Ognuno di noi si è imbattuto, chi prima e chi poi, nella mitologica figura del vigilante mascherato di Gotham City. Dal suo avvento nel 27esimo numero di Detective Comics (maggio 1939), il personaggio creato da Bob Kane e Bill Finger, è divenuto sempre più una vera e propria icona, uscendo dai confini del mondo fumettistico. Non c’è persona al mondo che non sappia chi sia Batman o che non abbia mai sentito nominare la marcia Gotham City.
Dobbiamo tutto questo successo ai tratti che definiscono il Crociato Incappucciato come uomo, prima che eroe, in grado di compiere gesta straordinarie, in quanto mosso da un personale senso di giustizia e altruismo. Nessun abitante di Gotham dovrà passare ciò che il piccolo Bruce Wayne ha vissuto e, per impedire che ciò accada nuovamente, capisce che è necessario agire in modi non convenzionali, combattendo chi semina terrore in città ripagandoli con la stessa moneta ma con una sola regola: non uccidere.
Nel corso della sua storia, Batman è sbarcato a più riprese nel mondo televisivo e animato, dove su tutti mi sento in dovere di citare: l’indimenticabile serial con Adam West di metà anni ’60 ed il capolavoro animato “Batman: The Animated Series” (1992) firmata Bruce Timm. Tuttavia, l’attenzione del grande pubblico – per intenderci, chi non ha mai preso seriamente un fumetto in mano – viene calamitata dagli adattamenti cinematografici riguardanti l’Uomo Pipistrello, capaci di fare a ogni appuntamento cifre da capogiro. Dopotutto, si tratta di una figura che rispecchia le paure, le frustrazioni e le speranze della nostra realtà urbana come nessun altro.
È anche grazie registi del calibro di Tim Burton, “colpevole” nel 1989 e 1992 di aver scatenato una vera e propria Bat-Mania, che il Crociato Incappucciato è riuscito a farsi strada nell’immaginario collettivo, con un interessante gioco di reciproche contaminazioni stilistiche. Dopo la discutibile parentesi di Schumacher, fu Christopher Nolan a trovare nel Cavaliere Oscuro un character dei lineamenti aderenti, con qualche smussatura, alla propria poetica. Più recentemente abbiamo potuto vedere il fisico e tormentato adattamento di Zack Snyder, indubbiamente non a livello dei due maestri sopra citati.
Prossimi all’arrivo del “The Batman” di Matt Reeves è opportuno chiedersi però una cosa: possiamo dire di conoscere davvero Batman, senza averne mai letto una storia su carta? Da semplice appassionato di tutto l’universo DC e di tutto ciò che il Crociato Incappucciato rappresenta, per il mio punto di vista, la risposta è: NO.
Senza nulla togliere agli adattamenti cinematografici, che per la maggior parte amo alla follia, come le mie analisi sulla Trilogia del Cavaliere Oscuro certificano, questi hanno la costante di piegare il personaggio allo stile del regista, mettendolo in secondo piano, per certi aspetti, e spogliandolo di alcuni dilemmi e caratteristiche primarie.
Nelle maggior parte e nelle migliori narrazioni su carta invece, avviene la dinamica opposta. Il team creativo si mette a disposizione dell’iconico Pipistrello di Gotham City, per esaltarne il mito e raccontarne le gesta. Si tratta di una sottile ma sostanziale differenza. Senza contare che ogni adattamento a misura di grande pubblico prende spunto, omaggia e cita le grandi avventure su carta. Si torna sempre ai fumetti.
Resta dunque solo una domanda dunque da farsi: siete pronti a scoprire davvero Batman?
1Batman: Anno Uno
La genesi
Se da un lato è vero che tutti conosciamo le origini dell’Uomo Pipistrello, e quell’evento scatenante che rese il piccolo Bruce un orfano, è anche vero che nessuno le ha mai narrate come Frank Miller nel suo Batman: Anno Uno. Grazie ai disegni di Mazzucchelli e alle colorazioni di Richmand Lewis, l’opera è una progressiva discesa nelle tenebre, rappresentate dalle corrotte strade di Gotham City, di due uomini desiderosi di cambiare le cose.
Per uno strano scherzo del destino, il rientro in città del rampollo Wayne dopo 12 anni di assenza, coincide con il trasferimento di Jim Gordon alla GCPD e, seguendo le loro azioni per un intero anno, scopriremo che il percorso dei due protettori di Gotham, chi del giorno e chi delle notte, è affine e similare. Entrambi proveranno sulla loro pelle gli errori dati dall’inesperienza, inserendosi con forza tra gli ingranaggi della malavita e dando il via a un’alleanza divenuta leggendaria. Non siamo ancora davanti alla “città dei freaks“: la mafia ha il controllo, ma ogni cosa è destinata a cambiare per sempre e lo si percepisce passando di tavola in tavola.
