Scream 5: l’omaggio a Wes Craven che toglie il respiro

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Venticinque anni dopo la serie di efferati e crudeli omicidi che sconvolse la cittadina di Woodsboro, un nuovo assassino con la maschera di Ghostface prende di mira un gruppo di adolescenti, facendo ripiombare la città nel terrore e riaffiorare le paure di un passato che sembrava ormai sepolto.

Sinossi di Scream 5

Scream è arrivato al suo quinto capitolo, purtroppo senza Wes Craven, storico regista della saga e di altri film dell’orrore amatissimi: dal primo Nightmare a Le Colline hanno gli occhi. Si comincia male – sarebbe lecito pensarlo – senza il papà di Ghostface dietro la cinepresa. E invece Scream 5 merita di essere visto.

Un sequel e un requel

La trama è sempre la stessa: una persona viene presa di mira dall’assassino e viene aggredita dopo essere stata interrogata al telefono sui film dell’orrore. I suoi amici sono i primi indiziati.

Fino a qui tutto regolare, se non fosse che questo quinto capitolo non è un solo un sequel, ma anche un requel: ovvero porta sulla scena una storia nota, ma con personaggi differenti, legati per parentela al cult del 1996. A spiegarcelo è proprio uno dei personaggi, la cinefila di turno, che adora la saga degli Stab, ovvero i film scaturiti dai libri della giornalista Gale Weathers (Courteney Cox) dopo gli efferati omicidi perpetrati da Ghostface a Woodsboro. Insieme ai nuovi personaggi della GenZ (Melissa Barrera, Kyle Gallner, Mason Gooding, Mikey Madison, Dylan Minnette, Jenna Ortega) tornano quindi i colossi della saga, tra cui Neve Campbell (“Sidney Prescott”) e David Arquette (Linus Dewey).

Il cult di Ghostface

Ghostface è diventato una vera e propria icona da subito, tanto da scatenare l’immaginazione anche degli Scary Movie, ovvero delle parodie dei film horror. Come dimenticarlo mentre fuma erba e grida al telefono “Bellaaaaa” (in originale what’s uuuuuup)?

Riportarlo in scena poteva non essere un’impresa facile, ma il film tiene incollati dall’inizio alla fine.

Fortissimi i momenti di suspense accompagnati da musiche ad hoc: l’assassino (o gli assassini? Perché si sa, sono sempre in due) ha la nostra attenzione. Uccide spietato, anche di giorno. Ma non è solo questo ad interessare: ci sono molte dinamiche da capire, prime su tutte i legami tra i nuovi personaggi e quelli vecchi, e poi ancora il gioco del film dentro al film. Per tutto il tempo lo spettatore viene addestrato dai personaggi alle regole di Stab (ovvero di Scream) e gioca ad un Cluedo del terrore, alla ricerca del colpevole. Non mancano neppure le riflessioni sui fan ossessionati dalle saghe e sul fatto che le saghe stesse spesso diventino solo un modo per fare denaro, senza tenere conto minimamente del nucleo originario della storia.

L’eredità delle eroine femminili anni Novanta

Non dimentichiamo, inoltre, un dettaglio importante. Come in Nightmare, anche in Scream c’è un grosso riscatto delle protagoniste femminili: del resto lo dice la stessa Sidney che i film dell’orrore non le piacciono perché c’è sempre una scema che corre e si fa ammazzare. E questa frase sarà anche usata da George A. Romero in Diary of the Dead, per prendere in giro i “tipici” film horror: tutti sempre troppo uguali. La stessa Buffy – interpretata da Sarah Michelle Gellar, peraltro attrice di Scream 2 – è frutto del desiderio di rendere la bionda che muore sempre l’eroina della storia.

E Wes Craven lo sa bene, tanto da regalarci una lezione sulla paura che solo le donne avranno il potere di fare propria. Prima Sidney e poi, nell’ultimo capitolo, Tara e Sam. Da un certo punto di vista c’è un passaggio del testimone, una sorta di emancipazione di gruppo, in cui le eroine femminili si danno la forza per farcela, sconfiggere il nemico e andare avanti senza timore.

Il film è decisamente promosso se pensiamo al basso livello che siamo abituati a vedere al cinema quando si parla di horror. Un capitolo conclusivo che omaggia dall’inizio fino alla dedica finale Wes Craven e che pecca solo in alcuni momenti di incoerenza. Mi riferisco precisamente ai tempi del film, quando è evidente che la polizia ci mette veramente troppo ad arrivare ogni volta che viene chiamata.

Alessia Pizzi

Alessia Pizzi
Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista Pubblicista, Consulente di Digital Marketing, ma soprattutto fondatrice di CulturaMente: sito nato per passione condivisa con una squadra meravigliosa che cresce (e mi fa crescere) ogni giorno!

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