The Batman: l’enigma del pipistrello di Matt Reeves

the batman recensione

Ha un passo lento, deciso e poderoso il ritorno del Cavaliere Oscuro sul grande schermo firmato Matt Reeves che, mettiamo subito le cose in chiaro: è molto di più di quanto potessimo soltanto immaginare. Ogni elemento narrativo e stilistico è straordinariamente aderente al suo protagonista, come mai prima d’ora.

Nonostante il vigilante mascherato sia il personaggio di derivazione fumettistica con il maggior numero di adattamenti sul grande schermo, è nel film attualmente proiettato nelle sale di tutto il mondo che troviamo la trasposizione più fedele di quanto abbiamo imparato ad amare su carta.

Una constatazione da tenere in forte considerazione e che è soltanto una delle tante motivazioni che rendono la detective story di Matt Reeves, in assoluto una delle migliori narrazioni di stampo supereroistico, capace di trovare il perfetto bilanciamento tra autorialità, cinema mainstream e influenze fumettistiche. Pur essendo un fermo sostenitore della bontà di una buona parte del franchise MCU, reputo che si tratti di una formula ripetuta con tale successo, nell’ultima decina d’anni, soltanto da James Gunn con i suoi riuscitissimi Guardiani della Galassia e The Suicide Squad, e da Bryan Singer in X-Men: Giorni di un futuro passato.

Sono qui per smascherare questo letamaio che chiamiamo Città

É la notte di Halloween e, mentre i cittadini di Gotham sono intenti a festeggiare in maschera, vi è un vigilante al suo secondo anno di attività che pattuglia le strade. Non può essere ovunque, lo ammette lui stesso, e non potrà di certo immaginare che un serial killer fissato con gli enigmi inizierà, proprio da quella notte, la sua personale crociata omicida per la liberazione della città dalla menzogna. Prendendo di mira le personalità di spicco di Gotham City, associate per ruolo e nomea a ideali di giustizia e onestà, l’Enigmista chiama esplicitamente in causa Batman, mettendolo sulle sue tracce. Inizia così una vera e propria caccia al topo, che porterà il Pipistrello Mascherato a toccare con mano la corruzione cittadina, portandolo faccia a faccia con la mafia e l’eccentrica figura in ascesa di Oswald Cobblepot detto il Pinguino, numero due di Carmine Falcone. Trovando – forse – un’alleata nella determinata Selina Kyle, ragazza con un debole per i randagi, il giovane Bruce Wayne capirà che persino il suo buon nome ha più zone d’ombra di quanto immagina.

Le influenze di Matt Reeves

Non possiamo dimenticare la lunga gestazione di The Batman, in cantiere da più di 6 anni e inizialmente affidato a Ben Affleck che avrebbe dovuto dirigerlo, scriverlo e interpretarne il protagonista, mantenendone la discutibile ottica condivisa DCEU, e passato poi – fortunatamente – nelle mani di Matt Reeves. La gestione del progetto si è evoluta con i cambiamenti decisionali di casa Warner, frutto dell’innegabile fallimento qualitativo, remunerativo e consensuale della visione di Zack Snyder e, soprattutto, per il successo del lungometraggio di Todd Phillips: Joker.

Seppur non ci siano riferimenti al film Leone d’oro di Venezia 2019, la contaminazione stilistica è evidente con una narrazione che affonda le radici nel reale e nel sociale, portando a schermo la miglior Gotham possibile. Una città fiorente in passato, come visibile dallo stile gotico e imponente di alcune strutture, ma che ora è in balia della delinquenza e del degrado, con le operazioni di riqualifica che hanno tremendamente fallito. La città è indubbiamente metafora della società odierna: ibrida e falsamente virtuosa, a un passo dal baratro.