Frank Miller, con l’ausilio del suo team, dopo aver realizzato il capitolo conclusivo di Batman con “Il ritorno del cavaliere Oscuro”, e aver rilanciato Daredevil per Marvel, riprende in mano il personaggio rinnovandone le origini, in seguito all’azzeramento delle continuity dato dallo storico evento Crisi delle Terre Infinite. Realizza così il perfetto mito urbano, tanto drammatico e profondo quanto credibile, capace in soli 4 albi di portare il lettore dentro la mente e le zone d’ombra di un primo Batman, come non era mai stato fatto prima di allora e come mai verrà fatto in seguito.
Batman: Anno uno è il punto di riferimento di tutte le narrazioni – cartacee e non – che seguiranno da lì in avanti e, una volta letto, ritroverete un po’ di questo fumetto, in ogni storia dove sentirete parlare di un vigliante mascherato simile a un pipistrello. Tutto parte da questo capolavoro senza tempo e dovreste farlo anche voi.
2Il Lungo Halloween
L’anima investigativa
Tra le storie più affascinanti e influenti su carta del Cavaliere Oscuro, ricopre un ruolo di spicco la miniserie Il lungo Halloween, creata da Jeph Loeb e Tim Sale, edita in 13 albi tra il 1996 e il 1997.
La coppia si era già brillantemente distinta in casa DC Comics con tre speciali annuali di Halloween (Batman: Scelte, Batman: Follia e Batman: Fantasmi) quando gli venne affidato il compito di curare una storia strettamente collegata a Batman: Anno Uno, che andasse a riprendere la mafia e i primi periodi di attività dell’eroe.
Non è molto infatti che Gotham City ha conosciuto il suo nuovo vigilante, divenuto nel frattempo alleato di Jim Gordon e del procuratore distrettuale Harvey Dent nella lotta contro il crimine organizzato. I tre si ritroveranno a collaborare per scoprire l’identità di un nuovo serial killer che terrorizzerà la città per un anno intero, compiendo omicidi nei giorni di festa.
Il team creativo è riuscito a portare un vero e proprio noir, capace di depistare e sorprendere il lettore pagina dopo pagina. Ogni qual volta si pensa di aver trovato la chiave per risolvere il caso, ecco che la situazione viene stravolta, costringendo i protagonisti – e chi legge – a dover rimettere in discussione le proprie credenze.
La difficoltà nello scoprire la vera identità del killer “Holiday”, e il tormento dato da un anno intero di ricerche e buchi nell’acqua, ci porta da un lato a conoscere l’anima detective di Batman e dall’altra l’insinuarsi di alcuni dubbi sulla sua natura.
Viene infatti mostrata una Gotham in pieno cambiamento, dove la mafia sta lentamente venendo rimpiazzata dall’escalation di terrore portata freaks, i super-criminali in costume che, dalla prima apparizione del Cavaliere Oscuro, sono drasticamente aumentati. Che sia proprio l’uomo che vuole salvare la città, il primo a condannarla? Il dubbio inizia a insinuarsi nella testa del nostro iconico guardiano notturno.
Il lungo Halloween è un incredibile gioco di dualismi che, senza svelarvi troppo, porterà anche a un ambiguo finale capace di restare addosso al lettore come poche narrazioni riescono a fare. Il conflitto nascosto del vigilante di Gotham tra male e cura di Gotham City, la caduta nell’oblio di Harvey Dent di cui questa miniserie ne rinnova le origini, i doppi giochi di Catwoman, sono solo alcuni degli innumerevoli aspetti che riportano costantemente al numero 2. Non poteva dunque che essere questa la seconda lettura consigliata, per scoprire luci e ombre del Cavaliere di Gotham.
3The Killing Joke
La nemesi
Se nelle prime letture abbiamo potuto notare come la figura di Batman riporti sempre al numero due, non semplicemente per il dualismo intrinseco dell’eroe mascherato e dal suo alter-ego diurno, sappiamo bene che un eroe è tanto grande quanto lo sono i suoi avversari. Sappiamo anche che, quando si parla di antagonisti, il più carismatico, pazzo, stratificato e affascinante super-cattivo è proprio la nemesi dell’Uomo Pipistrello: Joker.
Scindere le due figure è praticamente impossibile. Il loro legame è indissolubile e non potrà mai esistere l’uno senza l’altro ma, a renderne ancora più grande il mito di queste due forze in eterna contrapposizione, è la terza lettura – non per merito ma per coerenza di consequenzialità – consigliata e obbligata: The Killing Joke.
