Blade Runner: quarant’anni passati come lacrime nella pioggia

Blade runner 1982 film recensione

Io ne ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi… E tutti quei momenti andranno perduti, nel tempo, come lacrime nella pioggia.

Titolo originaleBlade runner
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: Hampton Fancher e David Webb People
Cast principale: Harrison Ford, Rutger Hauer, Sean Young, Daryl Hanna
Nazione: U.S.A., Hong Kong
Anno: 1982

Blade Runner, cult del cinema di fantascienza, è uno dei maggiori capolavori di Ridley Scott.

Uscito nel 1982, quest’anno Blade Runner compie quarant’anni. Nel frattempo, sono uscite altre versioni del film.

La sceneggiatura è tratta da un romanzo di Philip K. Dick del 1968, dall’evocativo titolo “Do androids dream electric sheep?”, tradotto in italiano in “Il cacciatore di androidi”. Di certo il titolo italiano è meno affascinante dell’originale, ma più affine alla trama del titolo.

Infatti, Blade Runner  è un noir fantascientifico ambientato nella Los Angeles nel 2019, in un futuro in cui le automobili volano in un cielo sempre buio, tra smog e piogge acide. Gli esseri umani hanno colonizzato altri pianeti e gli androidi – chiamati “Replicanti” – sono prodotti talmente ben fatti da essere indistinguibili dagli esseri umani. In particolare, quelli del modello Nexus 6, dotati delle capacità intellettive di un essere umano, ma fisicamente superiori. Per questo sono impiegati nelle cosiddette colonie extra-mondo come schiavi. Sono in grado di provare emozioni e hanno una memoria composta di ricordi innestati.

Poiché sulla Terra i replicanti sono illegali, l’unità di polizia “blade runner” ha il compito di catturare quelli che vi si trovano, con lo scopo di procedere al loro “ritiro”, cioè eliminarli.

Il protagonista del film è Rick Deckard (Harrison Ford) ex poliziotto, ex cacciatore di replicanti, ex killer. Gli chiedono di rientrare in servizio nell’unità, per trovare e ritirare dalla circolazione quattro Nexus 6 in fuga dalle colonie. Consapevoli di essere degli androidi, hanno scoperto di avere un tempo limitato di vita (quattro anni) e che questo tempo sta per scadere.

Durante le indagini, Rick si innamora di Rachael (Sean Young), una replicante di ultima generazione, un esperimento all’avanguardia, perché non è consapevole di essere ciò che è.

La trama di Blade Runner è in equilibrio tra noir, fantascienza e filosofia

La trama del film parte da un intreccio fantascientifico, ma diventa il pretesto per riflettere su temi esistenziali universali: il senso della vita e delle esperienze che facciamo; la paura della morte e la voglia di sfuggirne; la costruzione dei ricordi.

Infatti, sei replicanti, capitanati da Roy Batty (Rutger Hauer) sono fuggiti da una colonia extra-mondo. Arrivano a Los Angeles allo scopo di entrare nella Tyrell Corporation, che li ha prodotti, perché sanno che la loro vita sta per scadere e vogliono che quella scadenza venga rimossa. Vogliono continuare a vivere. Due di loro, però, moriranno subito folgorati.

Rick dovrà dare la caccia prima a Leon (Brion James), sfuggito durante un test per il riconoscimento dei replicanti; poi a Zhora Salome, spogliarellista in un night club che muore durante la fuga; infine a Roy Batty e Pris (Daryl Hanna), i quali riusciranno ad introdursi nella casa del Dott. Tyrell, ingegnere e titolare dell’azienda produttrice, per ritardare la data della morte. Ma sarà tutto vano, anche per l’intervento di Rick Deckard, il quale nel frattempo decide di fuggire a sua volta con Rachael, a cui ormai ha rivelato la verità sulla sua condizione e che dovrà essere ritirata. La sua vita è al termine. Sempre che questo sia vivere, esclama Gaff (Edward James Olson), collega di Rick.

Le riflessioni esistenziali permeano il film con una costante malinconia, contribuendo a caratterizzarlo come un classico noir, così come il personaggio un po’ rude, un po’ fragile dell’alcolista Deckard e l’uso, nella prima versione, della sua voce narrante con i commenti alla Philip Marlowe.

Gli spunti filosofici sono un classico delle narrazioni distopiche e Blade Runner è, probabilmente, uno dei padri dei film di genere fantascientifico degli ultimi quarant’anni. Basti pensare anche solo alla saga di Matrix.

In questo caso l’approccio filosofico è un retaggio del romanzo di Dick, da cui Hampton Fancher e David Peoples hanno tratto la loro sceneggiatura. L’acme è il monologo finale del morente Roy, interpretato magistralmente da Rutger Hauer.

Perché Blade Runner è diventato un cult?

Come sempre, anche con Blade Runner, Ridley Scott riesce a mettere d’accordo profondità tematica e spettacolarità. Probabilmente sono questi i giusti ingredienti che hanno reso questo film un vero cult.

È il miglior film fantascientifico degli anni ’80 e il migliore di Ridley Scott, secondo Morandini, che sul film ha scritto che, dopo Metropolis di Fitz Lang, Blade Runner fu il primo film a proporre “un’immagine così suggestiva e terribile con la metropoli multirazziale, modernissima e decadente, ideata dall’artista concettuale Syd Mead e dallo scenografo L.G. Paull”.

L’atmosfera unica, poi ripresa da molte altre pellicole e serie TV (tra le ultime Altered Carbon), è merito in primis della fotografia di Jordan Cronenweth, premiata, tra l’altro con il premio Bafta. Tuttavia, in molti considerano essenziale anche la colonna sonora di Vangelis e gli effetti speciali di Douglas Trumbull.

