“Framing Britney Spears” fa parte di una serie di documentari intitolata “The New York Times Present”: ecco perché tutti ne parlano
Nata come una serie di veri e propri approfondimenti giornalistici su alcuni temi scottanti, “The New York Times Present” ha scatenato l’interesse mondiale con quello intitolato “Framing Britney Spears“. Una indagine mandata in onda per la prima volta su FX e disponibile su Hulu, che prende le mosse dal movimento “Free Britney“. E, partendo dall’ascesa della “Principessa del Pop”, tenta di dare una risposta ai vari lati oscuri della carriera di Britney Spears ormai da 13 anni sotto la custodia del padre.
Tanti i fatti risaputi, ma vederli inanellati uno dietro l’altro e alla luce di una serie di rivelazioni da parte di collaboratori, assistenti e avvocati fa una certa impressione. La bambina lanciata dal “The Mickey Mouse Club”, alla fine degli anni ’90 diventa l’idolo dei ragazzini di tutto il mondo a colpi di esibizioni nei centri commerciali e grazie alla mega hit “…Baby One More Time”. Ma, come chiunque si trovi sotto la morbosa attenzione dei riflettori, la giovanissima star non può permettersi un solo passo falso. Peccato crescere significhi anche farne.
La rottura con Justin Timberlake
In America non esistono, a differenza dell’Inghilterra, coppie reali: il loro equivalente sono le coppie vip. E quando Britney Spears inizia una storia con Justin Timberlake, già suo collega nel “The Mickey Mouse Club” e ora esponente della fortunata boy band NSYNC, i media impazziscono. Così come già successo ai tempi della relazione, sfociata in un matrimonio prima e in un chiacchieratissimo divorzio poi, tra Madonna e Sean Penn. Ma la Spears non ha la maturità, anche anagrafica, della Ciccone dell’epoca né la sua scorza per resistere alla pressione causata da fotografi e giornalisti. Britney Spears e Justin Timberlake finiscono per lasciarsi, la vulgata vuole per un tradimento da parte di lei con il ballerino e coreografo Wade Robson. Che, per la cronaca, molti anni dopo testimonierà più volte a favore di Michael Jackson nei processi che lo riguardano circa i presunti abusi. Ribadendone l’innocenza anche dopo la morte del “Re del Pop”. Salvo poi cambiare versione e diventare uno dei due protagonisti del controverso “Leaving Neverland“.
Il mondo vs Britney Spears
A questo punto si scatena il putiferio: una giovanissima Britney Spears, cui già non sono risparmiate in conferenza stampa domande quali «sei ancora vergine?», si ritrova a dover discutere davanti alle telecamere una vicenda evidentemente dolorosa. Nel 2003 Diane Sawyer conduce una intervista durante la quale, nonostante la pop star appaia visibilmente a disagio tanto da scoppiare a piangere e chiedere una pausa, non si fa scrupolo di chiederle cosa abbia fatto per spezzare così il cuore a Justin Timberlake. Accusandola di averne tradito la fiducia. Lei risponde che ognuno ha la sua visione dei fatti, cercando di andare oltre. Ma la Sawyer la inchioda riportando una affermazione agghiacciante: Kendall Ehrlich, l’allora first lady dello stato del Maryland, arriva a dichiarare «davvero, se avessi la possibilità di sparare a Britney Spears penso lo farei». La sua colpa? Essere un cattivo modello per gli adolescenti.
