The Elephant Man: la tua dose di… David Lynch

The Elephant Man

“Io non sono un animale, sono un essere umano!”

Titolo: L’uomo elefante
Titolo originale: The Elephant Man
Regia: David Lynch
Cast: Anthony Hopkins, John Hurt, Anne Bancroft, Wendy Hiller, Freddie Jones, John Gielgud
Paese: USA/GB
Anno: 1980

The Elephant Man è un film diretto da David Lynch del 1980.

Il film è tratto da una storia vera, quella di John Merrick. Una delle fonti della sceneggiatura è il libro scritto dal dottor Treves, il medico che aveva avuto in cura l’uomo elefante.

All’interno del libro il chirurgo racconta che Merrick ha passato gran parte della propria esistenza esposto come freak nei baracconi, spostandosi da una fiera all’altra. Treves lo scopre proprio in un baraccone, dove è esibito al costo di due penny.

Treves ricorda di aver chiamato la polizia affinché impedisse l’esibizione di quel corpo. Tuttavia Bytes, il padrone di Merrick, riesce a lasciare l’Inghilterra per continuare lo spettacolo in altre nazioni europee, dove lo show non ha successo. Infine l’impresario abbandona il freak in un treno. John viene arrestato: la polizia gli trova addosso un biglietto da visita di Treves, il quale, dopo essere stato contattato, si affretta a trovare un alloggio per il ragazzo all’interno dell’ospedale.

Le riprese hanno luogo in Inghilterra. Lynch deve dunque lasciare gli Stati Uniti per recarsi a Londra.

Una volta trovata la location, Lynch gira il film in bianco e nero, una scelta stilistica che aderisce alla volontà di ricordare in qualche modo la Rivoluzione Industriale, con il suo fumo, la sua sporcizia, la sua miseria.

Nella pellicola molti dettagli ricordano quali dovevano essere all’epoca le risorse energetiche, gli strumenti chirurgici, l’illuminazione, i sistemi di riscaldamento. Anche le visioni oniriche di Merrick sono ossessionate da immagini di officine fumose in cui gli operai lavorano come schiavi.

Lynch racconta che le immagini delle grandi esplosioni all’interno delle macchine della Rivoluzione Industriale gli ricordano in qualche modo la crescita delle escrescenze papillomatose sul corpo di Merrick.

Anche il suono gioca un ruolo fondamentale nella creazione della giusta atmosfera.

Lynch e Alan Splet, il curatore del suono, introducono in certi momenti battiti sordi, sibili, fischi di vapore, gorgoglii meccanici, sbuffi industriali, suoni eolici. Un altro effetto sonoro sul quale si insiste è quello del respiro faticoso e ansimante di Merrick.

Probabilmente l’intenzione è quella di paragonare, in questo modo, la macchina corporea sofferente dell’uomo elefante e le industrie. D’altronde Lynch è convinto del fatto che “human beings are like little factories”.

Infine John Morris si occupa della scrittura della colonna sonora del film, che sottolinea l’impianto melodrammatico della storia.

La musica è fondata quasi esclusivamente su tre valzer: il primo dolce e straziante come un lamento, per esprimere lo stato d’animo dell’uomo elefante; il secondo prorompente e meccanico, suonato da un organetto durante la fiera; il terzo, un valzer viennese, sontuoso e impettito.

La prima del film ha luogo a New York nell’ottobre 1980: The Elephant Man riscuote un successo mondiale di pubblico.

Tre motivi per vedere il film:

  • Per conoscere la vera storia di Merrick.
  • Perché si tratta del film in cui Lynch usa un linguaggio cinematografico più convenzionale.
  • Per commuoversi ed emozionarsi.

Quando vedere il film:

Quando avete voglia di recuperare la visione di un film che ha emozionato tutto il pubblico della sua epoca.

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Valeria de Bari

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Valeria de Bari
Sceneggiatrice, chitarrista, poetessa, pittrice: quello che sogno di diventare da grande. Ops ... sono già grande. Amo la musica (soprattutto il punk, il rock e le loro derivazioni), le immagini-movimento e l'arte del racconto (o come si dice oggi lo "story telling"). La mia vocazione è la curiosità. That's all folks

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