All’Argentina torna una delle commedie più belle di Eduardo Di Filippo: Questi fantasmi. Un testo sempre in perfetto equilibrio fra il registro comico e quello drammatico, di perenne attualità, nonostante siano trascorsi oltre settant’anni dal sul fortunatissimo debutto.
La trama di Questi fantasmi, in scena al Teatro Argentina di Roma fino al 6 gennaio, è arcinota.
All’onesto e ingenuo Pasquale Lojacono viene proposto di soggiornare gratis, insieme alla moglie, in un grande appartamento collocato all’interno di un nobile palazzo nel centro di Napoli.
Un affare indubbiamente, ma a patto di rispettare una sola, imprescindibile condizione.
Il nuovo inquilino dovrà riaccreditare la sinistra fama di quel palazzo su cui grava la leggenda che sia abitato da fantasmi. Come?
Semplice, dovrà affacciarsi più volte al giorno da uno dei tantissimi balconi dell’appartamento e mostrarsi sereno, addirittura felice.
Il nuovo affittuario, seppur intimorito dalle oscure credenze, accetta, evitando, tuttavia, di raccontare la storia degli spiriti alla moglie.
Ma i fantasmi sembrano davvero abitare quella immensa casa, almeno per il povero Lojacono.
Non il guerriero, tantomeno la testa d’elefante che afferma di vedere il professor Santanna, l’enigmatico proprietario di un appartamento collocato proprio davanti al sinistro palazzo che, dal suo balcone, osserva tutto.
Si tratta, invece, di uno spirito buono e molto generoso, una manna per il male in arnese Lojacono.
Nella giacchetta, appositamente lasciata in bella vista sull’attaccapanni nell’ingresso, il nuovo inquilino trova ogni giorno il denaro che gli serve per andare avanti.
A lui quell’ignoto e munifico fantasma piace e diventa, seppur nell’alone del mistero, quasi una figura familiare.
La verità è un’altra e non ha nulla di misterioso.
Quel fantasma è una persona in carne e ossa.
In realtà è l’amante di sua moglie, ma Loiacono preferisce, forse, non vedere e rimanere nel suo mondo di innocente, conveniente illusione.
D’altra parte, come lui stesso afferma, il coraggio lo dà il denaro, senza si diventa timidi, paurosi, anzi di più, senza soldi si diventa delle carogne.
Scritta nel 1945 e rappresentata per la prima volta il 7 gennaio del 1946, Questi Fantasmi rappresenta per l’originalità del testo teatrale e la complessità dei personaggi, una delle più belle commedie del grande Eduardo De Filippo.
Seconda commedia, dopo Napoli Milionaria, a far parte della raccolta Cantata dei giorni dispari, l’origine di Questi fantasmi è legata a una vicenda reale.
Eduardo s’ispirò per la sua realizzazione a un fatto di cui fu protagonista suo padre, Eduardo Scarpetta.
Quest’ultimo con la famiglia, a causa delle ristrettezze economiche, fu costretto a lasciare la propria abitazione da un giorno all’altro.
La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, oggi diretta dalla bravissima Carolina Rosi, porta sul palco dell’Argentina una versione fedelissima del capolavoro eduardiano, riproducendo perfettamente quel gioco di allusioni, sconfitte, miserie, ipocrisie e infiniti solitudini.
Diretti da Marco Tullio Giordana gli attori in scena, fra irresistibili momenti di comicità e intensi attimi di pura tragicità, fanno onore a un testo che, nonostante gli anni, non perde di originalità e bellezza.
Bellissima la scenografia di Gianni Carluccio che riproduce l’interno di un palazzo napoletano, con tanto di sfondo della celebre scala ad ali di falco tipica di molte dimore storiche napoletane, come Palazzo dello Spagnuolo nel napoletano Rione Sanità.
Menzione particolare per Gianfelice Imparato.
Vestire i panni dell’umile Lojacono, dopo Eduardo e Luca De Filippo, è un esame improbo che l’attore, originario di Castellammare di Stabia, supera a pieni voti.
Imparato non cerca di imitare quei due mostri sacri del teatro italiano, ma interpreta a suo modo, pur nella piena aderenza al personaggio eduardiano, l’ingenuo inquilino.
Da applausi il celeberrimo monologo del caffè.
Lojacono, seduto su uno dei balconi spiega all’impiccione professor Santanna, (vero e proprio fantasma, personaggio che non si vede e non si sente mai ma che aleggia filosoficamente su tutta la scena) il sacro rito della preparazione della bevanda napoletana.
In particolare mette a conoscenza il suo dirimpettaio della sua geniale invenzione, quella di mettere sul becco della caffettiera napoletana il coppitello, un cappuccio di carta che trattiene il fumo denso del primo caffè, in modo da rendere profumo e sapore più intensi.
Nel corso dei due atti di Questi fantasmi, il pubblico ride e tanto grazie alle battute irresistibili degli attori in scena.
In particolare quelle del portinaio Raffaele, interpretato dal bravissimo Nicola Di Pinto, un personaggio decisamente negativo, tanto che lo stesso Eduardo lo definiva “anima nera”.
Ma rimane anche in religioso silenzio seguendo il dramma di Maria, (interpretata da Carolina Rosi) la moglie di Lojacono, che si sente umiliata dal comportamento del marito, convinta che lui sappia benissimo che lei lo tradisce.
Alla fine il dubbio se Lojacono abbia compreso chi si celi dietro il generoso fantasma persiste, ma forse importa poco perché, come dice lui stesso:
«I fantasmi non esistono… li creiamo noi, siamo noi i fantasmi!»
Maurizio Carvigno