Le rane di Ficarra e Picone non delude neanche il teatro delle Muse di Ancona, dove resterà in scena fino a domenica 23 dicembre.
Con Le Rane, Ficarra e Picone riportano sul palco una commedia di Aristofane dal sapore agro-dolce.
Uno spettacolo dolce per le risate delle scene tipicamente comiche e allo stesso tempo agro per l’amara descrizione della città di Atene. La rivisitazione dell’opera classica calza a pennello i tempi moderni e lascia correre la mente a ben più recenti avvenimenti di quelli a cui direttamente si accenna.
La forza di una commedia che si fonda sull’esistenza tragica dell’uomo.
Esistenza tragica dell’uomo inteso in senso politico in questo caso che, nonostante siano passati oltre 2500 anni, continua ancora a commettere gli stessi errori. La conoscenza e la sapienza vengono accantonati per dare libero credito a vanesi millantatori di promesse melliflue.
Il parodico viaggio di Dioniso e Xantia nell’Ade non risparmia nessuno dei personaggi incontrati da Eracle durante la sua discesa. D’altra parte, Dioniso oltre ad esser suo fratello, è egli stesso un dio, anche se del vino. Minore sarà la sacralità del suo viaggio, così come minori saranno le gesta compiute durante il viaggio. L’effetto comico traspare sia dal dialogo – non raramente infarcito di turpiloqui – sia dagli equivoci e scambi di persona che di volta in volta si succedono.
Insomma, si ride e anche parecchio, anche quando gli attori scendono tra il pubblico. Dioniso-Ficarra e Xantia-Picone sanno come strappare un sorriso al loro pubblico.
Sei Ottavi e le rane: il cabaret sull’Acheronte
Assolutamente originale e significativa la reinterpretazione delle rane e del coro degli Eleusini da parte dei Sei Ottavi. Il canto e la musica diventano uno strumento di mediazione tra il comico e il tragico. Un ponte sottile e delicato che non chiude però la porta in faccia all’intrattenimento.
L’uso dei colori nei costumi e le coreografie contribuiscono a rendere l’effetto corale, appunto, delle scene. Bello, bello, bello!
La poesia e la salvezza di Atene
Il viaggio di Dioniso e Xantia si conclude con la gara tra Eschilo ed Euripide per decidere chi tra i due sia il più grande tra i poeti. Il compito del dio sarà proprio quello di scegliere il migliore da riportare in vita perché convinto che solo la poesia potrà salvare Atene dalla sua corruzione.
Dopo esser stato inizialmente schernito, vincerà la gara Eschilo, perché facente leva sui valori dell’integrità d’animo e morale dei suoi concittadini. Atene potrà essere salva solo se si dimenticherà “delle facce di bronzo, forestieri, furfanti e figli di furfanti, gli ultimi venuti, che un tempo la città non avrebbe usato nemmeno come capri espiatori”.
Siamo a teatro per una commedia che fa ridere.
Certo, il pubblico ride, ma non dei personaggi. Ride di se stesso.
Serena Vissani