Senza svelarvi troppo a livello di trama, durante una visita all’Arkham Asylum di Batman, venuto appositamente per incontrare il suo nemico e aprire con lui un dialogo nuovo, si scopre che Joker è nuovamente evaso. Alternando le azioni del criminale in libertà, andato a far visita a casa Gordon per quello che verrà ricordato come uno degli eventi più impattanti nella storia dell’Uomo Pipistrello, viene narrata una delle tante possibili storie d’origine sul Clown Principe del Crimine.
In sole 48 pagine, il maestro Alan Moore (Watchmen, V per Vendetta, Che cosa è successo all’Uomo del Domani?) e Brian Bolland stravolgono l’equilibrio di Gotham City, raccontando il complesso rapporto tra Joker e Batman e di come siano estremamente similari. Una storia adulta, sadica, dove il pagliaccio mette in atto un piano per mostrare come anche i più grandi paladini della giustizia possano cadere; come, utilizzando le sue stesse parole, non c’è nessuna differenza tra lui e gli altri: basta una brutta giornata per ridurre l’uomo più assennato del pianeta a un pazzo.
L’eccentrico criminale non si limita a portare sull’orlo del baratro il suo eterno avversario e il puro Commissario cittadino, ma anche il lettore, parlando a ripetizioni direttamente con “l’uomo medio”. Disgusta e affascina, creando un cortocircuito che dovrebbe fare riflettere chiunque sulla natura umana.. e poi c’è chi dice che “sono solo fumetti!”.
Vedere l’Uomo Pipistrello cercare un punto d’incontro, restare senza fiato di fronte alla crudeltà del suo nemico, per arrivare a quell’ambiguo finale e a quella barzelletta, è un viaggio capace di scuotere chiunque. Quella risata, quell’ombra e quella tavola dagli svariati significati, che apre e chiude la narrazione, a cui sarai tu, lettore, a dover dare un’interpretazione, vi perseguiteranno per giorni dopo la conclusione.
The Killing Joke non è semplicemente un fumetto da leggere. È un fumetto a cui va dato il permesso di inquietarvi, perché nel vostro guardare dentro l’abisso non potrete sapere cosa ne verrà fuori. In questo caso però siete fortunati, ritrovandovi tra le mani una delle migliori narrazioni su carta di tutti i tempi.
4Arkham Asylum
Il manicomio e i freaks
Tra i tutte le letture proposte, quella di Akham Asylum: Una folle dimora in un folle mondo – vi ho riportato il sottotitolo per me migliore e più azzeccato dato che nel nostro Paese, ogni volta che viene rieditato l’albo, cambia continuamente – è la più atipica e mistica. Si tratta di un vero e proprio viaggio surreale ambientato nell’iconico manicomio criminale di Gotham City, che ha ispirato l’indimenticabile interpretazione di Heath Ledger e la riuscitissima serie videoludica.
Tuttavia, seppur l’inizio della narrazione sia similare, lo svolgimento e l’obiettivo è completamente differente rispetto a quanto abbiamo vissuto joypad alla mano. I pazienti dall’Arkham Asylum hanno preso il controllo della struttura e minacciano di uccidere l’intero staff se Batman non si recherà immediatamente nell’edificio. Il vigilante verrà obbligato da Joker ad attraversare l’intero manicomio in una sola ora, rischiando di incontrare i suoi più temibili avversari.
Come Alice nel Paese delle Meraviglie, una delle principali ispirazioni per il capolavoro di Grant Morrison e Dave McKean, il Cavaliere Oscuro dovrà andare sempre più a fondo nella tana del Bianconiglio, metafora del suo animo tormentato, qui rappresentata da tetri corridoi. Si tratta infatti di un surreale viaggio a tinte horror all’interno della sua stessa mente, delle sue paure e dei suoi ricordi più dolorosi. Smarrendosi sempre di più, verrà tracciato un dualismo con Amadeus Arkham e la sua triste storia, dove il pipistrello ricoprirà – a sorpresa – un ruolo fondamentale, riportandoci ancora una vola alla questione: è forse Batman la causa della follia di Gotham City? È davvero così diverso dai pazzi che, a causa sua, si trovano ad Arkham?
Queste sono solo alcune delle questioni che affliggeranno il nostro protagonista, ferocemente risucchiato in una spirale di follia e malinconia che sembra non lasciare scampo. Ricco di simbolismi, i livelli di lettura dell’opera sono molteplici ed è interessante notare come non venga mai nominato Bruce Wayne, come se non esistesse, come se chiunque possa decidere quale maschera indossare. A quest’ultimo proposito, soltanto il finale di quest’albo meraviglioso, meriterebbe un analisi a sé.
