Premiato come miglior sceneggiatura originale (firmata da Emerald Fennell che è anche regista) nella notte degli Oscar 2021 e candidato in altre 4 categorie (miglior film, miglior regista, miglior attrice protagonista Carey Mulligan e miglior montaggio a Frédéric Thoraval), Una donna promettente è arrivato nelle sale cinematografiche italiane il mese scorso.
Avendone sentito parlare (bene), ho visto il trailer e sono andata al cinema pensando che fosse interessante, ma nulla di più. Ne sono rimasta folgorata. Avrei dovuto saperlo: la letteratura mi ha sempre insegnato che quando non si è pronti a qualcosa siamo vulnerabili a far sì che accada. Non me l’aspettavo eppure sono stata catturata dalla prima all’ultima inquadratura vivendo la storia sulla mia pelle con un’intensità che ritenevo possibile provare. A un certo punto, avevo le guance bagnate da lacrime di rabbia. Ho pianto tanto per i film, ma mai per quest’emozione.
Una donna promettente: la trama
Cassie è una ragazza di 30 anni la cui vita scorre in maniera piatta con nessuna prospettiva di cambiamento. Lavora in una caffetteria del suo paese, vive ancora con i suoi genitori, non ha amici né relazioni. Quel che è peggio è che sembra disinteressata a tutto quello che (non) le succede.
Ha un unico impegno settimanale. In quello mette tutta se stessa. Una volta ogni sette giorni, infatti, Cassie si veste e si trucca in maniera provocante e va da sola in un locale. Una volta arrivata finge di essere tanto ubriaca da non reggersi neanche in piedi e aspetta che le si avvicini un “bravo ragazzo” che si offra di accompagnarla a casa. Ogni serata si conclude con il ragazzo che prova ad approfittarsi di lei pensando che sia incosciente. Peccato che Cassie non lo sia affatto ed è pronta a mettere l’uomo di fronte al suo crimine.
Sin da subito si capisce che questa sorta di rituale che la ragazza mette in pratica viene fuori da un vissuto traumatico e con cui Cassie non è ancora riuscita a fare pace. Questo evento coinvolge la sua amica d’infanzia Nina e un episodio avvenuto al college dove entrambe erano iscritte a medicina.
L’arrivo nella sua vita di Ryan, un ex compagno universitario, potrebbe essere il pretesto per riuscire finalmente a superare questo trauma in positivo… o forse no?
Un revenge movie dai toni pastello
La pellicola mescola in maniera brillante caratteristiche appartenenti a generi diversi. I toni del thriller acquistano presto le sfumature del revenge movie ma anche quelle della commedia romantica. Una scelta coraggiosa, significativa ma soprattutto inedita per il tema portato avanti dalla storia che, come già si evince dalla trama, tocca il tanto acceso dibattito relativo alle responsabilità e al giudizio sociale quando si verifica uno stupro di una donna ubriaca.
La carta vincente di questo film sta proprio nelle scelte stilistiche fatte. Per parlare del tema non c’è enfasi, né retorica, ma solo una visione lucida e realistica. Ed è questo a rendere tutto più spietato, più violento e, di conseguenza, più d’impatto.
Brillante la decisione di usare per il look della protagonista e per la scenografia dei colori chiari pastello che rendono l’atmosfera leggera e allo stesso tempo inquietante. A sostenere questa scelta arriva la colonna sonora, molto pop in cui trionfa Britney Spears. Sembra un po’ di rivedere Kill Bill con le sue musiche, le sue sfumature e la sua forte protagonista. Ma il pensiero va anche a Joker soprattutto nelle scene finali quando vediamo Cassie travestita da infermiera sexy pronta a compiere quella che agli occhi di tanti potrebbe apparire come vendetta, ma che è solo giustizia.
C’è cura e attenzione per i dettagli e lo si vede nella scelta delle inquadrature. Basta pensare al piano lungo in cui vediamo la protagonista per la prima volta (primissimo fotogramma del trailer): seduta in maniera scomposta sul divanetto di un locale con le braccia allargate e la testa china sul busto. Quasi a ricordare un Cristo in croce (sì potete leggerci i significati simbolici perché ci sono).
