La felicità domestica. Un Tolstoj intimo e segreto

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La felicità domestica di Lev Tolstoj è uno dei romanzi meno noti dello scrittore russo ma foriero di incredibili sorprese.

Perché fra le pagine di questo libro si scova il Tolstoj più intimo e segreto, nascosto tra le pieghe di una storia che ha il sapore del racconto autobiografico.

«A me sembrava che noi due insieme saremmo stati infinitamente e tranquillamente felici. E non che avessi di mira viaggi all’estero, la società, il viver brillante; ma anzi, un ben altro genere di vita, pacifico, tutto famiglia, tutto campagna, in perpetua dedizione di sé, in perpetuo vicendevole amore e in perpetua consapevolezza di una benigna e soccorrevole Provvidenza».

Lo scorso 18 gennaio, a distanza di novant’anni dalla prima edizione italiana, la casa editrice romana Fazi ha dato alle stampe La felicità domestica di Lev Tolstoj, scritto nel 1859. Il libro, a partire dalla bellissima copertina, non delude certo i fan di uno dei mostri sacri della letteratura mondiale, restituendo appieno la forza narrativa unica di Tolstoj.

La trama è apparentemente semplice ma proprio per questo calzante. Mascia, una giovane donna rimasta orfana da diciassette anni, trascorre le sbiadite e monotone giornate nelle silenziose stanze di una casa della campagna russa, in compagnia della sorella minore, Katia, e della governante. Ma quel freddo, che sembra infiltrarsi attraverso i spiragli della vita, improvvisamente si arresta sulla soglia di una calda e inattesa visita di un vecchio amico di famiglia, Serghièi.

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Questi, in quella grande e vuota casa di campagna, ritrova una donna, dopo aver lasciato, a suo tempo, una capricciosa bambina.

La corteggia lentamente, tessendo sapientemente una fitta tela in cui Mascia inevitabilmente cade. Fra i due, nonostante le differenze non siano poche, a partire dall’età, ben vent’anni, scoppia la scintilla dell’amore che arde rapida conducendoli all’inevitabile matrimonio. Sembra un finale scritto, da favola, specie quando la coppia lascia l’anonima e silenziosa campagna per la scintillante e vibrante città di San Pietroburgo. E proprio in quel mondo di lucidi cristalli, che riflettono pezzi infiniti di vite, il loro matrimonio naufraga, appesantito dalla quotidianità, portato nel fondo limaccioso dalla zavorra dell’incomprensione, dal peso inatteso della vita quotidiana.

Attraverso la tipica scrittura di Tolstoj, qui nella traduzione di Clemente Rebora, lo scrittore russo ci propone un argomento da sempre oggetto di attenzione, attraverso la lucida analisi di una donna, Mascia.

Proprio il taglio femminile è la principale cifra di questo piccolo romanzo, che narra l’evoluzione o se vogliamo l’involuzione del sentimento più tipico dell’essere umano: l’amore.

 

Un libro al femminile, moderno e attuale che porta sulla scena la forte fragilità di una donna che anticipa quella ancora più dirompente di una delle più grandi eroine di sempre: Anna Karenina. Un romanzo per esplorare, attraverso la prosa di Tolstoj, i meandri oscuri del matrimonio; per cercare di comprendere se davvero una delle istituzioni umane più ataviche rappresenti, alla fine dei giochi, la tomba dell’amore, l’inevitabile dazio da pagare ad Eros in cambio di rapide emozioni.
Un romanzo, forse, fra i più autobiografici di Tolstoj che nel suo Diario scriverà:

«Sono meschino e insignificante, e quel che è peggio, lo sono diventato dopo aver sposato la donna che amo.»

 

Maurizio Carvigno

Nato l'8 aprile del 1974 a Roma, ha conseguito la maturità classica nel 1992 e la laurea in Lettere Moderne nel 1998 presso l'Università "La Sapienza" di Roma con 110 e lode. Ha collaborato con alcuni giornali locali e siti. Collabora con il sito www.passaggilenti.com

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