La Guerra Di Domani: un futuro vecchio di 30 anni

Chris Pratt pronto a sparare agli alieni
CHRIS PRATT, EDWIN HODGE, and SAM RICHARDSON stars in THE TOMORROW WAR

Titolo originaleThe Tomorrow War
Regia: Chris McKay
Soggetto e sceneggiatura: Zach Dean
Cast principale: Chris Pratt, Yvonne Strahovski, J.K. Simmons, Betty Gilpin
Durata: 140′
Nazione: U.S.A.
Anno: 2021

Nel trentennale di Terminator 2 era proprio necessario un film che ribaltasse l’idea della saga di James Cameron, facendolo male e ibridandola con mille altri film, ma senza prendere niente di buono da nessuno?
No. Per un sacco di motivi ovvi vedendo La Guerra di Domani. Ma soprattutto perché già lo stesso T2 era un ribaltamento completo del primo capitolo di Cameron: Schwarzenegger-Terminator-T800-cattivo diventa buono, Sarah-Connor-ragazza-timida-col-venerdì-sera-sempre-libero diventa una che mena come un fabbro, il Terminator-T1000-vero-cattivo è un magrolino fluid (una fluidità da Oscar).
Forse per omaggiare l’anniversario, questo pseudo remake inverte il senso di marcia e si proietta esattamente a trent’anni da oggi.

Un cinema di ribaltamenti, come i viaggi nel tempo

In La Guerra di Domani i rovesciamenti sono di altro tipo: l’umanità sta perdendo una guerra nel 2051 contro un esercito di alieni, ma dal futuro non tentano di alterare il passato. Anzi, prestando una inconsueta attenzione al verificarsi di paradossi, richiedono al presente soldati in massa, da spedire a morire in un conflitto non loro con un servizio di leva obbligatorio.
E nella Terra del 2021, dove è difficile far pagare le tasse o convincere alla vaccinazione, la popolazione accetta la richiesta di andare a morire nel futuro senza fare troppi drammi.
E fin qui poteva pure essere, a patto che… vedremo poi.

Ma il ribaltamento vero è emotivo. Solitamente nei drammi di guerra il conflitto generale si riflette nei rapporti e le contraddizioni interiori dei protagonisti, fino agli estremi di epica-intimistica visti in Il Paziente Inglese o Le Crociate.
In La Guerra di Domani è tutto il contrario. Le tensioni quotidiane si proiettano sulle dinamiche di una guerra epocale e finalmente gli scellerati adulti del 2021 si prenderanno “in presenza” la responsabilità di fronte ai propri figli, a cui stanno rovinando la vita e uccidendo il pianeta. Non semplicemente facendo la raccolta differenziata, ma gettandosi nel tunnel temporale e andando a combattere per il loro futuro.
E anche questo ci poteva stare, sempre a patto che…ora ci arriviamo.

Contro chi si combatte?

È stato generoso definirli un esercito di alieni. In realtà sono una mandria di mostri, che potrebbero essere spazzati via facilmente da un avversario ben organizzato. Quindi figuriamoci una forza armata capace addirittura di viaggiare nel tempo. Esseri militarmente impegnativi quanto un rinoceronte inferocito, senza un piano, una strategia, mossi solo da una furia scombinata.

Il protagonista è un insegnante di scuola con esperienze militari. Nel presente, in classe, nessuno studente lo calcola. Ma appena arriva nel futuro sfodera un carisma pazzesco e inizia a comandare i soldati meglio di John Connor (capo della resistenza nella saga di Terminator – Nota per i Non Specialisti).
Ma persino questo poteva passare. A patto che… Ecco, a patto che tutto ‘sto casermone non si prendesse sul serio e si abbandonasse serenamente alla sua natura di film scassatuttoebbasta.

Invece La Guerra di Domani cerca la drammaturgia, insegue le emozioni, ambisce alla sfaccettatura e lo fa gonfiandosi in una durata da pachiderma. È una bestiamostro aliena che saprebbe solo caricare, ma si vuol far passare per un combattente smaliziato. Chi ci potrebbe cascare, oltre ai soldati del 2051?

L’assemblaggio della Guerra di Domani è semplice

Dentro troviamo lo scheletro narrativo di Terminator, che è una cosa serissima, sì, ma secondo una spaccona concezione heavy metal, sacrale e truce (Hasta la vista, baby!)

Fuori la scocca di Starship Troopers. L’equilibrio perfetto fra azione, retorica bellicistica e presa per il culo (di cui questo film sarebbe vittima).

Al centro Chris Pratt precettato direttamente dai Guardiani della Galassia o da Jurassic qualcosa (ma in versione papà-preoccupato-per-la-figlia).

Intorno scenario apocalittico da Roland Emmerich, che però con pochi soldi realizza grandi immagini. Qui invece restiamo a un livello modesto. Diciamo che se Emmerich è il generico (nel senso di un farmaco) di James Cameron, con La Guerra di Domani siamo al corrispettivo discount di Emmerich.

Infine qua e là i mostri dal design rubacchiato (bene, questo sì) un po’ da chiunque. Insetti con la texture da rettili, dotati di code simili ai tentacoli della Guerra dei Mondi, ma capaci di sparare caccole d’osso. Si arrampicano e corrono velocissimi (gli assalti di massa alle strutture industriali a fine film vanno restituiti a World War Z), ma sono abbastanza facili da abbattere. Non fanno malinconia (come i dinosauri di Jurassic Park), non incutono timore reverenziale (come gli xenomorfi di Alien). Sono solo schifosi da uccidere e quando gli spari esplodono. Perfetti. Sarebbero stati divertentissimi da sbaragliare e invece qui non si diverte nessuno, è tutto serissimo. La scrittura procede sussiegosa, l’immagine non inventa nulla. Ovviamente c’è il solito personaggio che parla troppo (e ovviamente è di colore. In un film con una altissima componente black, sarebbe stato divertente far fare la parte del cretino a un bianco. Anzi, mostrando un po’ di temerarietà commerciale, a un cinese).

Concependo in modo più divertito le scene d’azione e le interazioni fra i personaggi, inventandosi qualcosa di più originale per i mostri e l’ambientazione e tagliando tutta la parte papà-bambinamia-amore-ti-voglio-bene-anch’io-ecc. sarebbe venuto un discreto filmetto tritatutto di 90’ minuti, col solito Chris Pratt scanzonato e un sacco di mostri.
Invece sono due ore e venti serissime, che alla fine ti fanno rivalutare la fantascienza del Sundance Film Festival, dove tutto è indie e delicato, ma almeno qualche idea interessante sull’essere umano e la vita sulla Terra te la riescono a proporre. Qui invece siamo tostissimi, ma capaci di amare e menare al di là del tempo. E convinti che voi ci crediate.

Qualcosa di buono in trent’anni di viaggi nel tempo?

Tuttavia il corpaccione mostruoso del film, quando esplode, rivela un cuore nobile: J.K Simmons. Una faccia e un corpo in grado di infondere dignità persino a una cafonata come questa. Nel ruolo di un complottista antisistema, probabilmente filotrumpiano, ma positivo, che poteva essere interessante. Purtroppo salvare dallo sconforto l’intero pianeta, nel presente e nel 2051, è stato impossibile anche per lui.

Dario Magini

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