“Una famiglia mostruosa”: la commedia fantasy italiana

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“Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo” scriveva Lev Tolstoj nel famoso incipit di Anna Karenina. Dopo aver visto Una famiglia mostruosa mi verrebbe da dire che ogni famiglia ha i suoi mostri da nascondere anche se essi trovano sempre il modo di uscire. 

Il film di Volfango De Biasi, nei cinema dal 25 novembre, tinge la commedia degli equivoci di elementi fantasy e horror creando un prodotto divertente e godibile pur con tutti i suoi limiti narrativi. Non si può certo dire che sia un prodotto imperdibile, ma di certo è aria fresca nel panorama cinematografico italiano che nei periodi natalizi del passato proponeva soprattutto cinepanettoni. 

Il cast può contare su attori e attrici in gamba che sanno dare colore alla scena contribuendo al tono comico delle stesse. Tra loro, ottime le performance di Massimo Ghini, Ilaria Spada e Pasquale Petrolo, al secolo Lillo.

La trama di Una famiglia mostruosa

Luna e Adalberto (Cristiano Caccamo e Emanuela Rei)sono due giovani innamorati che vivono felicemente la loro relazione anche se lei ignora che il suo ragazzo sia, in realtà, un lupo mannaro. Quando Luna rimane incinta, Adalberto teme che il bambino possa essere come lui e porta la fidanzata a casa dei genitori per interrogare lo specchio magico Sirio a riguardo. La famiglia di Adalberto è formata dal padre vampiro (Massimo Ghini), dalla madre strega (Lucia Ocone), da una baby vampira (Sara Ciocca), adolescente da più di 200 anni e da uno zio (Paolo Calabresi) con solo metà del cervello. C’è anche una nonna fantasma che vaga per le stanze.

Arrivati alla villa, la madre di Adalberto darà del filo da torcere alla coppia non accettando l’unione tra suo figlio e un’umana. Alla fine, la ragazza arriverà a scoprire la vera identità della famiglia e tenterà la fuga, chiedendo aiuto alla sua famiglia di origine. Quest’ultima si precipiterà nella villa per cercare di sistemare le cose. I genitori di Luna non hanno poteri speciali; si sono arricchiti grazie ad affari illeciti, ma nonostante i soldi risultano poco eleganti e poco capaci di filtrare i loro pensieri. Il fratellino, invece, è un ragazzo timido e socialmente emarginato. 

Gli incontri tra le due famiglie daranno vita a una serie di siparietti comici durante i quali Luna e Adalberto dovranno arrivare a capire se il loro amore può sopravvivere o meno a questa situazione. 

Un film sulla famiglia e sulla diversità

La cosa che trovo più interessante del film è proprio l’idea di raccontare la complessità di alcune dinamiche familiari attraverso la metafora della “mostruosità”. Mostruosità che nel caso della famiglia di Adalberto è oggettiva, nel caso di quella di Luna è di tipo etico e morale. Entrambi i ragazzi hanno tentato di fuggire le loro origini vergognandosi dei loro genitori. In modo simpatico e divertente, ci viene raccontato lo scontro generazionale tipico di molte famiglie: genitori che proiettano la loro visione del mondo sui figli e quest’ultimi che scappano e cercano di liberarsi da quei legami avvertiti come catene. Alla base di tutto c’è sicuramente l’amore, ma trovare un modo per amarsi senza farsi del male non è sempre così semplice.

Le cose diventano ancora più complicate quando le dinamiche di una famiglia iniziano a intrecciarsi con quelle di un’altra. Ed è qui che entra in gioco il secondo grande tema portato avanti da Una mostruosa famiglia: l’incontro con chi è diverso. Il film ci dà dei protagonisti sovrannaturali, che si nascondono per paura di essere cacciati. Qui l’altro è di fatto il mostro, quello di cui si ha paura e che si fatica ad accettare perché si sente il bisogno di difendersi. Tuttavia, anche la famiglia umana si rivela essere discutibile dal punto di vista morale, tant’è che l’antipatia è bidirezionale.

Accettare qualcuno che è diverso significa accettare che il mondo potrebbe essere altro da quello a cui siamo abituati, che esistono punti di vista lontani dal nostro ugualmente validi. Bisogna aprire i propri orizzonti e trovare una motivazione più profonda. Nel caso dei genitori del film, la voglia di venirsi incontro è data proprio dall’amore che trionfa come in ogni commedia che si rispetti.

Semplice, ma divertente

Una famiglia mostruosa è divertente da guardare. Intrattiene e comunica i suoi temi in maniera leggera, ma chiara. Tuttavia, ha i suoi limiti.Tante scene sembrano già viste, i personaggi sono più tipi che non persone data la mancanza di spessore psicologico e ci sono alcune scelte narrativa un po’ buttate là. Il balletto sulle note di Tintarella di luna sfiora il nonsense e molte scene sono fini a loro stesse.

C’è da dire che se questo deve essere il nuovo tenore delle commedie italiane, ben venga. Almeno c’è la volontà di fare qualcosa di nuovo e di sperimentare con i generi.

Da vedere per passare una serata in allegria e spensieratezza.

Federica Crisci

Federica Crisci
Sono laureata Lettere Moderne perché amo la letteratura e la sua capacità di parlare all'essere umano. Sono una docente di scuole superiori e una SEO Copy Writer. Amo raccontare storie e per questo mi piace cimentarmi nella scrittura. Frequento corsi di teatro perché mi piace esplorare le emozioni e provare a comprendere nuovi punti di vista. Mi piace molto il cinema, le serie tv, mangiare in buona compagnia e tante altre cose. Passerei volentieri la vita viaggiando in compagnia di un terranova.

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