“Tutti quanti voglion fare jazz”
Titolo originale: The Aristocats
Regista: Wolfgang Reitherman
Sceneggiatura: Vance Gerry, Larry Clemmons, Frank Thomas, Ken Anderson, Eric Cleworth, Julius Svendsen, Ralph Wright
Cast Principale (voci): Phil Harris, Eva Gabor, Scatmsan Crothers, Sterling Holloway, Carole Shelley, Monica Evans
Nazione: USA
Ieri, 11 dicembre, “Gli Aristogatti“, il 20° lungometraggio di Walt Disney, visibile in streaming su Disney Plus, hanno compiuto 51 anni.
Che dire di questa pellicola? Tutti noi l’abbiamo vista. Alcuni sono cresciuti, accompagnati dalla storia di questa famigliola felina e la sua avventura nella Francia dei primi anni del ‘900. Un cartone leggero, con il desiderio di raccontare e fare musica, che si allontana dai libri (come La spada nella roccia) e dal mondo della magia, dei castelli e delle principesse (come La bella addormentata nel bosco).
L’atmosfera liberty che si respira per tutto il film, con i suoi colori accesi, ci fa sognare e sorridere. Noi, sulla carrozza insieme a Madame Adelaide, restiamo sempre inteneriti dalla dolcezza dei quattro aristogatti Bizet, Matisse, Minou e la loro mamma Duchessa.
Un film che non vide la supervisione di Walt, il quale riuscì solo ad approvare il progetto prima della sua scomparsa. Proprio per la prima vera assenza del Maestro, gli sceneggiatori della Walt Disney Company decisero di puntare in alto, con gli ingredienti vincenti degli ultimi grandi successi, cioè gli animali antropomorfizzati, presenti in classici come Il libro della giungla; la suspense del rapimento come in La carica dei 101; ed una storia d’amore, così forte da superare le classi sociali, come in Lilli e il vagabondo.
Lo stile del film segue la tecnica della xerografia, cioè la possibilità di fotocopiare i disegni direttamente su rodovetro, con conseguente risparmio di tempo e denaro, ma dando anche molto spazio alla creatività. La differenza di piani, permetteva ai disegnatori di essere un po’ meno precisi da un lato e più impressionisti dall’altro: facile vedere la perfezione degli animali e degli oggetti in primo piano, rispetto ai fondali leggermente più imprecisi e sporchi.
Una delle cose che più ci ricordiamo de Gli Aristogatti sono i personaggi.
Ridiamo con il vecchio notaio George Hautecourt, le due oche Adelina e Guendalina Bla Bla (in americano, Amelia e Abigail Gabbie), insieme al loro brillissimo zio Reginaldo. Anche i due cani Lafayette e Napoleone, il basset hound e il chien de Saint-Hubert che danno la caccia al maggiordomo Edgar, sono spesso fonte di ilarità, anche per gli adulti, donandoci quella comicità “slapstick”, tipica della concorrenza di quei tempi, come i corti di Willie il Coyote e Road Runner della Warner Bros, o di Tom & Jerry della Metro Golden Mayer.
Il protagonista assoluto però rimane Romeo, “er mejo der Colosseo”, il gatto randagio, doppiato da Renzo Montagnani.
Noi lo conosciamo come un gattone paterno, scherzoso, scaltro, affascianante e molto coraggioso, dall’accento romano. Il vero nome del gatto, nell’edizione originale, però non è Romeo, bensì Thomas O’Malley ed è irlandese. Si può giustificare, in fondo…Anche i nomi dei tre piccoli gatti sono diversi: Minou è Marie, Matisse è Toulouse (non per niente il gattino è bravo in pittura), Bizet è Berlioz (il che spiega il talento per la musica).
Ciò che veramente fa la differenza ne Gli Aristogatti è la colonna sonora.
La celebre scena jazz, con la banda di Scat Cat, nell’appartamento di Romeo è sicuramente il punto più alto di tutta la pellicola. Qui, insieme al padrone di casa, cinque altri gatti improvvisano una vera e propria “jam session”. Ecco un assaggio delle canzoni:
Facile vedere nella parte del capobanda un richiamo al jezzista Louis Armstrong: era lui che inizialmente doveva doppiare il personaggio in americano, ma dovette rinunciarci per via della malattia. Non difficile inoltre notare quanto il gatto inglese sia una caricatura, un po’ hippy, di John Lennon.
Ed è proprio a causa di questa scena, che Gli Aristogatti su Disney Plus ha ottenuto il bollino rosso, cioè un disclaimer per contenuti razzisti, insieme ad altri film come Dumbo o Le avventure di Peter Pan. Nel caso dei nobili felini, il motivo è dovuto al gatto siamese pianista, disegnato con occhi a mandorla e denti sporgenti.
Si era parlato per un periodo anche de Gli Aristogatti 2, un sequel che rivedeva i personaggi in una crociera, con Minou intenta a risolvere una sorta di mistero su un ladro. Il progetto però non vide la luce, a causa di cambiamenti e scelte dirigenziali.
Tre motivi per vedere il film:
- Sentire la canzone iniziale Les Aristocats, cantata da Maurice Chevalier che, per l’occasione, fece un’eccezione dal suo ritiro dalle scene
- Trovare, insieme ai più piccoli, i pezzi che vennero “riciclati” nel successivo classico Disney, Robin Hood
- Ci fa venire voglia di Francia, dalla campagna alla Ville Lumière
Quando vedere il film:
Pomeriggio o sera, anche metà mattina. Purché ci siamo bambini o qualcuno che apprezzi un bel cartone animato vecchio stile.
Francesco Fario
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