L’Avventura di Antonioni: l’inizio della trilogia esistenziale

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Regia: Michelangelo Antonioni
Sceneggiatura: Michelangelo Antonioni, Tonino Guerra, Elio Bartolini
Cast principale: Gabriele Ferzetti, Monica Vitti, Lea Massari, Dominique Blanchar, Renzo Ricci,
Nazione: Italia, Francia
Genere: Drammatico, Giallo, Sentimentale
Anno: 1960

Primo capitolo della trilogia esistenziale (o dell’incomunicabilità), a cui seguiranno La notte (1961) e L’eclisse (1962), rappresenta la prima collaborazione fra il regista e Monica Vitti, l’attrice che diverrà la sua musa. L’ Avventura di Michelangelo Antonioni è l’opera che ha consacrato la carriera del cineasta elevandola a livello internazionale grazie alla sua capacità di fondere armonicamente i personaggi e i loro sentimenti con il paesaggio.

Trama

Anna, figlia di un ambasciatore a riposo e fidanzata di Sandro, giovane architetto, viene invitata con Claudia, una sua amica, a una gita sullo yacht di un ricco costruttore nella zona delle isole Eolie. Sbarcati su un piccolo scoglio, tra Anna e Sandro ha luogo un’accanita discussione. All’improvviso, minaccia un temporale e tutti si affrettano verso la nave ma al momento di imbarcarsi si accorgono che Anna è sparita. Lo yacht deve ripartire per evitare la tempesta, ma Sandro e Claudia rimangono sullo scoglio per cercarla. La speranza di trovarla sfuma, ma i due sentono che nei loro cuori c’è un sentimento nuovo che li unisce e si rendono conto che la ricerca di Anna era in realtà soltanto un pretesto. In seguito raggiungono Taormina, dove ritrovano nel corso di una riunione mondana i loro compagni di crociera. Nessuno chiede notizie di Anna e tutti si rendono conto della nuova relazione tra Sandro e Claudia. Ma non mancherà molto prima che Claudia si accorga di quanto i sentimenti di Sandro siano effimeri ed occasionali. La prova arriva quando il giovane architetto si abbandona ad un’avventura. Claudia dopo il primo momento di ribellione si rassegna a perdonarlo.

La pellicola del 1960 è un manifesto del cinema contemporaneo

L’opera trova la sua pietra angolare nella struttura narrativa individuando nell’esistenzialismo di Antonioni il suo baricentro. Il regista mette su pellicola quelle che sono le dinamiche sociologiche e psicologiche della società contemporanea del tempo: l’Italia borghese, trionfante ma fondamentalmente infelice e insoddisfatta. Una visione della realtà che passa da una narrazione apparentemente senza senso e a tratti noiosa, tesa a declinare il vuoto dell’esistenza attraverso una proiezione di spazi naturali fissati dalla macchina da presa.

L’Avventura è, per l’epoca, un prodotto assolutamente nuovo e radicale. Il diverso che divide giuria e critica ma che piace al pubblico. Un film che strideva con quel perbenismo falso che Antonini ha voluto denunciare. Una società vuota, insoddisfatta e priva di valori. E proprio dal distacco dalle pellicole classiche che nasce L’Avventura, un “giallo alla rovescia” (G. Fink): un mistero irrisolto, che non si sa se sia accaduto, di cui a un certo punto del film non ci si preoccupa neanche più. Perché nell’opera quello che conta non è il prima, ma il dopo. Una sparizione della sparizione che rappresenta il vero motore del primo atto. Un minutaggio ridottissimo è il destino del ruolo Anna, poche scene, ma necessarie a far decollare la struttura narrativa. Da qui la camera allarga la propria inquadratura in un gioco di equilibri che rendono un tutt’uno paesaggi e personaggi.

Antonioni si distacca, dunque, dai toni quasi rosati della Dolce Vita, presentato nello stesso anno al Festival di Cannes, rivoluziona il linguaggio cinematografico e narrativo del tempo attraverso un fare complesso e intellettuale che rende i suoi film di difficile studio e interpretazione.

Dalla difficile interpretazione al senso di vuoto

L’Avventura è indubbiamente un’opera di difficile interpretazione, conseguenza della sua narrativa non semplice dove il significato va oltre quello che lo spettatore vede. La complessità interpretativa del film è forse stata una scelta volontaria, infatti, come affermato dallo stesso cineasta “è un film per pochi”.

Comune è il senso di noia e di tempo infinito quando si guarda la pellicola, così come l’antipatia verso alcuni personaggi resi tali, ancora una volta volontariamente. La pellicola non sembra seguire una vera e propria ratio mentre, minuto dopo minuto, il cineasta cerca di mostrare il senso di alienazione e insoddisfazione dei personaggi. Un film che racconta il reale, il vissuto di un’epoca che a distanza di 62 anni continua ad essere più che mai attuale. Ed è qui che Antonioni diventa profeta e il suo film si atteggia ad una sorta di longa manus con la generazione giovane di oggi.  Personaggi che sono espressione della fragilità e ambiguità dei sentimenti umani che trovano la loro incarnazione in Claudia, interpretata da Monica Vitti.

«Dimmi che mi ami» – «Ti amo» – «Dimmelo ancora» – «Non ti amo» – «Me lo merito» – «Non è vero, ti amo».

Un film ostico, anche per i più appassionati ed esperti della filiera eppure se ne continua a parlare nonostante le critiche e le accuse di pornografia del tempo. Quello che spesso si ignora è la presenza di scelte stilistiche e contenuti di spessore che hanno contribuito a trasformare il cinema contemporanee.

Ma che cos’è l’Avventura?

Il titolo di questo film ha una portata straordinaria perché non va colto in senso stretto ma nel senso più ampio che viene colto a seguito della visione del film. L’avventura a cui Antonioni fa riferimento è quel muovere interno che scuote l’anima e rende inquieti. È l’avventura che ogni essere umano intraprende nella conoscenza di sé stesso. È quel passaggio che dal nulla conduce alla disperazione proprio come i protagonisti nella scena finale della pellicola.

E proprio in questa piccola particella degna di nota che viene colta la bellezza del film. L’ avventura non è altro che un fuori campo non visibile e inafferrabile. È il luogo dell’interrogazione dove le risposte sono sempre quasi vaghe. L’avventura è la sterilità di quello che si vede, giovani espressioni di una generazione morta dentro, annoiati, mediocri, indecisi e pigri.

L’Avventura diventa, allora, una metafora ma anche un grido silenzioso di giovani persi in sé stessi: anime che vagano nel nulla come una piccola barca alla deriva. Eppure, c’è un rumore stridente che infastidisce e disturba perché in fondo la pochezza dei sentimenti e il timore di mettersi in gioco ancora abitano il cuore di molti.

L’eros secondo Antonioni

Antonioni è stato consacrato a livello internazionale per la sua straordinaria capacità di coniugare personaggi passivi e i loro non sentimenti con i paesaggi. Questi sono spesso vuoti, desolati così come il sesso secondo il cineasta. Sterile e fine solo a se stesso. È malato e primordiale (elemento da cui trae origine la trilogia dei sentimenti) nasce da un impulso scevro da ogni forma di sentimento. In questa prospettiva il sesso diventa il sostituito della comunicazione.

Qui la donna diventa solo un oggetto intercambiabile. Una preda che serve a placare un desiderio viscerale. Per questa ragione spesso la camera da presa la ingloba con i paesaggi che ne fanno da sfondo. Di spalle, e spesso silenziosa. Eppure lo spettatore percepisce il senso di vuoto e di desolazione.

Scorzese, forse, più di tutti ha colto la bellezza di un film di non facile comprensione e lo fa con questa affermazione: “L’avventura è una narrativa di luce, spazio, oscurità, che sembra arte analitica. Mette in scena uno dei finali più belli in assoluto […]”

Curiosità

Sebbene oggi sia considerato fra le migliori opere di Antonioni eppure appena usci il film destò molto scalpore. Il regista fu accusato di pornografia, per i suoi temi la pellicola fu sequestrata dalla Procura di Milano per oscenità e offesa al pudore. La magistratura, infatti, ordinò il “velatino” (l’oscuramento) di 5 scene incriminate. Che Antonini con il suo tema sull’incomunicabilità e l’incomprensione abbia predetto la sorte del film?

Tre motivi per guardarlo

  1. Per la presenza della bravissima Monica Vitti;
  2. Per la straordinaria attualità della pellicola;
  3. Per i bellissimi paesaggi che ne fanno da sfondo.

Quando guardarlo

È un film complesso e per questo è un film che va visto quanto si dispone molto tempo e si possegga la concentrazione necessaria per comprendere il messaggio sotteso

Angela Patalano

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IL VOTO DEL PUSHER
Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Consigliato
Angela Patalano
Sulla carta sono laureata in Giurisprudenza ma la mia passione più grande è il Cinema e il mondo dell'entertainment in generale. Essenzialmente curiosa ed empatica. Goffa quasi alla Bridget Jones e tanto Geek.
lavventura-di-antonioni-recensioneL' Avventura è, indubbiamente, un film di nicchia. A primo impatto la pellicola risulta di difficile comprensione, e i personaggi sembrano abbandonati solo a delle emozioni sterili. Solo nel secondo atto dell'opera inizia ad emergere l'intento reale del regista portando questo film ad un vero e proprio manifesto dell'esistenzialismo degli anni 60.

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