Il contributo di Justin Timberlake alla rovina dell’ex
In una intervista promozionale per la radio Hot 97 all’interno del programma “Star and Buc Wild Morning Show”, a domanda «hai scopato Britney Spears? Sì o no?» Timberlake risponde ridendo nervosamente «sì» per poi aggiungere frettolosamente che stava scherzando. Ma il danno è ormai fatto. All’incauta dichiarazione, che fa velocemente il giro del globo, si aggiungono il lancio del brano “Cry Me A River” e il video che lo accompagna: qui il cantante si intrufola nella casa di una donna – manco a dirlo l’attrice chiamata a interpretarla è praticamente una sosia della sua ex – fa sesso con un’altra nella sua camera da letto e infine le fa trovare il filmato nella televisione. Se sei un uomo, evidentemente, trasporre su video la fantasia di una vendetta tramite violazione di domicilio e porno amatoriale non è un cattivo esempio per gli adolescenti. Infatti è grazie a questo singolo che la carriera da solista di Timberlake decolla: ma a che prezzo? Nulla che paghi lui, visto che qualche anno dopo ritenterà con successo il colpaccio con la canzone “What Goes Around… Comes Around“ e relativo video con come protagonista Scarlet Johansson. Stavolta nega con decisione che il testo al vetriolo e le immagini di grande violenza siano riferibili alla Spears, parlando dell’esperienza di un suo amico come fonte di ispirazione. Non convincendo nessuno. Ma siamo già nel 2007 e Britney Spears sta andando a fondo.
Solo qualche giorni fa, tramite Instagram, Justin Timberlake si scusa. Mettendoci in mezzo, già che c’è, anche un mea culpa nei confronti di Janet Jackson. Le sue parole suonano tanto tardive quanto ipocrite: per fargliele pronunciare ci sono voluti quasi vent’anni e un documentario che rischia di danneggiarne irrimediabilmente l’immagine pubblica.
Il buco nero inghiotte la stella
Che Britney Spears si fosse già trovata a fare i conti con il lato oscuro del successo lo dichiarava timidamente in “Lucky“, ma è con la ballata “Everytime” – una velata dedica a Justin Timberlake – che si capisce che qualcosa comincia davvero a non andare per il verso giusto: il video che la accompagna è una sconsolata riflessione sulle conseguenze della fama, i cui toni cupi sono attenuati da un finale rassicurante e un po’ posticcio. Un’aggiunta in corso d’opera dopo le polemiche generate dalla presentazione on-line dello script, che vedeva la protagonista assumere delle pillole e – forse incidentalmente forse no – morire.
Nel 2004, già perseguitata dai paparazzi, la Spears si innamora del ballerino Kevin Federline. Che per lei lascia la fidanzata incinta del suo secondo figlio. Nel giro di pochissimo si sposano e diventano genitori: per la Spears inizia un vero e proprio calvario mediatico. Le sue immagini rubate, spesso finalizzate a mostrare quando sia poco adatta a fare la madre, arrivano a essere vendute a cifre esorbitanti: Brittain Stone – photography director di US Weekly dal 2001 al 2011 – parla di arrivare a spendere fino a 140.000 dollari a settimana per le foto giuste. E con il sorriso cinico che gli si addice suggerisce che immagini del genere non vanno viste come qualcosa che voglia mettere in cattiva luce le celebrità ritratte ma mostrare la loro vita così da poter ispirare chiunque altro.
Dopo due gravidanze a distanza ravvicinatissima, la Spears pare sia preda dalla depressione post partum. O, almeno, così dichiara la madre Lynne: che ha già scritto due libri insieme alla figlia e da lì a poco ne pubblicherà un altro su cosa voglia dire per una famiglia vivere sotto i riflettori.
