500 Giorni Insieme, questa non è una storia d’amore

The following is a work of fiction. Any resemblance to persons living or dead is purely coincidental. Especially you Jenny Beckman. Bitch.

Titolo originale: (500) Days of Summer
Regista: Marc Webb
Sceneggiatura: Scott Neustadter, Michael Weber
Cast Principale: Zooey Deschanel, Joseph Gordon-Levitt
Nazione: USA
Anno: 2009

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Il film non inganna nessuno, questa non è una storia d’amore. Forse non è nemmeno una storia romantica al 100%, a dirla tutta. Semmai, come l’incipit onestamente ci avverte, è la storia di un lui e di una lei, il racconto di un ragazzo che incontra una ragazza, ma non è una storia d’amore, bisogna fissarlo in testa. Tom Hansen è un giovane scrittore di cartoline e biglietti d’auguri, ma il suo vero sogno è fare l’architetto. Summer Finn è la nuova assistente del suo capo, e per lui è subito colpo di fulmine. I due iniziano una relazione, ma tra alti e bassi, dopo 500 giorni passati insieme, arriva l’inevitabile rottura. Dopotutto ce l’avevano detto subito: questa non è una storia d’amore.

Di commedie romantiche ne abbiamo viste a milioni, più o meno riuscite, il cinema ne è pieno. È probabilmente un genere che non passerà mai di moda. Ma questo film è qualcosa di completamente diverso perché, pur appartenendo al genere, riesce ad essere innovativo e mai banale. I meriti sono tanti quando tutte le componenti funzionano, creando un ingranaggio perfetto. Ma ovviamente partiamo dalla storia.

Un ragazzo incontra una ragazza, si innamorano, stanno insieme, la relazione si esaurisce. Cosa c’è di più semplice ed universale?

La carta vincente è però il ribaltamento di prospettiva rispetto ai canoni del genere. Qui è il maschio quello che si innamora, lui è il romantico e il sognatore, e quindi è lui che soffre. In questo modo le donne riusciranno sempre ad immedesimarsi, ma finalmente anche i maschi riescono ad empatizzare, coinvolgendo ogni genere di spettatore. Perché tutti hanno vissuto una storia simile, in tutte le fasce d’età. Una storia semplice in cui chiunque può riconoscersi, ricordare un momento simile vissuto o uno stato d’animo provato. Oltretutto, quando si hanno attori simili a disposizione è ancora più facile rapire i cuori degli spettatori. Joseph Gordon-Levitt e Zooey Deschanel sono due giovani attori belli e bravi e la loro chimica di squadra è a dir poco evidente in ogni scena, come se recitassero insieme da una vita.

Lui, Joseph Gordon-Levitt, non è certo un adone: bello ma non troppo, altezza media, corporatura media, sguardo simpatico, modo di fare comune. Insomma, ogni singolo uomo può immedesimarsi in lui e tifare per lui. Lo spettatore non vede sullo schermo un rivale o qualcuno che non sarà mai, ma un amico, addirittura vede se stesso. Gordon-Levitt è bravissimo a far credere queste cose, la sua recitazione minimalista qui è portata al massimo livello, è un lavoro interamente fisico con continui e leggeri, quasi impercettibili, cambi di espressione e stato d’animo.

Lei, la radiosa Zooey Deschanel, strabuzza continuamente quegli splendidi occhi azzurri, e sfido chiunque a non rimanere ipnotizzato. Potrebbe parlare di qualsiasi cosa, e l’uomo di fronte a lei continuerebbe ad annuire frastornato. Non è una bellezza esplosiva ma quando sbatte le palpebre il mondo intorno a lei si ferma e illumina tutta la stanza. La classica donna vittima continuamente di cambi d’umore, non riesce mai ad impegnarsi ma poi, istintivamente e per motivi che magari nemmeno lei conosce, è capace improvvisamente di sposarsi. Zooey Deschanel è perfetta, simpatica nei momenti di serenità e clamorosamente brava quando è il turno di far soffrire. Sono due persone comuni, due volti comuni, e questo fa breccia nel cuore di tutti.

