[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]Incontrare Camilleri è stato come andare dall’Oracolo. Mi ha accolto in una stanza piena di libri, sembrava di essere dalla Sibilla Cumana.[/dt_quote]
Con la sua solita simpatia, corroborata dall’accento pisano DOC, Roan Johnson mi racconta come è nata la trasposizione cinematografica de “La Stagione della Caccia”, romanzo di Andrea Camilleri che approderà su Rai1, in prima serata, il 25 febbraio 2019.
Entro subito in empatia con la frase di Roan: non oso immaginare quanto possa essere emozionante proporre a uno dei più grandi scrittori italiani le proprie idee per portare in televisione un figlio suo, nato sulla carta e pubblicato per i tipi della Sellerio nel lontano 1992.
Buon compleanno Montalbano, vent’anni e non sentirli
Questo romanzo storico fu un grande successo e rivelò da subito la complessità della scrittura di Camilleri, nonché la raffinata psicologia nella scelta del soggetto. Nella nota finale al libro l’autore specificava che l’ispirazione era stata tratta dall’Inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia (1875-1876) e, nella fattispecie, dalla risposta che un responsabile dell’ordine pubblico diede al membro della commissione che gli chiedeva se nella sua zona vi fossero stati fatti di sangue: «No. Fatta eccezione per un farmacista che per amore ha ammazzato sette persone».
Per Roan la sfida è stata quella di rendere organico tutto il materiale narrativo, visto che il libro è una sorta di saga famigliare con tanti personaggi e quindi tanti toni differenti:
[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]Il romanzo si distanzia dai cliché e dagli stereotipi. Non è un giallo ma c’è un mistero da scoprire. Non è una commedia perché ci sono momenti tragici e toccanti, ma soprattutto non capisci chi sia il protagonista: questa è la cosa più originale. [/dt_quote]
Quale filo conduttore scegliere, allora, per dare una chiave di lettura cinematografica all’opera di Camilleri?
[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]La critica al patriarcato. C’è un filo rosso che unisce la figura del patriarca e come questa si relaziona alle figure femminili del romanzo: la donna è presente per procreare, per raggiungere uno stato sociale o per essere posseduta.[/dt_quote]
Negli ultimi anni abbiamo apprezzato i lavori di Roan Johnson al cinema, da Fino a qui tutto bene a Piuma. Un’ultima domanda potrebbe essere quanto sia differente girare un film per il cinema e uno per la televisione:
[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]Ho girato “La stagione della caccia” come se fosse un film di cinema, ormai la distinzione tra i due mondi sta svanendo perché la televisione, e la stessa Rai, stanno proponendo serie e film di alta qualità. Il film è venuto davvero bene e sarebbe stato bello vederlo sul grande schermo con l’audio della sala e la gente presente. Ma non mi posso certo lamentare di essere su Rai1 in prima serata: ho avuto le migliori condizioni, dagli attori alla troupe, per realizzare un prodotto di qualità. Insomma, non c’è stata alcuna menomazione. Girare in costume, poi, ha una sua magia…è subito cinema.[/dt_quote]
Alessia Pizzi
Foto di Paolo Ciriello