Nella mente del paparazzo
“Framing Britney Spears” dedica un certo spazio a Daniel “Dano” Ramos: un fotografo autore degli sciaguratamente famosi scatti datati 2007 della Spears che, con la testa ormai rasata, dà in escandescenze dopo che le è stato impedito dal neo ex marito di vedere i figli. Il video di quella sera accompagna le sue parole: analizzarlo è di certo un esercizio utile. Innanzitutto ci si rende conto che il fotografo e il suo assistente seguono la cantante da ore in un momento per lei molto difficile. Fermatasi a una stazione di servizio, alla Spears viene chiesto come si senta e se stia bene: il tutto mentre si continua a riprenderla e fotografarla. La ragazza non ne può più, la donna che è con lei incita i fotografi ad andarsene perché non è un buon momento. Poi è un attimo: armata di un ombrello, la Spears si sfoga per pochi istanti contro l’auto di Ramos. Infine va via. Il tutto dura nemmeno un minuto ma è sufficiente a eternare dei tratti che manca poco non abbiano più nulla di umano: lo sguardo è quello di un animale braccato. Il fotografo aggiunge che quella non è stata una buona notte per lei. Ma nemmeno per loro. Ma, in fondo, per loro lo è perché hanno guadagnato molto. Gli viene chiesto se, secondo lui, avere intorno così tanti paparazzi abbia avuto un effetto negativo sulla Spears. Ramos, avendo lavorato sulla Spears per tanto tempo, ritiene che nessuno dei fotografi abbia mai avuto da lei un segnale o un’indicazione diretta del tipo «non lo gradisco, lasciatemi in pace». E quando diceva «lasciatemi in pace?» l’atroce risposta è che intendesse «lasciatemi in pace oggi» mica «lasciatemi in pace per sempre». Per la cronaca, Daniel “Dano” Ramos ha conservato l’ombrello. E qualche anno fa ha deciso di venderlo, in occasione del decino anniversario di quella notte.
You want a piece of me
“I’m Miss American Dream since I was seventeen
Don’t matter if I step on the scene
Or sneak away to the Philippines
They still gon’ put pictures of my derriere in the magazine
You want a piece of me?”
Così, una volta tanto genialmente, canta Britney Spears sempre nel 2007. E a ragione. Intanto, nella sua vita entra l’ennesima figura ambigua: Sam Lutfi. Un altro che sa far tutto e nulla: la famiglia Spears lo accusa di essere un parassita, lui intanto si spaccia per manager della star. Nel frattempo un entusiasta Perez Hilton gongola: «rasarsi i capelli, attaccare i paparazzi, altri problemi circa la custodia. Grazie Britney Spears. Comportarti male fa bene al mio business». A inizio 2008 i suoi problemi diventano oggetto non solo dei tabloid e dei commentatori televisivi ma anche di quiz: come “indovina cosa ha perso Britney l’anno scorso”. E le risposte dei concorrenti vanno da “il marito” a “i capelli” passando per “la sanità mentale”. Poi i ricoveri coatti e il divieto di vedere i suoi bambini. È questo l’anno in cui il padre Jamie, che nel passato ha sofferto problemi di alcolismo, ottiene la custodia temporanea della famosa figlia. Un provvedimento previsto per chi è incapace di badare a se stesso e al proprio denaro. Prima di allora il padre non era mai stato particolarmente presente nella vita di Britney. E qui si scontrano gli interessi della famiglia Spears con quelli di Lutfi, a cui viene imposto un ordine restrittivo. Una volta dimessa dalla struttura presso cui la cantante è stata in cura, i giornalisti Larry King e Anderson Cooper commentano la vicenda definendola «triste». Ma è il regista Michael Moore, intervenendo di getto quasi a voler interrompere un fiume di retoriche banalità, a fare l’appunto più saggio: «sarebbe meno triste se la lasciassimo in pace. Perché non la lasciamo in pace e le permettiamo di andare avanti con la sua vita?»