Philip K. Dick, non convinto della prima stesura della sceneggiatura, quando vide un filmato di venti minuti con gli effetti speciali dichiarò entusiasta che il mondo creato per Blade Runner assomigliava esattamente a quello che aveva immaginato per il suo romanzo.

Nonostante il grande talento dei professionisti sopra nominati e l’innegabile fascino figurativo del film, l’Academy non riconobbe alcun premio Oscar né a Scott né agli altri.

Inoltre, all’inizio il film non ebbe neanche un grande successo di pubblico. Quindi, non si rivelò poi tanto vincente la scelta della produzione di imporre al regista Scott un finale consolatorio e la voce narrante del protagonista a legare e spiegare gli avvenimenti più enigmatici. Scott, infatti, avrebbe preferito lasciar parlare solo le immagini e i dialoghi, ma la produzione era preoccupata che il film fosse poco fruibile dal pubblico, che aveva sostanzialmente bocciato la versione del regista durante gli screen test preliminari all’uscita. Quindi, si imposero dei tagli per ridurre la durata entro le due ore e la voce narrante di cui sopra.

A costruire l’immortalità del film fu il pubblico di nicchia.

Poiché il film non era di facilissima fruizione, non fu un successo al botteghino all’inizio, Tuttavia, i cinefili e gli appassionati di fantascienza e del romanzo di Dick non mancarono l’appuntamento con il capolavoro di Ridley Scott e negli anni successivi il film circolò moltissimo in home video.

La presenza fin da subito di più di una versione della pellicola l’ha resa quasi un oggetto di studio per gli spettatori più nerd.  

Infatti, è bene ricordare che di Blade Ranner esistono, ad oggi, sette versioni, che hanno reso sempre difficile ripercorrerne la trama e, soprattutto, capire una volta per tutte il vero dilemma della storia: il cacciatore di replicanti Rick Deckard è a sua volta un replicante? Nell’ambito della critica italiana, il più convinto di questa conclusione è stato Goffredo Fofi. 

Già dall’uscita nel 1982 le versioni in circolazione erano due: la Domestic Cut per il mercato statunitense e l’International Cut per le  sale del resto del mondo, che contiene scene ulteriori giudicate troppo violente per gli U.S.A. Queste versioni sono state precedute dall’originale Workprint Version, bocciata dagli spettatori degli screen test e da una versione ancora diversa proiettata solo una volta a San Diego nel maggio 1982 e conosciuta come San Diego Sneak Preview.

Il finale nella versione International Cut  era stato totalmente stravolto, risultava sbrigativo  rispetto al resto della narrazione – con cui si contraddiceva – e non ha mai convinto il pubblico che continuava a vedere e studiare il film.

Oggi questa versione è considerata non canonica, anche se ancora a disposizione sulle piattaforme streaming, perché non rispettosa dell’intenzione artistica degli autori, Ridley Scott per primo.

La versione definitiva e i sequel

Prima di arrivare alle versioni definitive approvate da Ridley Scott, Blade Runner subì ulteriori tagli nel 1986 per essere trasmesso in televisione negli Stati Uniti (la U.S. Broadcast Version).

Finalmente nel 1991 a scegliere dove tagliare la pellicola è stato chiamato il suo regista e l’anno dopo è uscita la versione conosciuta come Director’s Cut, che per la gioia dei fan ha eliminato la voce fuori campo e il conseguente effetto “spiegone”, che oggettivamente stonava. È stato modificato il finale in modo consono alla narrazione e aggiunta la scena del sogno dell’unicorno, che è considerata una delle chiavi principali per capire la vera natura del protagonista.

Infine, nel 2007 viene rilasciata la versione Final Cut, presentata alla Mostra del Cinema di Venezia, molto simile a quella del 1991, migliorata negli effetti speciali e nell’aspetto cromatico.

Blade Runner è un film talmente cult che ne sono usciti degli anime e un sequel, Blade Runner 2049, diretto da Denis Villeneuve, di cui forse non si sentiva davvero l’esigenza.

Tornerà, forse, a dirigere i cacciatori di androidi Ridley Scott, in alcuni episodi della serie TV Blade Runner 2099, che sarà prodotta da Prime Video e ambientata 50 anni dopo il film del 2017.

3 motivi per guardare il film:

  • per il monologo di Rutger Hauer;
  • perché è un capolavoro che ha influenzato esteticamente ogni film di fantascienza girato successivamente;
  • per le atmosfere notturne in cui è ambientato.

Quando vedere il film:

in un pomeriggio o una serata di pioggia, per sintonizzarvi sull’ambientazione del film e immergervi meglio nella sua atmosfera

Stefania Fiducia

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IL VOTO DEL PUSHER
Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Area tecnica (fotografia, effetti speciali, luci, scenografia))
Stefania Fiducia
Splendida quarantenne aspirante alla leggerezza pensosa. Giurista per antica passione, avvocatessa per destino, combatto la noia e cerco la bellezza nei film, nella musica e in ogni altra forma d'arte.
blade-runner-1982-film-recensioneCapolavoro di Ridley Scott che ha influenzato il cinema di fantascienza fino ai giorni nostri. Le atmosfere e lo stile del protagonista ne fanno un noir classico. Temi filosofici universali posti in un contesto futuristico e battute cult lo hanno reso immortale. Da vedere nelle due versioni, quella internazionale del 1982 e quella definitiva del 2007.

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