Parenti Serpenti, i valori assoluti della famiglia italiana

Parenti Serpenti recensione film

 “Come stai? Stai béne? Son conténta”

Titolo: Parenti Serpenti
Regista: Mario Monicelli
Sceneggiatura: Carmine Amoroso, Suso Cecchi d’Amico, Piero De Bernardi, Mario Monicelli
Cast Principale: Marina Confalone, Cinzia Leone, Tommaso Bianco, Alessandro Haber, Paolo Panelli, Pia Velsi
Nazione: Italia
Anno: 1992

Le feste di Natale, purtroppo, stanno volgendo al termine e con loro tutti i rituali che ne fanno parte. I regali, la famiglia, la ‘tombolata’, i pranzi e le cene che si susseguono sono una lunga serie di ingredienti che compongono le feste di molti. Quanti però vogliono viverle così? Quanti hanno veramente piacere a stare in famiglia? Tutti i sorrisi sono autentici o frutto di schemi sociali? Mario Monicelli, su quest’idea, ha girato nel 1992 la pellicola Parenti Serpenti, divenuto ormai un cult della commedia italiana.

Saverio e Trieste, una coppia di anziani, ospitano per le feste natalizie i loro quattro figli e le corrispettive famiglie. Personaggi stravaganti, isterici, buoni, sensibilii e, a tratti, ridicoli ridono, scherzano, litigano e si confrontano durante i freddi giorni di dicembre, in una casa molto grande e in una serena atmosfera. Durante il pranzo del 25, però, Trieste annuncia ai suoi affettuosi figli la decisione di non voler passare il resto dei giorni in solitudine e volersi trasferire. Dove? Da uno dei figli, ovvio. Quale? “Sarete voi a decidere” e, chi li ospiterà, riceverà anche mezza della loro pensione e l’intestazione della casa.

La notizia genera panico tra le famiglie, che si dimostrano eccellenti a giudicare, accusare e offendere ma non a scegliere. I rancori e le liti, alle spalle degli anziani, portano a galla segreti e confessioni da lungo tempo attese. La paura della gente e, in parte, il rimorso di dare agli anziani un dispiacere frenano sempre più la decisione. Ad un tratto, però, si trova una soluzione che riuscirà ad appianare tutto, senza dare dispiacere ai genitori, che non aizzerà male-lingue e farà in modo che nessuno prenda responsabilità.

Parenti Serpenti è una chiara denuncia alla società italiana e segue lo stile di Monicelli.

Dopo aver giudicato la borghesia (Un borghese piccolo piccolo) la politica (Vogliamo i colonnelli) e i valori patriottici (La grande guerra), il regista romano tocca l’ultimo pilastro della società italiana, cioè la famiglia. La descrive nel suo lato più comune, provinciale, gretto: gli uomini che giocano a carte, vanno a caccia, parlano di calcio e politica; le donne pettegolano, cucinano, parlano di malattie e “vip”. Una famiglia che è costretta ad essere tale, ma che non si sente unita. Pronta a rinfacciare, a seguire cognati, a corteggiarne altri, che fino all’ultimo non ammette la propria natura. Una famiglia che si distrugge a forza d’ipocrisie che, fino alla fine, rimangono in essa e non le permettono di cambiare: si è nascosta, si è scoperta e seguiterà a nascondersi, perché è meglio così.

A salvarsi sono gli anziani e i piccoli.

Saverio e Trieste sono i classici vecchietti di paese: lei bassa e po’ tonda, sorridente e con lo spirito da “mamma chioccia”; lui sempre incollato alla televisione, con la pancetta e, ormai, affetto da una forma di demenza senile. Il piccolo Mauro, narratore della vicenda, è, come sempre nei bambini, la purezza: non vede malizia, né la ridicolaggine (si pensi alla scena di Saverio in grande uniforme da carabiniere). I bambini e gli anziani si dimostrano migliori degli adulti. La scena della ludicità sulla neve ce lo dimostra: adulti che mostrano la loro vera natura di “sempre figli” che giocano e bevono sulla neve, mentre gli anziani li guardano davanti al portone e i giovani li osservano dal balcone.

Parenti Serpenti

La denuncia va anche alla realtà di paese.

In questo piccolo borgo, esistono personaggi che rendono tutti macchiettistico: la venditrice di occhiali con problemi di vista, l’avvocato omosessuale con la bella e invidiata moglie, la ‘donna di mondo’ che aiuta i militari a rendere la leva meno dura e così via. Si arriva poi alla denuncia di quell’istituzione che fa dei valori famigliari un pilastro, cioè la Chiesa. Simbolica la scena della messa della vigilia, dove tutti vanno perché a messa si deve andare, altrimenti la gente parla…Il prete, nella sua omelia, parla di accogliere la parola di Dio, ma, quando i fedeli si apprestano a baciare i piedi della statuetta del piccolo messia, alla fine di ogni bacio, l’ecclesiastico pulisce con un fazzoletto dove i fedeli hanno posato le labbra.

Dal punto di vista tecnico, Parenti Serpenti è molto teatrale, tanto da rispettare le tre unità aristoteliche. Rare e, ai fini della storia, inutili riprese esterne, si concentra tutto nella casa degli anziani, quindi un unico ambiente. L’azione è lineare e rispecchia un’unità di tempo. Teatrale è la formazione degli attori, che coralmente e singolarmente ci mostrano i lati più cinici delle figure familiari. A partire da Paolo Panelli (Saverio) che è stato un nome forte nei teatri dagli anni ’50 fino alla morte; passando per Pia Velsi (Trieste), Alessandro Haber e Cinzia Leone, e terminando con Marina Confalone e Tommaso Bianco, formati nella compagnia di Eduardo De Filippo.

3 motivi per vedere il film:

– Paolo Panelli, durante il suo ultimo sforzo cinematografico

– Cinzia Leone e Marina Confalone, sempre in lotta nel film e nella bravura della gestione dei loro personaggi

– La regia di Monicelli che rappresenta bene, nella scelta dei dialoghi e dell’atmosfera, un distacco tra generazioni

Quando vedere il film:

E’ una commedia grottesca, per cui fa tanto ridere, quanto riflettere. Sicuro non durante il periodo di Natale: fa dubitare anche di chi ci accompagna ogni giorno. “A primavera, se Dio vuole, quando la stagione – e il cuore, aggiungo io – si riscalda“. (cit. del film)

Francesco Fario

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Francesco Fario
Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"

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