La protagonista
Il film si basa tutto sulla sua protagonista. Carey Mulligan (nota per la pellicola Non lasciarmi) riesce a dare alla sua Cassie quasi una doppia personalità: da una parte la ragazza bella, dall’aspetto indifeso, dall’altra la donna ferita e minacciosa che non si fermerà davanti a nulla pur di rendere giustizia alla sua amica d’infanzia.
Mulligan lavora moltissimo sulle espressioni e sui toni di voce (almeno questo fa la doppiatrice, poi bisognerebbe vederlo in originale) lasciando spazio a tantissime emozioni diverse e compresenti.
Cassie è una donna che conosce benissimo il contesto sociale in cui vive. Solo grazie a questo suo grande realismo avrà la possibilità di vincere la sua partita contro le distorsioni sociali, nonostante lei stessa vacillerà a causa del suo legame con Ryan.
Il tema
Come ho già detto, il tema del film affronta argomenti scottanti che fanno purtroppo parte della cronaca quotidiana con tutte le conseguenze del caso. A raccontarlo così, Una donna promettente potrebbe sembrare quasi un film didascalico sul tema. Ma il punto è proprio questo: non lo è. E questo è merito non solo di come viene raccontata la storia, ma anche della scrittura. La sceneggiatura è notevole, nulla viene lasciato al caso e ogni elemento trova la sua chiusura.
(Da qui in poi, se non avete visto il film, vi consiglio di tornare a leggere quando avrete lo fatto perché correte il rischio di SPOILER!)
Diversi aspetti della vicenda sono interessanti. Innanzitutto, la banalizzazione del reato con l’espressione “sono ragazzate”, “eravamo giovani”, “era per divertirsi”. L’idea che la giovane età sia una scusa per non maturare il rispetto e l’empatia nei confronti degli altri esseri umani deve essere combattuta con forza. Perché è vero che l’inesperienza rende ingenui, ma è altrettanto vero che non c’è un’età giusta per imparare a capire che cosa può danneggiare un’altra persona. È un insegnamento che dovrebbe essere fatto proprio dalla più tenera età.
È vero: nasciamo con istinti che mirano alla soddisfazione del nostro piacere, ma anche con i neuroni specchio che sono alla base della formazione dell’empatia. Il problema non è la nostra natura perché essa è contraddittoria (come la maggior parte delle leggi naturali), ma l’educazione e le costruzioni sociali in cui cresciamo. È inutile dire che questa non è più una società patriarcale solo perché le donne hanno la possibilità di lavorare o di scegliere cosa fare della loro vita. Alcune costruzioni sono dure a morire e non appartengono a una classe sociale bassa e poco educata, ma a quelle più alte (non a caso si parla di medici, professione non solo rinomata, ma anche deputata al salvataggio di vite).
Per cercare di cambiarle e di contrastarle, alle donne non resta altro da fare che unirsi e darsi man forte in questa lotta coinvolgendo le persone anche uomini veramente consapevoli (come l’avvocato).
I personaggi di Madison o della direttrice servono a dimostrare quanto la lotta per la credibilità delle vittime di stupro sia ostacolata non solo dagli uomini, ma dalle donne stesse. Molto potente, invece, risulta il legame tra Cassie e Nina. L’una diventa il prolungamento dell’altra e la storia di Nina può trovare la sua conclusione solo grazie a Cassie.
Per quanto del tutto disfunzionale, il film ci presenta anche il cameratismo maschile. La solidarietà tra maschi è il contraltare di quella femminile, anzi. Essi si mostrano molto più complici gli uni degli altri in maniera quasi istintiva. E anche questo è un racconto della società di oggi profondamente reale.
Una donna promettente: i premi vinti
Oltre all’Oscar già citato, Una donna promettente ha vinto anche 2 premi BAFTA: miglior film britannico e miglior premio per la sceneggiatura originale.
Ha ricevuto anche 4 nomination ai Golden Globe per le stesse categorie per cui competeva agli Oscar.
Tutto meritato. Ci sarebbe stata bene anche qualche vittoria in più!
Federica Crisci
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