante, impetuosa, appassionata, innamorata della danza e degli uomini.

Innamorata della danza e degli uomini; combattente intransigente e instancabile, rivoltosa nei confronti di ogni forma di fedeltà e di sottomissione (tanto di destra quanto di sinistra), dedica tutta la sua vita all‘emancipazione della gente da poco, sia che si trovi all’aria aperta (mai abbastanza libera) sia che si trovi in fondo a una cella.

Emma Goldman nasce in Lituania, il 27 giugno 1869. Figlia non desiderata, il padre non le perdona di essere nata femmina. Cerca in ogni modo di compiacerlo, nonostante lui la picchi regolarmente. Sempre tramite la violenza conosce il sesso, che la terrà a lungo lontano anche dall’amore. Fu dopo questo episodio che decide di partire oltre l’Atlantico, per andare dalla sorella Lena.

Nel 1982 il risveglio del proletariato americano in Pennsylvania appassiona la Goldman e i suoi due compagni. John Most, leggendario anarchico quarantenne, e Berkmann, che ha lasciato la sua famiglia lituana dopo aver scritto un testo anticlericale. Insieme decidono di progettare un attentato contro Frick per vendicare la morte degli scioperanti, ma solo Berkmann ne tenterà l’uccisione. E’ quest’ultimo l’uomo della sua vita, conosciuto in una caffetteria a soli 18 anni e già un rivoluzionario: viene condannato a 22 anni di prigione.

Attivista – Audace e rivoluzionaria, Emma conosce anche lei la prigione, comizi e lotta, fanno di lei il personaggio di “Emma la Rossa” viene arrestata ad agosto 1893, in cambio della prigione le viene offerto di archiviare il suo fascicolo in cambio di informazioni sui circoli radicali e operai sulla costa Est. Accusata di “incitazione alla sommossa” a soli 24 anni in tribunale risponde alla domanda del giudice:

 

-Perché allora non lascia questo paese se non le piacciono le sue leggi?

– E dove dovrei andare? Ovunque sulla terra le leggi sono contro i poveri. Mi dicono che così non andrò in Paradiso: ma io non ci voglio andare affatto.

Si occupa nella vita in gravidanza, rendendosi conto che è un problema ancora più serio per le donne povere che abortiscono in condizioni igieniche deplorevoli. Tiene comizi per informare le donne sui contraccettivi e il controllo delle nascite, fa scandalo è troppo moderna.

Il carcere – La prigionia, a parte l’astinenza per le sigarette, l’ha portata come dichiara a vedere la vita con i propri occhi, e non attraverso quella dei suoi uomini con i quali ha combattuto nella lotta. Quando dovrà scegliere tra la politica e l’amore, sceglierà senza dubbi la politica.

L’idea dell’amore – Non crede nel matrimonio e parla di un’alleanza da costruire in nome dell’amore. Un ideale moderno, che la porterà a convivere contemporaneamente con due suoi amanti. Un temperamento deciso, duro, ma anche giovane e infantile.

Una donna di cui si conosce poco, ma, con questo libro, si riesce a capire meglio il periodo storico in cui ha vissuto, denso di contraddizioni e di innovazione. Una vita dedicata alla libertà di parola, libertà di amare condanna il capitalismo i giornali la chiamano la madre di Giovanna d’arco.

I suoi amori – John Most leggendario anarchico quarantenne, il tenero e accomodante Fedya, cugino-artista di Berkmann, e Brady un irlandese conosciuto durante uno dei suoi comizi, avevano visto in lei solo la donna; Berkman solo la militante; Reitman percepisce e comprende le due insieme ed è con lui che finalmente passerà il resto della sua vita.

Muore in Canada nel 1940 in seguito ad un malore durante un comizio. Uno dei suoi più cari amici, l’avvocato Harry Weinberger, pronuncia una vibrante orazione funebre scandita dai singhiozzi:

“Durante la sua esistenza Emma Goldman è stata messa al bando, imprigionata, aggredita, deportata da queste terre per aver difeso ciò che tutto il mondo ormai ammette di dover instaurare: un mondo senza guerra, un mondo senza povertà, un mondo di speranza e di umana fratellanza”.

Sulla sua tomba, uno scultore ne scolpirà il ritratto, incidendo anche una delle sue più celebri frasi:

“Non è la libertà che deve scendere verso il popolo. È il popolo che deve levarsi verso la libertà.”

Come scrive nella prefazione di questo libro Normand Baillargeon, la narrazione di Leroy è particolarmente ricca di aneddoti e collegamenti storici che portano il lettore nel XIX secolo.

Lo fanno anche riflettere sul significato attuale delle idee e delle azioni che possono diventare “un trampolino per i giorni nostri”.

 

“Emma la Rossa” di Max Leroy, Edizioni Elèuthera.

 

Sara Cacciarini

Sara Cacciarini
Sara Cacciarini giornalista pubblicista, si è laureata in Scienze Naturali e ha conseguito un Master di Comunicazione e Giornalismo Scientifico a La Sapienza di Roma. Collabora con CulturaMente dal 2016, è appassionata di teatro, musica e cinema.

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