Riguardando ai precedenti adattamenti, da cui Reeves comunque attinge e omaggia, opta per un taglio più similar nolaniano ma, a differenza di tutti i predecessori, non sovrasta il protagonista con la sua poetica. Batman e la sua furia vendicativa, a tratti ancora cieca, sono il cuore pulsante del film con il regista che vuole esaltarne i tratti e i dilemmi morali, attingendo a piene mani dalle più stratificate storie su carta. Non è un caso che il primo omicidio avvenga proprio la notte del 31 ottobre, come fu nella più riuscita detective story del Crociato Incappucciato: Il lungo Halloween, per di più ambientata nel suo secondo anno di attività, nel quale avviene uno snodo cruciale che collega due delle più potenti famiglie di Gotham, ripreso in questo film pedissequamente. Non è un caso che i tratti urbani, così come il perfetto casting di Zoe Kravitz sembrino aver preso vita direttamente dai testi e dalle tavole di Frank Miller e David Mazzucchelli in Batman: Anno Uno, con chiari riferimenti a Catwoman: Vacanze Romane e Batman: Vittoria Oscura, di Jeph Loeb e Tim Sale; unendo altresì i turbamenti di Batman: Ego (Darwyn Cooke) e alcune linee narrative unicamente presenti in Batman: Terra Uno (Gary Frank e Geoff Johns).

Il miglior cast possibile

Matt Reeves si rivela essere dunque il profilo ideale per rilanciare nuovamente il Crociato Incappucciato, adattandolo al nostro presente e quasi reinventandolo, proprio come fece anni fa con il franchise Il pianeta delle scimmie. La rivisitazione del cult con Charlton Heston non è però il solo punto in comune tra Reeves e Burton, dato che entrambi si sono resi colpevoli di scelte di casting che hanno suscitato – all’annuncio – reazioni discordanti da parte del pubblico, soprattutto per duplice ruolo di Bruce Wayne/Batman.

Tanto imprevedibile quanto perfetta è la decisione di avere Robert Pattinson come nuovo vigilante mascherato. L’attore classe 1986 non ha più nulla da dimostrare, date le innumerevoli ottime performance di cui la sua filmografia è stracolma, ma non è ancora pienamente riuscito a fare breccia negli animi del pubblico generalista. Ciononostante, non ci sono dubbi sul fatto che la sua ottima resa come Batman alle prime armi, accecato dalla vendetta e ancora afflitto dai traumi del passato metterà d’accordo tutti. L’espressività sotto la maschera e la spaccatura interiore che trasmette quando ne è privo, crea una connessione con lo spettatore come mai nessuno aveva fatto. Senza troppi giri di parole: Robert Pattinson è sulla buona strada per diventare il miglior Batman di sempre. In questa origin story – dove certi avvenimenti vengono dati per assodati e soltanto citati – siamo quasi sempre in compagnia del Pipistrello e quasi mai di Bruce, che sembra non sopportare più la poca luce del giorno ormai, perso nella crociata punitiva del suo alter-ego. Aggirandosi per le strade stando attento a non farsi riconoscere, tiene sempre il costume nello zaino, pronto a truccarsi nei vagoni bui della metro o nei numerosi angoli cittadini privi di luce. Di giorno lontano dalla vita pubblica, non si è reso conto dell’importanza del suo volto diurno da eccentrico miliardario, concentrandosi sulla punizione e non sulla speranza di una cura per Gotham. Siamo di fronte a un orfano ancora in cerca della giusta strada da seguire, ancora fortemente smarrito.

Tuttavia, gli orfani in questo film sono ben 3 e risulta davvero difficile, se non impossibile, trovare un casting non riuscito in The Batman anche per quanto riguarda i secondari; anche se, quando parliamo di Selina Kyle, siamo più dalle parti di una co-protagonista. Presente nel poster al fianco dell’Uomo Pipistrello, Zoe Kravitz è perfetta nel ruolo di Catwoman: sensuale e pericolosa, indipendente e audace, la ragazza è una mina vagante, capace di attrarre all’istante l’affine figura di Batman. La complicità, la chimica tra i due straborda dallo schermo e non resta che il desiderio di rivederla nuovamente anche nei prossimi capitoli.

