Clickbait: la recensione della nuova miniserie crime su Netflix

Clickbait recensione serie tv

Clickbait è una nuova miniserie di genere thriller disponibile in streaming dal 25 agosto.

Creata da Tony Ayres Clickbait è stata girata a Melbourne, nonostante sia ambientata negli USA e le riprese hanno subito lo stop causato dal Covid nel marzo 2020. La serie è composta da otto episodi della durata di 50 minuti.

Clickbait, la trama

Partiamo dalla spiegazione del titolo: il Clickbait è un adescamento degli utenti di internet, finalizzato all’aumento delle rendite pubblicitarie. Infatti chi naviga sul web è spinto a cliccare e visitare le pagine di un sito grazie a un’esca – un titolo, un articolo, un video, una fotografia – il clickbait per l’appunto.

La vicenda ha inizio nel momento in cui su internet viene caricato un video/clickbait in cui un uomo, che si scoprirà essere Nick Brewer (Adrian Grenier), marito, fratello e padre affettuoso, mostra un cartello su cui ha scritto: “Io abuso delle donne. A 5 milioni di visualizzazioni morirò”. Tutti si chiedono se si tratti di un fake o se il video sia vero. L’unica cosa certa è che le visualizzazioni si moltiplicano di secondo in secondo e con esse aumenta la sensazione di panico di amici, parenti e spettatori perché la vita di Nick sembra appesa a un filo.

Nick non risponde al telefono, i detective iniziano a indagare e l’immagine di marito e padre perfetto piano piano si frantuma in seguito alla scoperta di particolari segreti sulla sua vita. Il pubblico scatenerà tutta la sua cattiveria sul web. Ma dove sta la verità? Nick è morto in seguito ai cinque milioni di visualizzazioni o è ancora vivo?

Clickbait, la costruzione del racconto

Lo spettatore scopre gli eventi grazie a otto protagonisti della vicenda, che offriranno il proprio punto di vista ognuno in un episodio: la prima puntata è dedicata alla sorella di Nick, la seconda al detective, la terza alla moglie e così via, fino al finale di stagione in cui si scopre tutta la verità e saranno rivelate le risposte a tutte le domande.

In ogni capitolo quindi lo spettatore avrà la possibilità di ricostruire mentalmente la vicenda attraverso il soggettivo punto di vista del personaggio di turno che offrirà il suo pezzo per la composizione del puzzle finale.

L’intricato racconto noir e crime sarà ricco di colpi di scena e di ribaltamento di giudizio dei personaggi e dello spettatore: le vittime diventano carnefici e poi nuovamente vittime; i carnefici a loro volta diventano vittime. Nick è il primo – di una serie di personaggi – a essere esposto al pubblico ludibrio; a essere negativamente giudicato sia dagli inquirenti che dagli utenti del web.

Mitomani e haters rendono ancora più complicata la ricerca della verità e il livello di coinvolgimento dello spettatore sarà altissimo fino allo svelamento della verità dei fatti tutt’altro che immaginabile o lontanamente intuibile, nell’ottavo episodio.

Clickbait, le tematiche affrontate

La serie, cavalcando il filone inaugurato da Black mirror, mette in scena i lati negativi, oscuri e violenti della rete e della tecnologia, quando utilizzata in modo scorretto. Il video viene diffuso in una realtà in cui l’utente medio è comunque colpevole del click e del conseguente raggiungimento dei cinque milioni di visualizzazioni.

Ma nel web ci sono anche utenti che sono subito disposti a puntare il dito contro gli altri etichettandoli con epiteti violenti e minandone la solidità psicologica. Persino coloro che vogliono aiutare i protagonisti e i detective in realtà lo fanno per ragioni poco nobili: per divertimento personale, per scommessa, per dimostrare la propria bravura come hacker.

Ma nel mirino di Clickbait non finisce solo Internet con le sue app per incontri e i social network. Nella serie è presente una critica alla pressione mediatica in generale, all’insistenza delle troupe televisive che assediano letteralmente la casa dove vive la famiglia di Nick, al reporter senza scrupoli che rinuncia a una qualsiasi forma di deontologia pur di portare a casa lo scoop.

Clickbait è una serie da non perdere.

Valeria de Bari

Valeria de Bari
Sceneggiatrice, chitarrista, poetessa, pittrice: quello che sogno di diventare da grande. Ops ... sono già grande. Amo la musica (soprattutto il punk, il rock e le loro derivazioni), le immagini-movimento e l'arte del racconto (o come si dice oggi lo "story telling"). La mia vocazione è la curiosità. That's all folks

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui