Top Gun: Maverick: l’emozionante ritorno tra i cieli di Tom Cruise

top gun maverick 2022 recensione

Sono passati 36 anni da quando un giovanissimo Tom Cruise calpestava l’asfalto delle piste del Top Gun con quel suo sorriso beffardo, scaldando i motori per diventare una delle stelle più affermate di Hollywood. Oggi, a 59 anni suonati, l’instancabile attore torna a sedere nell’abitacolo di un aereo caccia per compiere un’altra “Mission Impossible”: convincere il pubblico di non essere di fronte all’ennesimo sequel non richiesto e, per di più, oltre tempo massimo.

Per quanto possa essere iconico il film del compianto Tony Scott, rivedendolo oggi non può che saltare immediatamente agli occhi quanto sia una narrazione figlia di quei roboanti anni ’80 reaganiani, nonché una celebrazione della bandiera a stelle strisce che oggigiorno non può più funzionare. Sembra saperlo molto bene la produzione, qui capitanata da un Tom Cruise dal grande potere decisionale, che compie inaspettatamente tutte le scelte giuste, regalandoci un lungometraggio tanto adrenalinico quanto emozionante, perfettamente bilanciato tra presente, passato e futuro.

È tempo di una nuova missione

Pete “Maverick” Mitchell (Tom Cruise) è una leggenda vivente pluridecorata che, nonostante le continue pressioni, rifiuta categoricamente ogni promozione. Invecchiato, ma con la costante propensione alla disobbedienza, al Capitano di vascello Mitchell viene ordinato di tornare alla scuola di combattimento per piloti della Marina Militare Statunitense: la Top Gun.

Una volta arrivato scoprirà che il suo compito non è quello di recarsi personalmente in una nuova missione ad alto rischio, ma di preparare i migliori piloti dell’esercito statunitense a portarla a termine. Tra i giovani Top Gun vi è anche il figlio del suo ex navigatore e amico “Goose“, tristemente scomparso in un incidente aereo. Bradley “Rooster” Bradshaw (Miles Teller) non prende di buon grado il fatto che Maverick sia stato designato come suo insegnante, ma i due dovranno trovare un punto d’incontro o la missione si tramuterà in un massacro.

Non il solito blockbuster

Top Gun: Maverick è un film di miracoli, dentro e fuori dallo schermo. Lo spegnimento delle luci in sala è seguito dall’avvento dei titoli di testa capaci di riportare in un istante, come una vera e propria macchina dal tempo, a quel lontano 1986. Vengono riprese quasi pedissequamente le fasi iniziali: dall’insubordinazione di Mav, alla chiamata per il Top Gun, al primo goliardico incontro tra allievi e futuro insegnante alla vigilia della prima lezione. Esattamente come nel film di Tony Scott. Eppure, con l’incedere della narrazione, ci si rende conto di non essere di fronte a un sequel qualunque ne tantomeno alla semplice riproposizione del film originale in chiave moderna.

La visione del regista Jospeh Kosinski, già collaboratore di Cruise nel sottovalutato Oblivion, si sposa perfettamente con la sceneggiatura di Christopher McQuarrie che pone Maverick tra due fuochi con una tridimensionalità inedita. Da un lato dovrà vedersela con le ferite non ancora rimarginate di un passato che non ha avuto il coraggio di affrontare a viso aperto. Centrale in questo senso risulterà il ruolo della new-entry Rooster, interpretato dal sempre più convincente Miles Teller. Il loro rapporto, costellato da non detti e fraintendimenti, avrà un’evoluzione organica e credibile capace di innalzare notevolmente il valore emotivo del narrato, discostandosi dal banale rimpasto generazionale che affligge numerosi franchise.

Infatti, non si vuole mentire sulla non più giovane età del leggendario pilota che dovrà inevitabilmente anche fare i conti con l’inesorabile trascorrere degli anni. Maverick non è più una prima scelta e sa bene che il tempo passato tra le nuvole è superiore a quanto ne ha ancora davanti a sé. Le sue decisioni e le sue ribellioni, saranno dunque dettate non più dalla sfrontatezza della gioventù, ma in funzione di un insegnamento da tramandare o un’occasione da non sprecare. In questo secondo caso, è fondamentale il personaggio della vecchia fiamma Penny, interpretata da una stupenda Jennifer Connelly, perfetta per rappresentare la possibilità di una nuova vita ricca di speranza.

Dovremmo chiamarlo Maverick o Tom?

Tuttavia, i pregi di una scrittura di rara fattura per un blockbuster di questa portata non finiscono qui. Tre diversi superiori del protagonista si prestano, nelle loro azioni e nelle loro parole, a un’interessante chiave meta-cinematografica che inesorabilmente andrà ad accostare l’attore al suo alter-ego.

L’ultima star di Hollywood e l’ultimo pilota abile nel dogfight aereo verranno simultaneamente etichettati da un Ed Harris magnetico come: “razza in via d’estinzione”. Basti pensare alla roboante entrata in scena, a bordo di un elicottero brandizzato Top Gun, della star sul red carpet di Cannes 2022 per rendersene conto. Che piaccia o meno, Tom Cruise rappresenta una tipologia di celebrità che sembra destinata a sparire ma.. non oggi. C’è ancora chi che crede che il Capitano di vascello Mitchell/Cruise abbia ancora qualcosa da dare, un’eredità che qualcuno potrà continuare ad ammirare e che, si spera, qualcuno raccoglierà. Nel film questa figura è rappresentata da Tom “Iceman” Kazinsky, l’ex compagno interpretato da un Val Kilmer che siamo felici di rivedere.

Eppure, nonostante la sponsorizzazione di un pezzo grosso come Ice (nella finzione) e di un budget di 150 milioni di dollari (nella realtà) c’è chi ancora nutre qualche dubbio su quest’ennesimo revival anni ’80 e sul ritorno di Maverick alla Top Gun. Il Vice Ammiraglio “Cyclone” Simpson (Jon Hamm) è la rappresentazione proprio di quel pubblico da conquistare, scettico d’innanzi all’ultima fatica di Cruise & Co., che non potrà però che ricredersi di fronte a un’esperienza cinematografica totalizzante come Top Gun: Maverick si rivelerà essere.

Il realismo prima di tutto

Dopo averlo visto aggrapparsi a un aereo in fase di decollo (M.I. – Rogue Nation), fare freeclimbing senza rete di sicurezza (M.I. 2), rimanere appeso sul Burj Khalifa di Dubai (M.I. – Protocollo Fantasma), sembra impossibile stupirsi nuovamente di fronte all’ennesimo stunt di Tom Cruise. Eppure, nonostante si tratti di un film “Cruise-centrico”, questa volta lo spericolato attore trascina con sé anche i suoi giovani colleghi. Limitando all’essenziale l’utilizzo della computer grafica, in favore di un’esperienza più autentica e immersiva per chi guarda, la star hollywoodiana ha voluto che gli attori venissero addestrati per essere ripresi realmente all’interno degli abitacoli degli F-18 in svariate fasi del volo. Miles Teller, Glen Powell e compagni si sono dunque sottoposti a un training intensivo di tre mesi per imparare a volare in autonomia, per sopportare la forte accelerazione e, nel frattempo, gestire le camere IMAX montate all’interno degli abitacoli (Dunkirk docet). Ci sono veri aerei caccia che compiono le più disparate azioni in volo, veri G e autentica velocità.

Nonostante sia un film con svariati sottotesti per un blockbuster canonico, l’azione non manca ed è di un livello qualitativo estremo. Collezionando più di 800 ore di girato, superando dunque il record della trilogia Il Signore degli anelli, a Konsinki va dato il merito di aver posato sempre la camera nel posto giusto, gestendo magistralmente il ritmo di un lungometraggio che, minuto dopo minuto, diventa sempre più appassionante. Un montaggio incalzante ma mai schizofrenico, insieme a un comparto sonoro straordinario, tengono lo spettatore inchiodato alla poltrona e con il fiato sospeso in ogni ripresa aerea, quasi fosse lui ai comandi del velivolo. Un terzo atto al cardiopalma, tanto adrenalinico quanto emozionante, è la degna conclusione di uno dei migliori blockbuster degli ultimi decenni e non solo: siamo dalle parti dei migliori sequel di sempre.

Il ritorno a casa sarà dolcemente cullato dalla voce di Lady Gaga che firma con Hold My Hand una colonna sonora d’eccezione, capace di richiamare le indimenticabili vibes dell’iconica Take My Breath Away. Ciononostante, il desiderio è quello di restare in sala ancora qualche momento d’innanzi a quello che potremmo definire vero e proprio un miracolo, realizzato con passione e competenza. Un atto d’amore per il cinema e per la sala cinematografica, che suona tanto come l’eredità di una movie-star immortale: Tom Cruise.

Michele Finardi

IL VOTO DEL PUSHER
Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Area tecnica (trucco, costumi, luci, effetti speciali)
Michele Finardi
Planner di salotti cinefili pop fin dalla tenera età, vorrei disperatamente vivere in un film ma non riesco a scegliere quale!
top-gun-maverick-2022-recensioneA 36 anni dal primo capitolo, "Top Gun: Maverick" diventa uno dei migliori blockbuster recenti, nonché uno dei migliori sequel in assoluto della storia del cinema (action e non). Un Tom Cruise's Movie a tutti gli effetti dove, tra finzione e meta-cinema, i punti in comune con il suo alter-ego sono innumerevoli. Perfettamente bilanciato tra omaggio e naturale evoluzione dei protagonisti, la pellicola è un'esperienza di cinema totalizzante, ricca di adrenalina ed emozionante. Le stupefacenti riprese aeree portano lo spettatore lontano dalla poltrona della sala, all'interno di quei piccoli abitacoli a chissà quanti metri dal suolo. "Top Gun: Maverick" è molto di più di quanto potessimo soltanto immaginare.

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