La Repubblica di Platone vola sulla Luna.
In mondo visione abbiamo assistito recentemente all’avvio della missione dell’ESA, Beyond.
Insieme al colonnello dell’aeronautica militare Luca Parmitano sono partiti il russo di Roscosmos Alexander Skvortsov e l’americano della Nasa Andrew Morgan, questi rimarranno sulla ISS per sei mesi. In questo periodo condurranno più di 200 esperimenti per l’ESA e per l’Agenzia spaziale italiana.
Recentemente mi sono trovata spesso a leggere e confutare quell’odierna piaga storica chiamata terrapiattismo. Complice la mia formazione, inevitabile pensare al mito della caverna di Platone.
Facendo un passo indietro bisogna, a mio parere, attingere al passato per riuscire ad abbracciare il futuro.
Contrariamente all’Atene dell’età classica, ci ritroviamo in un panorama dove la cultura tradizionale non viene più affidata alla parola parlata e alla mediazione del poeta, inteso come artista e mastro di pensiero, né in maniera più attuale ad un giornalista come intermediario della verità, bensì ad un approccio di diffusione delle complesse elaborazioni e trasmissioni di psuedo-conoscenze da parte di chiunque.
Chi è quindi detentore delle verità?
Il mito della caverna di Platone è una delle allegorie più conosciute. Importante metafora per capire quanto sia necessario spostare il punto di osservazione dei fatti per coglierne le differenti angolature. Su di esso si fonda la storia del pensiero occidentale e le sue conseguenti evoluzioni ed interpretazioni.
Platone e l’innamoramento: la semplicità dello sguardo dell’anima
Il mito è raccontato all’inizio del libro settimo de La Repubblica di Platone.
Socrate, il protagonista dei dialoghi platonici, racconta ai suoi ascoltatori di uomini prigionieri, incatenati fin dalla nascita in una buia caverna, illuminata in maniera fievole da un fuoco.
Essi percepiscono le immagini proiettate sul muro. È un gioco di ombre e fraintendimenti. Solo un osservatore esterno potrebbe comprendere in toto la situazione, tuttavia i prigionieri non conoscendo la realtà vivono l’esperienza in maniera soggettiva e sono convinti che le ombre abbiano voce.
La variabile che tutto cambierà sarà il concepire la libertà di uno dei prigionieri. Questa situazione porterà ad un iniziale disagio e ad un lento accrescimento di consapevolezza.
Il recluso ormai libero vedrà l’esistenza di altri uomini e le ombre avranno una nuova definizione. L’uomo sciolto dai vincoli avrebbe così il dovere di condividere la sua scoperta con i compagni incatenati, tuttavia in un primo momento non sarebbe creduto e dovrebbe arrovellarsi, con non pochi tormenti, per convincerli.
L’uomo liberato non può ormai tornare indietro e concepire il mondo come prima.
La dicotomia tra verità e opinione, ieri come oggi, presenta delle differenze sostanziali. Questo dualismo sembra essere stato abbattuto con l’avvento dei social dove tutti gli utenti sembrano esser possessori di verità anziché promotori di opinioni talvolta, come direbbe Socrate, confutabili.
Qual è quindi il compito del lettore medio?
Il suo dovere è quello di recitare da “filosofo” amando la verità e non inseguendo l’opinione. Nella nostra quotidianità è possibile fare la differenza, basta avere coscienza del passato e usufruire degli strumenti appropriati che ci sono stati consegnati dal progresso scientifico per condividere la verità. Bisogna diffidare da chi compie un abuso di parole pur di avere consensi.
È necessario avere il coraggio di contestare chi ci dice che lo sbarco sulla Luna non sia mai avvenuto.
Palesiamo i fatti e controbattiamo con veemenza quando la maggior parte delle persone è convinta che solo Neil Armstrong prese parte all’allunaggio, non sapendo che accanto a lui ci fosse anche Buzz Aldrin.
Ricordiamo agli scettici, a chiunque sia convinto che lo sbarco sulla luna sia “Una farsa girata da Kubrick nell’Area 51″ che ben 12 astronauti hanno camminato sul suolo lunare.
Rammentiamo loro che l’ultima missione, Apollo 17, del 1972 lo è solo momentaneamente e che oggi l’obiettivo non è più solo quello di tornare sul nostro satellite naturale ma è anche quello di “esplorare strani nuovi mondi” ed in parallelo continua la ricerca scientifica e si allargano gli orizzonti verso il Pianeta Rosso.
Pertanto come nel Mito della Caverna di Platone si può procedere a questi parallelismi contemporanei:
- il fuoco rappresenta la conoscenza scientifica;
- gli uomini fuori dalla caverna rappresentano, come in un metodo sperimentale, la raccolta di informazioni e la scelta dei parametri quantitativi che si vogliono misurare, la verità;
- le ombre sono l’interpretazione sensibile delle cose: l’opinione, da alienare se si è alla ricerca dell’oggettività;
- gli uomini incatenati rappresentano la condizione naturale di ogni individuo, condannato a percepire l’ombra sensibile (l’opinione) dei concetti universali (la verità) quindi formulazione delle ipotesi.
Una volta acquisita la consapevolezza di questi passaggi Platone insegna, direttamente e indirettamente, come l’amore per la conoscenza, la filosofia stessa, possa portare l’uomo a liberarsi dei vincoli incerti dell’esperienza comune e raggiungere una comprensione reale e autentica del mondo.
Ne potranno conseguire allo stato attuale la realizzazione di esperimenti che verifichino, validino o confutino le teorie. I guardiani ai confini della Terra concepiti dai Terrapiattisti possono essere associati più ad un mito da interpretare anziché verità assoluta riproducibile in maniera empirica.
Non saranno le semplici opinioni sui social a dissimulare l’impero del sapere.
Alessia Aleo