Dal “Blackout” al “Circus”: lo zoo presenta Britney Spears
Due album pubblicati nel giro di due anni, implicano una mole di impegni promozionali. Prendiamo il caso di “Blackout”: il lancio del primo singolo, “Give Me More”, avviene in occasione degli MTV Video Music Awards del 2007. La performance inaugura la serata ma ciò che viene mostrato non ha nulla a che fare con l’intrattenimento pop. Una Britney Spears che è l’ombra di se stessa si muove letargica tra i ballerini, mimando svogliatamente le parole della sua nuova canzone. Viene da chiedersi cosa l’abbia spinta sul palco. La risposta potrebbe essere inquietante e la fornisce Adam Streisand: l’avvocato a cui la Spears si era rivolta. Ben sapendo di non potersi opporre alla custodia, la cantante voleva che di questa si occupasse un professionista, qualcuno super partes. Ma il giudice incaricato di decidere le nega questa opportunità: in base a un report medico è stabilito che le condizioni della Spears non la rendono in grado di poter assumere nessuno a rappresentarla. Quando Streisand chiede gli venga mostrato questo report gli viene risposto che solo l’avvocato della Spears può visionarlo. E lui non lo è, per i motivi di cui sopra. Quindi il giudice ne nominerà uno d’ufficio. A oggi Adam Streisand non ha mai potuto avere accesso al report su cui si è basata questa decisione.
Chi custodisce i custodi?
In pratica, per anni Jamie Spears – in quanto tutore – ha il pieno controllo sulla persona della figlia e sulle sue finanze. Può, addirittura, firmare contratti al suo posto. Per mettere ancora più a fuoco lo scenario basterà un solo esempio: i residency show di Las Vegas della Spears fruttano un milione di dollari a settimana. Da cui il padre ottiene direttamente e personalmente l’1,5% rispetto a quanto guadagnato tra concerto e merchandising. Vivian Lee Thoreen, avvocato che negli anni ha rappresentato Jamie Spears, fa una importante osservazione: l’obiettivo della custodia è tutelare gli interessi del tutelato. E ammette che nella sua carriera non ha mai visto un tutelato a cui sia stata revocata la tutela.
L’incognita Instagram, il movimento “Free Britney” e le rivelazione di “Britney’s Gram”
Da quando Instagram è diventato così importante nella comunicazione, Britney Spears – o chi per lei – sceglie di mostrare cosa vuole far vedere della sua quotidianità. O far credere. Brevi video con i figli, esercizi ginnici, balletti, selfie: tutto molto zuccheroso, a tratti stucchevole, senz’altro poco interessante. Tranne che per chi tenta di decifrare dai suoi post e da alcune frasi vagamente fraintendibili delle richieste di aiuto in codice. Arriva, allora, il momento di approfondire il cosiddetto “Free Britney”: movimento nato con il lancio di un sito internet già nel 2009 e che in questi ultimi mesi ha raggiunto il suo picco. Anche grazie a “Britney’s Gram”, un seguitissimo podcast condotto da due fan – Babs Gray e Thess Barker – che commentano ciò che la star pubblica e indagano le notizie che la riguardano. Non limitandosi, però, al lato più superficiale o strettamente musicale dell’artista. Sono, infatti, loro a dar risalto al fatto che l’allora co-tutore della star, Andrew Wallet, in un documento presentato alla corte dello stato della California e della contea di Los Angeles descriva come attività affaristiche quelle legate alla tutela. Che, a suo avviso, dovrebbe esser vista come una forma ibrida di modello di business. Le due ragazze sottolineando la gravità di una simile definizione, mai utilizzata prima di allora in tale ambito.
Gray e Barker raccontano, ancora, la loro agitazione di fronte la non annunciata assenza dai social del loro idolo dopo l’improvvisa cancellazione dell’imminente show residency dal titolo “Domination”. La motivazione ufficiale è la cattiva salute del padre, a cui la Spears vuole stare vicina. Il ritorno on-line della cantante non convince le due ragazze – adducendo come prova ai loro sospetti l’utilizzo di una emoticon invece della tipica emoji con cui Britney è solita firmare i propri messaggi – mentre su “Britney’s Gram” arriva e viene rilanciato un messaggio vocale anonimo che rivela come la Spears sia nuovamente ricoverata in una struttura sanitaria, contro la sua volontà. A questo punto il suo manager, Larry Rudolph, dichiara che in effetti la star ha chiesto di essere ricoverata e che la custodia non può imporle trattamenti sanitari. Intanto il messaggio anonimo diffuso da “Britney’s Gram” diventa virale, scatenando l’isteria dei fan e la mobilitazione degli attivisti “Free Britney”. L’obiettivo? Contribuire a porre termine alla custodia cui è sottoposta la pop star, attirando l’attenzione dei media sulla faccenda anche grazie a testimonial più o meno famosi. Movimento a cui, ovviamente, si oppone il padre Jamie Spears e che bolla come roba da complottisti.

