L’America di oggi raccontata 30 anni fa da Joan Didion

nel paese del re pescatore - joan didion

Un’analisi lucida sullo storytelling politico e delle grandi città e sul ruolo dei media prima dell’avvento dei social network.

Un viaggio affascinante tra Washington, New York e Los Angeles, alla ricerca della vera natura di queste città, che rappresentano il cuore degli Stati Uniti: ce lo racconta Joan Didion nella raccolta “Nel paese del Re Pescatore”, edito da Il Saggiatore. Alla fine degli anni Ottanta si fanno i conti con un mondo in trasformazione, con l’emersione di nuovi valori in quel periodo cruciale dopo la fine della Guerra Fredda. Come raccontare questo cambiamento resta la questione fondamentale. “Nel paese del Re Pescatore” affonda la sua riflessione proprio qui: sui meccanismi costruzione del consenso.

La chiave di tutto è lo storytelling

Una lettura ancora attuale, soprattutto perché Joan Didion, giornalista, scrittrice, saggista, vincitrice del National Book Award, analizza storie e fatti di cronaca concentrandosi su come vengono trattati dai media: quello che oggi si definisce storytelling. La Didion aveva già intuito fosse fondamentale per la comunicazione 30 anni fa e i meccanismi che svela sono sorprendenti. Niente è quello che è, tutto è solo quello che viene narrato: è questa la tesi di Joan Didion. Sia quando analizza la campagna elettorale per le presidenziali americane nel 1988 che quando si addentra nella narrazione di città come New York o Los Angeles, il suo occhio è puntato su come vengono costruiti personaggi e storie.

Il successo di ogni singola storia, ovviamente, dipende dall’invenzione di una personalità, di un “personaggio”, ma nelle narrazioni politiche, che mirano a mantenere il “consenso” occultando, e non affrontando, i veri problemi, l’invenzione serve uno scopo ulteriore (…..). A dominare la retorica dell’intera campagna, nel 1988, non fu la consapevolezza di vivere in un mondo nuovo, diverso, bensì la nostalgia di quello vecchio, e l’implicita promessa che ai sintomi dell’ambiguità, del cambiamento, a quella che George Bush chiamava “La decadenza dei valori”, si sarebbe risposto, sommariamente, aumentando il controllo sociale.

Potrebbe essere stato scritto oggi: ecco come si coturnice il consenso “in provetta”.

Lo sguardo sull’America dell’inventrice del new journalism

Leggere gli scritti della Didion è sempre un piacere. Non per niente è stata lei a inaugurare il “new journalism”, quella modalità narrativa a metà strada tra il reportage giornalistico e la narrativa, che rende avvincente la lettura di ogni storia. Joan Didion ci svela i meccanismi che hanno portato alla costruzione dell’immagine di Los Angeles come della città del divertimento, dell’opportunità, delle occasioni. Ma lo è davvero? A Los Angeles sembra sempre che tutto funzioni, ci racconta.  Ma in realtà ci sono molte contraddizioni che covano dietro quella felicità da copertina.

Nel capitolo dedicato alla Grande Mela, ci racconta anche degli sforzi fatti per togliere di dosso a New York l’immagine di “città del crimine”. Immagine che si è portata dietro per anni.

L’imposizione di una narrazione sentimentale, o falsa, sull’esperienza contraddittoria e spesso imprevedibile rappresentata dalla vita in una città, o in un paese, implica necessariamente che molto di quanto accade in quella città, o in quel paese, sarà usato a scopo puramente esemplificativo, come una serie di pezzi intercambiabili, o come opportunità per mettersi in mostra

New York è davvero la città del crimine? L’alchimia dello storytelling

Proprio nel capitolo su New York c’è una delle storie più interessanti: quella dello stupro di una banchiera d’affari all’interno di Central Park. Un fatto di cronaca che è stato protagonista per mesi sulla stampa, mettendo in campo forze e valori e diversi. La ragazza era una vittima perfetta per il racconto dei media: ricca e bianca, vittima di un’aggressione spregevole, di cui viene incolpato un gruppo etnico diverso. Ci sono tutti gli ingredienti che creano audience e il fatto domina la stampa per mesi. Ma perché proprio questa storia e non quella di un’altra delle donne oggetto di stupro? e come si parla delle donne vittime di stupro sulla stampa americana?

A tutto questo cerca risposta Joan Didion, andando anche oltre: da questo fatto di cronaca, New York ha tratto un’opportunità per arricchire la sua narrazione e per migliorare la sua percezione verso l’esterno. Insomma, “Nel paese del Re Pescatore” niente è ciò che sembra e noi crediamo a quello che altri decidono di farci credere. Un’alchimia che nel periodo narrato da Joan Didion già riusciva nonostante non ci fossero i social network.

Silvia Gambi

Silvia Gambi
Giornalista di Prato. Autrice del blog www.parliamodidonne,com

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui