Che cos’è Matrix? La risposta è intorno a te, Neo. E ti sta cercando.
Titolo originale: The Matrix
Regia: Lana e Lilly Wachowski
Soggetto e sceneggiatura: Lana e Lilly Wachowski
Cast principale: Laurence Fishburne, Carrie-Ann Moss, Kaenu Reeves, Hugo Weaving
Nazione: U.S.A., Australia
Anno: 1999
Matrix, uscito nel 1999, è il frutto delle menti creative delle sorelle Lilly e Lana Wachowski.
Le sorelle hanno scritto e diretto Matrix attingendo al loro immaginario comune, composto da fumetti, cinema di arti marziali di Hong Kong, videogame violenti, fantascienza alla Philip K. Dick. Mescolando tutto ciò, hanno creato un universo cyberpunk nuovo, di grandissimo successo.
Dopo il primo film, nel 2003 ne sono seguiti altri due a stretto giro l’uno dall’altro: Matrix Reloaded e Matrix Revolution. La trilogia era conclusiva, ma – come vi ho già raccontato – il 2022 si è aperto nelle sale italiane con Matrix Resurrections, scritto e diretto, stavolta, solo da Lana Wachowski.
Morandini è il critico che senz’altro ha descritto meglio Matrix: “traboccante di effetti speciali all’avanguardia (all’epoca, n.d.r.) divertente a livello figurativo e scenografico e sul piano dell’azione, è amalgamato e ispessito da una problematica filosofica di non irrisoria profondità”.
I personaggi iconici del film hanno reso popolari attori fino ad allora poco conosciuti, ad eccezione forse di Keanu Reeves. Difficile immaginare e ricordare Carrie-Ann Moss e Laurence Fishburne in ruoli che non siano, rispettivamente, quelli di Trinity e Morpheus. Più di un attore ha rifiutato il ruolo di Neo, per cui inizialmente si era pensato a Brandon Lee, poi morto sul set de Il corvo. Non sono andati al provino Will Smith, Johnny Depp e Tom Cruise.
Le tecniche usate per produrre il film erano così all’avanguardia da fargli guadagnare quattro premi Oscar, per il montaggio, il sonoro, il montaggio sonoro e gli effetti speciali.
La trama di Matrix racconta un futuro distopico, anticipando il metaverso.
Thomas Anderson (Keanu Reeves) è un uomo che vive nella costante sensazione di non sapere se è sveglio o sta sognando. Ha una doppia vita: da un lato è un programmatore informatico in una grande azienda, dall’altro un hacker che nell’ambiente si fa chiamare Neo e che ha commesso molti illeciti. Apparentemente per questo è prima sorvegliato e poi arrestato dagli agenti Smith, Brown e Jones.
Una notte, compaiono sul suo monitor delle frasi criptiche riguardo a qualcosa chiamato “Matrix”. Desideroso di sapere cosa sia, accetta una richiesta di contatto da parte di Trinity (Carrie-Ann Moss), esperta hacker braccio destro del misterioso Morpheus (Laurence Fishburne).
Per conoscere cosa è Matrix e fare luce sulle sue sensazioni strane, Neo deve scegliere se vuole conoscere una crudele verità. La scelta si concretizza tra la pillola rossa e la pillola blu: se ingerisce la prima, saprà com’è davvero il mondo; se ingerisce quella blu, si risveglierà nel suo letto, convinto che l’incontro con Morpheus sia avvenuto solo nei suoi sogni. Neo ingoia la pillola rossa e scopre che il pianeta terra è ormai un deserto, dominato dalle macchine, le intelligenze artificiali, dopo essersi ribellate agli esseri umani e dopo una guerra che gli esseri umani hanno miseramente perso. Neo è nato e vissuto dentro Matrix, un mondo virtuale creato mediante un programma informatico per tenere gli esseri umani sotto controllo, al fine di convertirli in fonte di energia per le macchine. In pratica è una neuro-simulazione interattiva, costruita sul modello del mondo del 1999 per tenere calmi gli umani coltivati, immobilizzati fin dalla nascita e nutriti con i cadaveri dei defunti. I superstiti scampati a Matrix si sono rifugiati a Zion, un’area vicina al centro della terra.
Morpheus e la sua squadra sono ribelli che liberano dalla prigionia di Matrix coloro che, nonostante siano stati dentro Matrix fin dalla nascita, provano un senso di estraneità per il mondo che li circonda e desiderano la libertà.
Si muovono dentro il mondo reale con la nave hovercraft Nabucodonosor e hanno trovato il modo per entrare e uscire da Matrix, attraverso gli apparecchi telefonici che vi sono rappresentati, e ad interagire all’interno in modo controllato.
Morpheus è convinto che Neo sia il Prescelto (o l’Eletto), colui che sarà in grado di decodificare e cambiare il programma di Matrix, fino a distruggerlo e liberare l’umanità dal controllo delle macchine.