Cosa che sicuramente accadrà con il Jim Gordon di Jeffrey Wright, alleato e quasi amico del vigilante mascherato dove, ancora una volta, il loro rapporto viene mostrato in una versione inedita. Tra i due paladini della giustizia di Gotham, chi del giorno e chi della notte, vi è un rapporto di totale fiducia e affidamento, proprio come avviene nel mondo comics anche se i tratti caratteriali del futuro Commissario sono stati leggermente smussati. Infine, è degno di nota anche Andy Serkis nei panni di di Alfred, alle prese con un giovane spezzato che chiama per nome, cosa non banale nelle dinamiche Wayne, che tenta di crescere e proteggere al massimo delle proprie possibilità.

Passando dall’altra parte della barricata, è straordinario il lavoro di make up svolto con Colin Farrell dal team di Mike Marino. L’applicazione del trucco prostetico sul volto dell’attore, ha richiesto giornalmente dalle 2 alle 4 ore di lavoro ma il risultato è incredibile. Solo dal taglio degli occhi e dall’espressività di questi, possiamo riconoscere Farrell che porta a schermo un Pinguino meno freak e più gangster, che sarà al centro anche di una serie tv per HBO Max sempre diretta da Matt Reeves. Uno dei più celebri nemici di Batman che qui si ritroverà protagonista di una delle scene d’inseguimento più adrenaliniche degli ultimi tempi. Troviamo anche il malavitoso Carmine Falcone, interpretato dal sempre ottimo John Turturro ma, tra tutti, merita un approfondimento l’incredibile Enigmista di Paul Dano.

Ispirandosi al protagonista mascherato della pellicola, anche Edward Nashton non mostra quasi mai il volto. Ossessionato dagli enigmi cerca disperatamente la causa della decadenza di Gotham, che ne ha segnato tragicamente la vita, trovandola nelle bugie di sindaci, procuratori, avvocati, ricchi borghesi. Tramite il suo operato, riscontra persino il consenso di parte della popolazione, che quasi lo invoca a liberatore. Da squilibrato qual è, agirà nel sangue ma seguendo un progetto premeditato e minuziosamente studiato, in maniera similare a quanto visto in The Dark Knight nel Joker di Heath Ledger. La sua straordinaria freddezza, il suo fare del male con mezzi semplici, l’autoproclamazione a strumento della paura e i toni del film, tracciano anche un’immediata associazione con i killer di fincheriana memoria. La dinamica finale, porterà inoltre al ritorno di una riflessione insita nella narrativa dell’Uomo Pipistrello, dove il freak chiama i freaks ma attenzione: perché in questo film abbiamo di fronte uno dei villain più intelligenti, sadici e terribilmente uomo comune che abbiamo mai visto sul grande schermo.

Non potevamo chiedere di meglio

Non sono solo i meriti del cast e di una sceneggiatura capace fondere in un neo-noir urbano elementi sociali e comics, a rendere The Batman uno dei film più riusciti del suo genere. A sorreggere e guidare le parti in causa vi è la bravura di Matt Reeves con la macchina da presa, capace di rende impercettibile lo scorrere delle quasi tre ore di visione. Con la camera fa quello che vuole e anche di più, senza porsi limiti, portando più e più volte lo spettatore nella soggettiva dei protagonisti, attraverso primissimi piani e inquadrature non banali.

Non c’è un attimo di respiro. La sceneggiatura, che scardina l’occidentale scrittura in 3 atti, è densa di avvenimenti in un gioco di tensione perenne che Reeves riesce a far crescere lentamente, fino allo spettacolare atto conclusivo. Il tutto è permeato da una fotografia cupa e tenebrosa, perfettamente studiata da Greig Fraser, capace di soffocarci in una Gotham angusta e sporca, costantemente afflitta da una pioggia incessante. Non c’è spazio per la luce, se non in quei fugaci incontri tra The Bat and the Cat, che permettono di evadere per brevi momenti dallo squallore cittadino, dall’unico punto possibile: dall’alto. Lontani dai marciapiedi, dai rumori, dai bassifondi, dalle persone, i loro incontri appaiono come piccoli respiri in superfice prima di immergersi nuovamente nell’oscurità.

