Torino 2017: Let the Sunshine In, Juliette Binoche bacia tutti

Let the Sunshine In

Esistono dei “What If..” che per sempre tormenteranno le menti dei cinefili.

E se Sam Peckinpah avesse girato uno commedia demenziale? Se Leslie Nielsen fosse stato il protagonista di Schindler’s List? Perché i fratelli Farrelly non girano un serissimo drammone lacrimevole? Perché un grande austero autore europeo non gira una commedia romantica sullo stile americano?

Ecco, ora quest’ultimo scenario possiamo scartarlo. Claire Denis, una delle più celebrate autrici francesi ed europee, con Let the Sunshine In ha deciso per la prima volta in carriera di aprirsi ad un registro più leggero e provare la strada della commedia sentimentale agrodolce. Non può seguire ovviamente la formula, altrimenti non ci sarebbe gusto a metterci le mani col proprio stile, ma per tutti i suoi 90 minuti Let the Sunshine In segue la classica struttura della storia di una donna che passa, con poca fortuna, di relazione in relazione, di uomo in uomo.

Ciò che ovviamente distingue il film dagli schemi, e rende unico il tocco della Denis, sono i dettagli. L’assenza di ironia forzata, ad esempio. L’estrema sincerità nel ritratto di una donna di mezza età infelice. Il coraggio nel mostrare le storture di un rapporto e l’imbarazzo degli incontri sessuali senza passione.

Eppure, al tempo stesso, c’è un motivo per il quale gli scenari alternativi è meglio rimangano tali. C’è una ragione se chi dirige commedie eccelle in quelle, e chi realizza cinema autoriale è bravo in quello.

L’incursione di Claire Denis in territori più frivoli non è da lei, si vede, si percepisce, si respira. Let the Sunshine In, nonostante si concentri sulla psicologia e sulle reazioni emotive della propria protagonista, rimane una banale e superficiale esplorazione della solitudine. Un’arida, per quanto ossessiva, e forse proprio per questo quasi involontariamente comica, ricerca senza fortuna del vero amore.

Il talento di Juliette Binoche, che renderebbe interessante qualsiasi ruolo con qualsiasi sfumature, è l’unico motivo che rende il suo personaggio degno di essere seguito. Ma anche lei rimbalza tra una situazione ripetitiva ad un’altra, da un dialogo vuoto ad un altro. Più che disperata, e pertanto empatica, la sua odissea sentimentale è patetica, quasi quanto gli errori che continua a ripetere.

Forse al film, allora, avrebbe davvero giovato uno scenario alternativo. Dopotutto, se Claire Denis stessa non dimostra particolare affetto per i personaggi che descrive, e nemmeno profondo amore per la sua protagonista più stupida che realmente malinconica, l’unico modo per affrontare il tutto è l’ironia. La bellezza del cinema è negli occhi degli spettatori, nel modo in cui possono interpretare i film oltre le intenzioni dei suoi creatori. Let the Sunshine In, visto come una parodia delle relazioni amorose, vissuto come un carosello disincantato di parole sempre più snervanti e risibili, un senso lo assume.

Non sarà quello che la regista sperava, ma sempre meglio dell nulla cosmico, non trovate?

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Emanuele D’Aniello

Emanuele DAniello
Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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