L’agente Smith e gli altri agenti impeccabilmente vestiti in giacca e cravatta, occhiali da sole e sguardi imperturbabili sono programmi senzienti e dentro Matrix fanno le veci delle macchine che, invece, agiscono nel mondo reale. Sono i Guardiani e si muovono liberamente da un programma all’altro.
Neo inizierà un addestramento per muoversi dentro Matrix; incontrerà l’Oracolo (Gloria Foster), una veggente che gli rivelerà se è o no l’Eletto; dovrà salvare la vita di Morpheus e farsi salvare la vita da Trinity; innamorarsi di lei; combattere contro lo spietato agente Smith (Hugo Weaving) e capire chi è e qual è la sua missione.
Le metafore, le interpretazioni, l’impatto sulla cultura e l’immaginario collettivo di Matrix
Appena esce, Matrix diventa subito un cult. La scelta, quella giusta, la pillola rossa piuttosto che quella blu diventano presto luoghi comuni, perché sono metafora di cambiamento. La società a cavallo tra i due millenni sembra scoprirsi intrappolata nelle e dalle proprie illusioni, in una dimensione di pura finzione – e non avevamo ancora visto niente nell’anno 2000! – la pillola rossa liberava da quella schiavitù.
Matrix ha generato una serie infinita di riflessioni in moltissimi ambiti, non solo tra gli appassionati di fantascienza.
Se ne parlava in chiave religiosa nelle parrocchie, soprattutto con gli adolescenti, perché Neo è l’Eletto e anche nel look (in tutta la trilogia) ricorda Gesù (ad un certo punto il lungo cappotto di pelle nera sarà sostituito da una tonaca da prete). Come non vedere una chiara metafora messianica in tutta la trilogia? Per non parlare del nome della coprotagonista femminile, Trinity, che significa “Trinità”, identità del Dio cristiano.
La metafora usata esplicitamente nel film è quella di Alice, il personaggio di Lewis Carroll che, all’inizio del romanzo “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”, ruzzola nella tana del Bianconiglio e finisce in un mondo pieno di stranezze. Quelle avventure segneranno la formazione di Alice e il suo passaggio nell’età adulta. In Matrix Alice è Thomas Anderson e anche lui alla fine del film non sarà più lo stesso: sarà passato completamente alla sua identità di Neo.
Anche Thomas/Neo segue un coniglio bianco, come gli suggerisce una scritta apparsa improvvisamente sullo schermo del suo computer. Pochi istanti dopo apre la porta e una ragazza con un coniglio tatuato sul braccio lo invita ad una festa. Lui accetta e lì incontra l’hacker Trinity, che gli ha mandato il messaggio e che lo porta da Morpheus, il suo Bianconiglio. Scegliendo la pillola rossa, scegliendo di sapere la verità finirà in un mondo sconosciuto che, però, non è affatto pieno di meraviglie. È la realtà, è Matrix, la realtà virtuale che è ovunque, intorno a noi. È il mondo che è stato messo davanti agli occhi degli umani per nascondere loro una realtà impossibile da accettare: che sono degli schiavi, delle pile elettriche.
Matrix e il libro di Carroll hanno in comune anche il tema del sogno, della confusione tra sogno e realtà, tra la realtà onirica/inconscia e quella della veglia. Nel film il tema è incarnato anche nei nomi: Morpheus è il Dio greco dei sogni e la sua nave si chiama “Nabucodonosor”, come il re babilonese che nella Bibbia chiede al profeta Daniele di interpretare i suoi sogni, uno dei quali era diventato realtà.
Che Matrix sia – tra l’altro – un racconto di formazione, come quello di Alice nel Paese delle Meraviglie, ce lo ricorda anche la scritta sulla porta della cucina dell’Oracolo: “conosci te stesso”.
E qui veniamo all’altra metafora molto meno esplicita che Matrix rappresenta e che, soprattutto, ha rappresentato – anche se solo nel loro inconscio – per Lana e Lilly Whachoski, che all’epoca non erano ancora due sorelle, ma due fratelli, Larry e Andy.
Il cinema è per loro il mezzo per far uscire la loro condizione queer, prima di fare coming-out.
La stessa Lilly Whachowsci ha confermato vent’anni dopo che Matrix è un’allegoria-manifesto dell’esperienza del non riconoscersi nel proprio sesso biologico. Ma all’epoca il mondo non era pronto, tanto meno le case di produzione cinematografiche. La saga nasce per contrapporsi all’oppressione che le sorelle sentivano.
Neo ha una disforia e Matrix rappresenta il binarismo di genere e di questo ci sono diversi indizi nel film, nelle parole di Morpheus e in quelle dell’Oracolo. Neo sa dentro di sé se è l’Eletto, così come ognuno di noi sa di essere innamorato e ogni persona transgender sa di essere tale.
Per alcuni la pillola rossa che porta a conoscere la verità, all’autodeterminazione e alla libertà non è altro che metafora della terapia ormonale che consente alle persone transessuali di riallineare il proprio corpo all’identità di genere percepita. D’altronde, le pillole usate a questo scopo negli anni ’90 erano proprio rosse.