Convincente è il nuovo costume del vigilante, usurato dal tempo e dalle lotte urbane, non solo scudo e strumento per potenziare la prestanza fisica ma anche custode di gadget utili in qualsiasi evenienza. Roboante è l’entrata in scena di una Batmobile più sportiva, più agile rispetto a precedenti modelli cui siamo stati abituati ma sono le moto le protagoniste indiscusse degli spostamenti in città. Anche le scenografie non sono assolutamente deludenti. Villa Wayne è un orfanotrofio abbandonato e Bruce vive in un appartamento alla Wayne Tower, caratterizzato da un arredamento tormentato. In una parola: vampiresco. Non da meno la Batcaverna, qui nascosta nel sotterraneo della torre e perfettamente in linea con i tratti di questo giovane vigilante, dove i metalli e la tecnologia scarna, sono gli elementi più evidenti.

Tuttavia, l’eccellenza della pellicola è indiscutibilmente nella colonna sonora di Michael Giacchino che, non a caso, ho lasciato per ultima. All’inizio del film, nell’osservare da lontano un’amorevole scena famigliare che, attraverso il gioco, ci riporta alla memoria le origini tragiche del nostro protagonista, troviamo a cullarci l’Ave Maria di Schubert. Lentamente il soave canto sfuma progressivamente lasciando spazio a una musicalità sempre più inquieta, trasformandosi in una premonizione di morte: il tema dell’Enigmista. Senza pause, l’accompagnamento diventa via via più urbano per poi definitivamente trasformarsi nell’inno del Cavaliere Oscuro, sancendo il suo arrivo nelle strade di Gotham nella notte del 31 ottobre. Siamo di fronte a una composizione perfetta in cui, tra gli archi e le trombe, riecheggiano i rintocchi di campane, presagendo il calar della Vendetta su Gotham a cui nessuno potrà sottrarsi. Anche se probabilmente abusato, si tratta di un accompagnamento trascinante e spesso calibrato alla perfezione con perentorio passo dell’inamovibile protagonista.

In conclusione, grazie a Matt Reeves abbiamo finalmente avuto la detective story che porta sul grande schermo la versione più completa dell’Uomo Pipistrello, in tutti i suoi traumi, dilemmi e dualismi. Tecnicamente straordinario, diviene una delle migliori narrazioni tratte dal mondo fumettistico degli ultimi anni, alzando drasticamente l’asticella e costringendoci a rivalutare tanto di quello visto recente. Il confronto è impietoso, eccezion fatta per il caratteristico The Suicide Squad, con la pellicola di Reeves che si erge a eccellenza, andando finalmente a colmare quel vuoto che i Marvel Studios non ha il coraggio di riempire. Siamo di fronte a un neo-noir dalla narrazione coraggiosa, nei temi e nei modi, dall’anima fortemente sociale che non commette l’errore di scadere nel buonismo lezioso. Abbiamo un nuovo primo della classe, che si è conquistato il posto vicino alla cattedra (sì, ho ancora Belfast nel cuore), divenuto simbolo di speranza dentro e fuori dal film.
Il suo nome? Batman.

Michele Finardi

Quando esce The Batman?

Il film è disponibile nelle sale italiane dal 03 marzo 2022

Ci saranno altri film con il Batman di Robert Pattinson?

Sì, è prevista una trilogia di Matt Reeves.

Ci saranno serie tv su The Batman?

Si parla di ben due serie tv, sempre coordinate da Matt Reeves, legate al Batman di Robert Pattinson. La prima avrà al centro il Pinguino di Colin Farrell, mentre la seconda esplorerà le dinamiche del manicomio di Arkham e della polizia di Gotham.

IL VOTO DEL PUSHER
Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Area tecnica (trucco, costumi, luci, effetti speciali)
Planner di salotti cinefili pop fin dalla tenera età, vorrei disperatamente vivere in un film ma non riesco a scegliere quale!

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