Tuo, Simon: l’omosessualità, che scalpore!

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Tuo Simon, adattamento cinematografico del romanzo per giovani adulti di Becky Albertalli Non so chi sei ma io sono qui, è la prima teen comedy sull’omosessualità. Arriva nel 2018 forse per mettere un punto, per chiudere un cerchio, per affermare che alcune questioni sono state davvero superate.

Dieci anni fa sarebbe stato impensabile proporre sul grande schermo un film con protagonista un adolescente che ha paura di rivelare a famiglia e amici di essere gay. Oggi la pellicola non è altro che un punto di arrivo.

Sicuramente la trama mette in luce non solo il disagio che il giovane prova nel rivelarsi, ma anche quello delle persone che lo circondano, a partire dai suoi genitori, che, a dirla tutta, sono parecchio surreali. Non ho ben capito se l’idea di proporre una famiglia perfetta (con tanto di sorellina minore mini-masterchef) sia stata voluta per evidenziare il fatto che non esiste un concetto di “normalità” o di “perfezione”, ma è tutto abbastanza fastidioso.

Del film, ad ogni modo, sono interessanti due aspetti. Il primo è che spesso il nostro pensiero viene ingigantito dalla paura di non essere accettati. Questo ci porta a nasconderci e a soffrire molto. Per questo Simon, nonostante sia pieno di amici, riesce a sfogarsi solo via email con un ragazzo della sua scuola che ha dichiarato di essere gay, ma di cui non conosce la vera identità. Il secondo aspetto è che purtroppo la nostra cultura ha assimilato una serie modi di dire che vengono ripetuti a oltranza senza senso. Il machismo ha diffuso l’idea che un uomo debba essere forte e duro, per questo motivo alla prima debolezza scatta la battuta: ma che sei frocio? Lo stesso padre di Simon se ne esce più volte con delle battute pessime per poi sentirsi uno schifo quando il figlio afferma la propria omosessualità.

In sé Tuo, Simon non è nulla di incredibile. Ho trovato gli attori abbastanza insulsi (comprese la celebre Jennifer Garner e la neo star Katherine Langford, già nota per la serie tv Netflix Tredici) e la trama poco stimolante.

Ci sono alcuni spunti divertenti che fanno sorridere e che soprattutto vanno a giocare con il già menzionato concetto di normalità, ma per il resto penso si possa affermare che questo film serva soprattutto a delineare il confine che è stato oltrepassato. Pregiudizi o no, essere omosessuali oggi significa poter scegliere di dirlo senza generare troppo scandalo. Ci saranno sempre delle difficoltà, ma come nella vita di tutti.

Ci sarà sempre chi giudica, chi rifiuta, chi calpesta, a prescindere dall’orientamento sessuale. L’apertura importante è quella sul piano dei diritti, ma è chiaro che non sia il focus principale della vita di un adolescente, interessato solamente (e giustamente) a vivere la prima cotta in tutta libertà. Perché poi alla fine dei giochi la questione è sempre quella. Amare e essere amati. Che si tratti di un  partner, della famiglia, o dell’intera società.

 

Alessia Pizzi

Alessia Pizzi
Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista Pubblicista, Consulente di Digital Marketing, ma soprattutto fondatrice di CulturaMente: sito nato per passione condivisa con una squadra meravigliosa che cresce (e mi fa crescere) ogni giorno!

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