Anche il cambio di nome di Thomas Anderson che da metà film in poi, per il resto della trilogia, diventerà Neo ha un ruolo importante. L’agente Smith si ostinerà a chiamarlo sempere Mr. Anderson, mai riconoscendolo per ciò che è.
Nel finale, compaiono le stringhe del codice di Matrix e la scritta “errore di sistema” e quando la camera si avvicina compaiono solo due lettere, “M” e “F”, male e female, maschio e femmina, ovvero il binarismo di genere, in mezzo al quale corrono infinite stringhe di possibilità.
Certo, non a tutti coloro che hanno amato Matrix nel 1999 va a genio questa “nuova” interpretazione del messaggio, che stride con quelle “classiche”.
Le interpretazioni filosofiche di Matrix
Matrix ha ispirato anche i filosofi, che lì hanno visto affrontare questioni antiche mai trattate prima dal cinema. Il film ripropone alcuni temi delle correnti di pensiero della filosofia antica e moderna.
Si parte dal mito della caverna di Platone. Il film ruota sulla dicotomia tra realtà e finzione; Neo è il prigioniero che lascia la caverna, per liberarsi delle illusioni e dalla finzione che essa genera. Una volta accettata la dura realtà, rientra nella caverna (in questo caso in Matrix) per liberare gli altri, come Morpheus ha fatto con lui.
Il contrasto tra Matrix (il mondo sensibile e percepito) e l’arido mondo reale richiama anche il velo di Maya di Shopenhauer, ovvero la rappresentazione, una realtà illusoria, che nasconde la verità. Le intelligenze artificiali che coltivano e sfruttano gli essere umani come fonti di energia per la propria sussistenza sono come la Volontà, il cieco impulso di vivere che inganna l’umanità, di cui parla il filosofo tedesco, secondo cui, per liberarsi dal dolore servono persone eccezionali, geni e santi, oltre all’arte, e alla pietà. In Matrix questa persona eccezionale è Neo: uomo, amico, innamorato, eroe, salvatore, che alla fine può compiere imprese eccezionali, perché è pienamente consapevole di se stesso.
E poi c’è Cartesio e il suo cogito ergo sum. Anche le sorelle Whachowski si chiedono cosa è ontologicamente la realtà. Neo, come Cartesio, mette in dubbio tutto, anche la sua stessa esistenza, perché, prima di essere liberato, il suo pensiero è dentro il mondo di Matrix, esiste solo lì. E se si esiste solo in quanto soggetto pensante, fuori di Matrix non si esiste.
Ma troviamo anche Kirkegaard con il tema della scelta e il legame tra possibilità e libertà, centrale nel pensiero del filosofo, come in tutto il film. Non solo nel dilemma iniziale tra pillola rossa o pillola blu, ma anche nel momento in cui Neo deve capire se è l’Eletto o meno e gli viene spiegato che solo lui può saperlo. Lui fa delle scelte perché è lui l’Eletto oppure si convince di esserlo e quindi sceglie di conseguenza? Essendo il predestinato, tutto è predefinito? Allora dove sono le sue scelte, ha davvero libertà decisionale?
Le Whachowski però non si sono limitate a riproporre correnti di pensiero antiche o moderne. Hanno esplicitamente attinto anche all’opera “Simulacri e simulazioni” di Jean Baudrillard, sostenendo nei film della trilogia (come nel recente sequel) la teoria che le nostre vite non siano altro che una simulazione. Il filosofo, tuttavia, ha sempre dichiarato che il proprio pensiero fosse stato frainteso.
Matrix non ha influenzato solo l’immaginario collettivo, ma anche la gamma degli effetti speciali nel cinema
Il film è noto perché al computer sono state create molte scene, ma non solo. Con questo film si sono evoluti e implementati effetti speciali quali bullet time e il time-slice. Il supervisore agli effetti speciali John Gaeta ha usato diffusamente il bullet time, segnandone l’evoluzione. Con questa tecnica si può vedere ogni momento della scena al rallentatore, mentre l’inquadratura sembra girare attorno alla scena a velocità normale.
Guardare una sequenza girata in questo modo è come camminare attorno a una statua e vedere come appare da diverse angolazioni.
In alcune scene di Matrix è stato implementato l’effetto time-slice congelando totalmente personaggi e oggetti. Tecniche di interpolazione consentono, poi, di rendere fluido il movimento dell’inquadratura. L’effetto è stato sviluppato ulteriormente dalle sorelle Wachowski per creare il bullet time, che consente movimenti temporali in modo tale da non congelare totalmente la scena ma facendola vedere al rallentatore o con velocità variabile.
3 motivi per guardare il film:
- perché è un vero cult che ha rivoluzionato il genere fantascientifico e cyberpunk;
- per la sceneggiatura ricca di riferimenti alla filosofia, ai fumetti e altro;
- per i look ormai iconici di personaggi entrati nell’immaginario collettivo.
Quando vedere il film:
ogni momento può essere adatto: il film è lungo e dai molteplici significati, ma scorre benissimo perché pieno di azione e spettacolo.
Stefania Fiducia
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