Lenin sul treno: viaggio nel passato, destinazione storia

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Lenin sul treno è il racconto di pagine di un avvenimento irripetibile, quello della Rivoluzione russa, che proprio quest’anno compie cento anni.

Di cosa parla

Inverno 1915. La prima guerra mondiale è cominciata da poco più di un anno. Da una parte gli Imperi centrali, dall’altra gli Stati dell’Intesa. Il conflitto, però, latita, stagna nelle maleodoranti trincee, fra morti, pidocchi, solitudine e speranze. La guerra lampo, la blitzkrieg agognata dai tedeschi e teorizzata, per la prima volta, da Alfred von Schlieffen, a diciassette mesi dai primi fuochi, è, oramai, soltanto un’inutile chimera.
A Berlino la piega che la guerra ha preso preoccupa e non poco. Il duplice impegno militare sui due fronti, quello occidentale e quello orientale, che un secolo prima era stato fatale a Napoleone, non è più sostenibile. Il rischio è la sconfitta e questa possibilità il Kaiser non la ipotizza neanche, significherebbe il suo personale tramonto e quello del Reich.

L’unica via d’uscita è a Pietroburgo. Se, infatti, la Russia zarista uscisse dal conflitto, la Germania potrebbe concentrare tutte le proprie armate a Ovest e le possibilità di vittoria finale sarebbero senza dubbio maggiori. Perché ciò accada, però, è necessario che l’autocrazia zarista cada. Pensare, però, che il titubante Nicola II, sempre più manovrato dalla subdola personalità della moglie Alessandra, decida di tirare fuori il proprio paese da una guerra che sta mietendo milioni di vittime, senza considerevoli successi, è un’eventualità pari a zero.

Servirebbe una rivoluzione, un movimento generale che portasse al crollo del regime dello Zar e, di conseguenza all’uscita anzitempo dal conflitto del gigante dai piedi d’argilla. E la rivoluzione, inaspettatamente arriva. Al netto delle analisi degli esperti diplomatici di tutta Europa, che non ritenevano possibile un rovesciamento del regime, almeno in tempi brevi, il regime zarista nel febbraio del 1917 cade, implodendo su stesso, stretto nella morsa fatale della rivolta popolare e dell’appoggio fondamentale delle forze armate di stanza nelle principali città russe.

Lenin, il futuro leader della Rivoluzione d’Ottobre, come altri settemila esuli russi in Svizzera, viene a conoscenza della caduta dello Zar. Non è del tutto contento, però, perché il nuovo governo, guidato dal Principe Lvov e in cui sta emergendo sempre più la stella di Kerenskij, non è quello che auspica.

«Abbiamo bisogno di uno stato» scrisse Lenin alcuni giorni dopo la caduta di Nicola II, «ma non del tipo che serve alla borghesia, con organi di governo che consistono nella polizia, nell’esercito e nella burocrazia.»

Lenin, dal suo esilio di Zurigo, dove passa le giornate immerso in letture di voluminosi saggi e fra numerose carte che sono il preambolo di uno dei suoi saggi più famosi, L’Imperialismo, fase suprema del capitalismo, scalpita. Comprende che è giunta l’ora di rientrare in patria, che il tempo stringe, che ogni giorno trascorso, equivale a dare sostegno all’odiato socialdemocratico Kerenskij, «una balalaika suonata per ingannare i lavoratori e i contadini.»

Ma tornare in Russia è quasi impossibile. I governi di Inghilterra e Francia non lo potrebbero mai consentire. L’unica possibilità, seppur assurda, è raggiungere la Russia attraverso la Germania. Significa, e questo Lenin lo sa bene, scendere a patti con il diavolo, ma la rivoluzione val bene una messa.
Questo è il lungo, complesso, storico antefatto che portò il 3 aprile 1917 Vladimir Il’ic Ul’janov, per tutti Lenin, a salire su un treno destinazione finale Russia, con capolinea la Storia.

Alle vicende che faranno da humus a uno degli eventi storici più importanti e decisivi del secolo scorso, al fitto sottobosco diplomatico e dei servizi segreti che fecero da quinta alla prima guerra mondiale e al rientro in treno di Lenin dalla Svizzera alla Russia, che fu fondamentale per i destini della rivoluzione, è dedicato il saggio di Catherine Merridale, edito da Utet, per la traduzione di Francesco Graziosi dal romanzesco titolo Lenin sul treno.

Pur trattandosi di un libro di storia, con un notevole apparato bibliografico e fotografico, scritto da una apprezzata professoressa che ha insegnato a Cambridge, Bristol e Londra ed esperta di Russia, Lenin sul treno si legge, tuttavia, come un avvincente romanzo, come una spy story, che non ha nulla da invidiare ai celebri libri di Ian Fleming o John Le Carrè.

Dimenticate, quindi, alcuni verbosi libri di storia, e tuffatevi nelle pagine di questo coinvolgente saggio che fidatevi, non vi deluderà.

3 aprile 1917 Zurigo, Svizzera. Un anonimo cittadino russo, vestito come un comune cappello borghese, il famoso berretto che tanto lo rese celebre lo indosserà soltanto all’arrivo a Pietrogrado, sale fra l’indifferenza generale su di un treno che di lì a poco inizierà a sferragliare, diffondendo nell’aria fredda sotto il cielo elvetico anelli di nero fumo, destinazione Russia, destinazione Storia.
Sette giorni e sette notti a bordo di un treno piombato, con il decisivo beneplacito tedesco, attraverso paesi fra loro diversi, passando per campi segnati da una guerra, la Prima, che sta inesorabilmente piegando l’Europa.

Scritto con accuratezza e rigore ma anche con il tipico humor anglosassone, Lenin sul treno, “un gioiello tra i libri di storia”, come lo ha definito David Aaronovitch del Times. Oltre duecento pagine, in cui la vicenda umana e personale di Lenin si dipana all’ombra della storia di un paese che si apprestava, di lì a poco, a vivere I dieci giorni che sconvolsero il mondo. E allora non resta che leggerlo, perché, fidatevi, Lenin sul treno vi stupirà, convincendovi, alla fine del viaggio, che le storie più emozionanti non sono quelle inventate dalle fantasiose penne di grandi scrittori, ma quelle vissute quotidianamente dagli esseri umani.

Maurizio Carvigno

Maurizio Carvigno
Nato l'8 aprile del 1974 a Roma, ha conseguito la maturità classica nel 1992 e la laurea in Lettere Moderne nel 1998 presso l'Università "La Sapienza" di Roma con 110 e lode. Ha collaborato con alcuni giornali locali e siti. Collabora con il sito www.passaggilenti.com

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