Il dopo “Framing Britney Spears”
Durante le battute finali del documentario viene riportato che Jamie Spears, adducendo motivi di salute, ha rinunciato alla custodia sulla persona della figlia. Mantenendo, però, quella sulle sue finanze. Come immediata conseguenza la Spears ha dichiarato tramite l’avvocato Samuel D. Ingham che non si esibirà più fin tanto che il padre avrà il controllo sulla sua carriera. La madre annuncia di voler anche lei dire la sua sulla vita della figlia. Il fratello Bryan, invece, a luglio del 2020 liquida tra un frizzo e un lazzo l’intera faccenda del movimento “Free Britney” dicendo che «le donne della famiglia hanno sempre avuto questa tendenza a voler fare di testa loro» all’interno del podcast “As NOT Seen on TV“. Strano eh, nel 2021, che una donna voglia autodeterminarsi. Ma, a quanto pare, qualcosa sta cambiando: da tempo la Spears si opponeva alla continuazione della custodia da parte del padre preferendogli una corporate qualificata. Lo scorso novembre la corte si rifiutava si sollevarlo completamente dal suo ruolo di tutore, affiancandogli però la Bessemer Trust come fiduciario aziendale. Una decisione che aveva spinto Jamie a fare ricorso per mantenere l’esclusività dei suoi diritti sulla figlia. È notizia recentissima che questo è stato respinto. Uno dei tanti paradossi è che Britney Spears si trova contemporaneamente a spendere per entrambi le parti: ogni procedimento che la riguarda viene comunque finanziato e saldato con soldi suoi. Quello più vistoso è che una persona ritenuta incapace di gestire la propria persona e le proprie finanze fosse, però, in grado di incidere album, girare videoclip, presenziare a eventi o attività promozionali e tenere concerti.
Una riflessione conclusiva
Chi scrive non è un grande fan della Spears: la sua musica e immagine preconfezionate non mi hanno mai particolarmente attirato, sebbene riconosca la perfezione pop di certe hit da lei interpretate e l’impatto che i suoi video hanno avuto su un’intera generazione. Una cosa che mi ha colpito, invece, è il contrasto tra bocca e occhi. Anche in tempi non sospetti, infatti, ho sempre notato come Britney Spears rida tanto con la bocca, mai con gli occhi. Dopo la visione di “Framing Britney Spears” alcune domande hanno avuto una risposta. Per esempio perché, nonostante appare chiaro che la Spears non tragga più alcun piacere dall’esibirsi e l’esistenza che conduce non abbia nulla di sexy, sul palco venga presentata in abiti sempre più succinti. Se qualcun altro ha il potere di firmare per te i contratti e, contemporaneamente, gestisce le tue finanze, non sei né più né meno che un animale esotico da tirare fuori dalla gabbia quando è il momento di intrattenere i visitatori che pagano per ammirarti. Se il tempo e i fatti della vita hanno lasciato solchi sul tuo viso, si rimedia con interventi estetici e un trucco più pesante. La voce non conta, tanto la performance è in playback. Ai capelli si aggiungono extension come fossero piume da sfoggiare e scuotere mentre gli sfavillanti costumi devono rivelare ogni volta un po’ di più di quel corpo tonificato dalla palestra. Ognuno vedrà ciò che vuol vedere: io una tragica mascherata.
Cristian Pandolfino
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