Arkham Asylum è un vero e proprio incubo di stampo junghiano, capace di portarvi a stretto contatto con il lato più oscuro del vigilante di Gotham City: un uomo sofferente, strettamente interconnesso con le personalità borderline che deve affrontare per portare a termine la sua crociata d’epurazione cittadina. Affrontare i cosiddetti freaks, per Batman, significa combattere i propri demoni interiori e mai nessuna narrazione lo ha raccontato con questa potenza.
5Il Ritorno del Cavaliere Oscuro
Il simbolo
Come vi ho anticipato parlando di Batman: Anno Uno, Frank Miller si era già occupato di narrare l’omega del Crociato Incappucciato con una graphic novel in 4 albi, in quello che fu uno degli anni più importanti del fumetto super-eroistico: il 1986. In quegli anni si aveva infatti la voglia di dimostrare, una volta per tutte, che tramite la nona arte era possibile affrontare tematiche adulte e sociali, accusando persino le politica dell’epoca, esattamente come fece Miller con Il ritorno del Cavaliere Oscuro.
Sono trascorsi dieci anni da quando Bruce Wayne, ormai sessantenne, ha abbandonato il ruolo di vigilante di Gotham City. I suoi temibili avversari sono stati rinchiusi all’Arkham Asylum e sottoposti a terapie, affinché possano tornare a far parte della società. Tuttavia, l’ondata di crimine in città è in forte aumento per l’imporsi di una nuova banda criminale denominata: i Mutanti. Con il Commissario Gordon a pochi giorni dalla pensione, e con i mass media che parlano soltanto del tempo e stupidaggini, Bruce diviene sempre più tormentato, non riuscendo più a tenere a bada il suo alter-ego. Batman ritorna a vegliare sulle strade di Gotham, spaccando in due l’opinione pubblica, affrontando nuove minacce, avversari di lungo corso rinati con lui e anche vecchi amici.
Siamo di fronte a un’opera senza tempo che, seppur distribuita come vero e proprio attacco alla politica reganiana, alla superficialità dei mass media e alla mancanza di intraprendenza della classe media è, ancora oggi, più attuale che mai. L’eroe torna a scendere in campo in prima persona, in una Gotham City dove nessuno sembra voler fare nulla per contrastare la crescente ondata di criminalità, cosciente e noncurante del fatto che c’è chi cercherà nuovamente di fermarlo, trattandolo come la causa di ogni male.
Questa è la forza di Batman: la sua capacità di agire. In questo volume sarà la molla che causerà il ritorno di alcuni dei suoi avversari freaks del passato ma, soprattutto, sarà l’ispirazione per tanti cittadini comuni a non stare fermi a guardare che il mondo peggiori, giorno dopo giorno, spronandoli a imporsi contro le ingiustizie.
La crociata del Cavaliere Oscuro di Gotham sta per giungere al termine e Batman si trova a ripercorrere i lutti del passato, a fare i conti con quei confini etici e quelle regole che si era imposto, dovendone affrontare le conseguenze. Il lettore viene dunque portato a stretto contatto con l’uomo dietro il simbolo, non più forte nel fisico come un tempo. Attraverso i disegni di Miller e le chine di Janson, si riesce quasi a toccare con mano il malessere che ha portato Bruce Wayne a indossare la maschera, al senso di quell’epica lotta alla criminalità che deve ispirarci tutti.
Ecco perché abbiamo bisogno di Batman: per ricordarci che abbiamo tutti zone d’ombra e conflitti interni, ma non dobbiamo rinunciare ad agire per ciò che è giusto. Anche quando la società, la politica, i mass media non sono con noi. Un messaggio niente male quello di Frank Miller, in uno dei suoi più grandi capolavori.
Non ho voluto inserire altri grandi storie quali: Hush (interessante da leggere profeticamente in ottica The Batman), Una morte in famiglia, Vittoria Oscura o La Corte dei Gufi, in quanto già più all’interno di una narrazione seriale. Ho preferito indirizzarvi a storie universali, in grado di fornire già alla prima lettura un’ottica nuova su Batman e il suo universo. Se siete già lettori e vi mancano uno o più di questi cinque pilastri, dovreste rimediare quanto prima!
Tutte le narrazioni sopra elencate hanno pesantemente influenzato i lungometraggi che abbiamo visto sul grande schermo e che vedremo in futuro. Sono gli albi che hanno indelebilmente caratterizzato il personaggio, tracciandone la grandezza e rendendolo, ancora con più forza, protagonista di letture che resteranno sempre attuali perché, per quanto ci sforziamo, avremo sempre un lato oscuro da combattere come singoli individui e come collettività. Non ci resta che dire un’ultima cosa dunque: lunga vita a Batman.
Michele Finardi