Se il film riesce ad essere una commedia romantica originale e innovativa, fresca rispetto agli standard, il merito è soprattutto nella costruzione.

La sceneggiatura è piena di dialoghi brillanti e frizzanti che pescano a piene mani nella cultura pop, e si poggia fiduciosamente sull’estro creativo del regista. Marc Webb, già autore di numerosi videoclip, qui firma la sua prima opera cinematografica, portando con sé una ricchezza e freschezza visiva ideale per un simile prodotto. Partiamo innanzitutto dalla mossa intelligente di raccontare la storia in maniera non lineare, non cronologica, una scelta azzeccata per due ragioni. Per prima cosa, così facendo si possono facilmente confrontare i momenti belli e brutti, non presentando il semplice sgretolamento di un rapporto ma molto di più. Inoltre diventa tutto molto più realistico, dopotutto noi difficilmente ricordiamo le cose nell’ordine temporale esatto, specialmente quando pensiamo ad un sentimento naufragato, i momenti buoni e cattivi spesso si alternano.

La scena più divertente è quella musicale, in cui Tom esprime la sua gioia ballando e cantando per strada come si trovasse in un musical, quello che noi tutto proviamo dentro dopo una bella notizia. Quel momento è un purissimo colpo di genio. E la parte più struggente è invece l’ennesima trovata fenomenale, la scelta di usare lo split screen per rappresentare contemporaneamente la realtà che accade e quello che invece si spera possa succedere.

500 Giorni Insieme

Webb con la sua preparazione è il regista giusto per la sceneggiatura giusta, riuscendo ad esprimere visivamente non solo tutte le invenzioni del copione, ma anche gli stati d’animo del protagonista tramite cambi di tonalità e colori nella pellicola o scene rappresentate graficamente. A creare l’atmosfera è anche una splendida colonna sonora che si compone di canzoni già bellissime prese individualmente, ma nell’insieme incredibilmente adatte ad ogni momento del film. Brani che spaziano dal pop al soul fino all’indie rock, ideali e credibili per i personaggi della storia.

E poi la grandezza, il paradosso che rende unici, è anche la bravura nel copiare, senza farlo notare, soltanto dai migliori.

Il vertice di quel settore della commedia romantica, che invece dell’amore parla della nascita e fine di un rapporto, è probabilmente ancora inarrivabile Io & Annie di Woody Allen. Senza paura di affermarlo, 500 Giorni Insieme è un degno erede e uno dei pochissimi filma cui si può paragonare e avvicinare, per la tematica e per alcune trovate visive/creative presenti in entrambe le opere. Entrambi i film oltretutto, pur raccontando esperienze di rottura, hanno un finale a sorpresa estremamente positivo. La storia di Tom e Summer, ci dice il film, non è stata la storia giusta per entrambi, ma probabilmente ha rappresentato il momento decisivo per far partire qualcosa di nuovo, sicuramente migliore.

500 Giorni Insieme non è una storia d’amore, ma analizza i sentimenti con incredibile spontaneità, semplicità, tenerezza e freschezza. E ci ricorda che, quando me te lo aspetti, da un momento all’altro, si può trovare la persona giusta e può iniziare veramente una reale e più sana storia d’amore.

Giorno 1, un nuovo inizio: si riparte.

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3 motivi per vedere il film:
– La chimica tra i due protagonisti.

– L’universalità del tema.

– Il coraggio del finale che ribalta la prospettiva del film.

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Quando vedere il film:
– Quando ci si sente soli, probabilmente. Non solo perché, come dice il film “la solitudine è sottovalutata”, ma perché il finale ottimista è la giusta chiosa per ricominciare qualcosa daccapo.

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Emanuele D’Aniello

Emanuele DAniello
Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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