8 donne e un mistero: quel giallo sulle donne, con le donne ma non solo per le donne

8 donne e un mistero

L’universo femminile e delle donne è da sempre uno degli ingredienti principali del mondo del Teatro.

Aristofane, Eschilo e Euripide; passando per Goldoni e Racine; raggiungendo Williams, De Filippo (per citarne solo una microscopica parte): quanti di loro hanno analizzato caratteri, dedicato pagine e pagine di sceneggiature atte a comprendere un mondo, diverso da loro. Creatori però di personaggi che sono rimasti per sempre come simboli e prototipi non solo di epoche, ma anche di personalità. Tra questi testi c’è quello del francese Robert Thomas intitolato ‘8 femmes’, tradotto in seguito come “8 donne e un mistero“. Ispiratore della pellicola del 2002 diretta da François Ozon, è tornato ad interessare il pubblico con lo spettacolo omonimo diretto da Guglielmo Ferro al Teatro Ciak di Roma.

La trama è la stessa del film di Ozon.

Siamo negli anni ’50 e una famiglia alto borghese francese è in fermento del ritorno della giovane Suzon (Claudia Campagnola) per le vacanze natalizie. Ad attenderla ci sono sua sorella minore Cathrine () ,la madre Gabì (Anna Galiena), la zia Augustine (Debora Caprioglio) la nonna (Paola Gassman), la nuova cameriera Louise (Giulia Fiume), la governante Chanel (Antonella Piccolo) e Marcel, unico uomo della casa: padrone, marito, cognato, padre, genero, uomo d’affari…Lui è al centro delle vite di queste donne. Tutto si scombina quando, nell’andargli a portare la colazione, Louise lo trova assassinato con un coltello piantato nella schiena. Occorre chiamare la polizia! Qualcuno però ha tagliato i fili del telefono…Allora bisogna raggiungere il commissariato con la macchina! Peccato che anche i fili del motore siano stati tagliati… Tutte iniziano ad agitarsi per il probabile intruso che, quasi sicuramente, è ancora in casa.

E se non fosse un uomo l’assassino ma…una donna?

L’arrivo di Pierrette, sorella di Marcel (Caterina Murino), con la quale non era in contatto da anni, rende tutto ancora più probabile. Una tormenta di neve inoltre blocca le donne nella casa. Sole, cariche di segreti, invidie e ricatti, le otto protagoniste inizieranno a dirsi tutto, anche ciò che hanno reso nascosto per anni. Lo scopo è smascherare la colpevole,  ma non solo lei…

Il testo di Thomas, con questa rappresentazione, si trasforma, diventando più giallo e meno noir.

La traduzione di Anna Galiena è fedele, forse più del film stesso. Ci sono delle aggiunte che non guastano, aiutano il pubblico a capire meglio la storia e il carattere delle persone. Già dall’inizio, con un inedito dialogo tra Chanel e Louise, capiamo che c’è volontà a non copiare Ozon. Ovviamente le 8 poesie sono state giustamente tolte; però alcune di loro potevano essere modificate meglio. Un esempio ce lo dà il monologo sostitutivo di Augustine, dove parla di feste e solitudine: visto solo così, poteva anche essere eliminato.

8 donne e un mistero

Interessante, invece, proprio il modo in cui le personalità hanno subito dei cambiamenti, sintomo di una buona regia alle spalle.

A partire da alcuni un po’ piatti, come Suzon (che di per sé è un personaggio un po’ piatto, non certo per l’attrice) a quelli un po’ più complessi. Cathrine è un po’ troppo adulta come atteggiamento (e un po’ sporca in dizione) rispetto a quell’adolescente che dovrebbe essere. Troppe braccia incrociate e troppo presente in scena: interessante però la sua ‘attenzione’ verso la porta del padre. Chanel molto dolce e materna. Louise, forse, è quella che ci allontana di più dal film e lo supera. La recitazione della Fiume va oltre i begli occhi di Emmanuelle Beart: quello suo è un personaggio…con più carattere.

Caterina Murino è a suo agio nei panni di Pierrette: malinconica, molto femminile e brillante. Troppo fisica però: infatti dà spesso le spalle. Debora Caprioglio è una sorpresa. Il personaggio di Augustine è forse il più complesso di tutta la commedia, poiché è l’unico che evolve la sua natura, che cresce. Lo trattiene bene: non è acida e isterica, solo burbera. Niente di male: personaggio! Peccato per la sua ‘envie d’etre belle’: se lo censurasse di meno e fosse meno scattosa, il pubblico noterebbe di più la differenza.

Anna Galiena, all’apparenza, può sembrare completamente fuori dal personaggio di Gabì. Poi si guarda meglio…Si vede l’esperienza…Non vuole la Gabì francese, fatale e fredda. Lei è un personaggio che non vuole accettare la sua età: la ridicolizza un po’. Da notare e da applausi il suo “Mi trovi invecchiata?” a Suzon: qui, al contrario del film. è preoccupata per se stessa non certa per la figlia. Paola Gassman, invece, prende il podio. Si diverte, è agile. Completamente diversa dalla Derrieux, è sorridente, meno scorbutica ma…molto più falsa!

8 donne e un mistero

Da approfondire anche il discorso delle scene.

Al contrario del testo originario, quasi del tutto concentrato all’interno del salotto, la scenografa Fabiana De Marco divide lo spazio in 4 ambienti, su diversi piani: la cucina; la camera di Augustine; l’enorme salotto, che prende tutto il pian terreno; e al centro la scala con la porta per la camera di Marcel. L’idea è buona, anche perché permette meglio alle attrici di muoversi e migliora anche la gestione dello spazio scenico. Il guaio (forse grande pecca dello spettacolo) è che mentre avviene una scena in un ambiente, altre attrici si muovo o fanno qualcosa in un altro ambiente.

Niente è più bello e professionale a teatro del contro-scena; ma qui può risultare un problema. Il testo è un giallo: se il pubblico si distrae nel vedere cosa fanno tutte le attrici, anche quando non è il loro momento, il pathos cade e rimane solo la voglia di scoprire il colpevole. 8 donne e un mistero però è altro. È l’universo femminile che si esprime in molti modi; è il segreto nascosto che crea fascino, seduzione e perversione. Sono personalità che si scontrano, generando un vortice di emozioni, capaci di soppiantare anche il più superbo e il più saccente: qualcuno quindi destinato a rimanerne trascinato, se non schiacciato.

Lo spettacolo comunque rende. È, come già detto, lontano dal film del 2002 e si muove lungo una sua linea.

3 stelle su 5.

Francesco Fario

Francesco Fario
Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"

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