Tutti insieme appassionatamente, la leggerezza del cantare

tutti insieme appassionatamente scena del film

Do, se do qualcosa a te| Re, è il re che c’era un dì| Mi, è il mi per dire a me |Fa, la nota dopo il Mi |Sol, è il sole in fronte a me |La, se proprio non è qua |Si, se non ti dico no |e così ritorno al Do“.

Titolo originale: The Sound of Music
Regista: Robert Wise
Sceneggiatura: Ernest Lehman
Cast Principale: Julie Andrews, Christopher Plummer, Eleanor Parker, Richard Haydn, Peggy Wood, Nicholas Hammond, Angela Cartwright, Charmian Carr, Anna Lee
Nazione: USA

La vita vera, spesso, merita di essere raccontata: troppo straordinaria per lasciarla nel dimenticatoio. Personaggi particolari, riuniti in un vortice di eventi, caratteri e tempismo. Da qui spesso nascono…le storie, quelle intramontabili, che in qualsiasi modo tu possa raccontarle e per quanto tu possa romanzarle, riusciranno sempre a lasciare qualcosa a chi le ascolta. È il caso questo di Tutti insieme appassionatamente del 1965.

La storia si svolge nell’austriaca Salisburgo, nel 1938. In un convento, alcune suore sono intente in uno strano dibattito riguardante la giovane novizia Maria (Andrews). Questa infatti, per quanto dolce e sensibile, risulta spesso troppo indisciplinata: canta, balla, arriva tardi alle messe. Non è pronta a prendere i voti! La Madre Superiora (Wood), per metterla alla prova, decide di mandarla per qualche mese a casa del comandante Georg Von Trapp (Plummer), ex ufficiale della Marina imperiale austriaca e vedovo, a cui occorre un’istitutrice per i suoi 7 figli (Liesl, Friedrich, Louisa, Kurt, Brigitta, Marta e Gretl). Inizialmente titubante, Maria decide di accettare.

Giunta a casa Von Trapp, Maria capisce che l’atmosfera non è molto famigliare. Georg non si comporta da padre, ma da comandante; e come dirà la governante della casa:

Da quando è morta la moglie, il comandante tiene in piedi la casa come se fosse ancora sulla sua nave: fischi, ordini. Non più musica. Non più allegria. Niente che possa destare ricordi, compresi i ragazzi.

I ragazzi, inoltre, si dimostrano dispettosi e ben compatti tra loro. La prima sera, però, un forte temporale costringe i ragazzi a ripararsi nella stanza dell’unico adulto che, forse, non li rimprovererà per aver paura: Maria.

Qui, cantando e ridendo, la nuova arrivata conquista la stima dei sette.

Intuisce inoltre che la più grande, la sedicenne Liesl (Carr), vede di nascosto il giovane postino Rolf: la primogenita di Georg capisce anche quanto Maria possa essere non solo un’alleata, ma anche una buona confidente.

In breve tempo, Maria diventa più che un’istituitrice, ma una vera e propria amica, con i ragazzi liberi di correre, sporcarsi, ridere, urlare, cantare e ballare; complice il fatto che Georg sia partito per Vienna dalla sua fidanzata, la baronessa Elsa Schraeder. Al ritorno dal viaggio, però, portata con sé la baronessa e l’amico di famiglia Max (Haydn), il severo genitore non gradisce l’assenza di disciplina dei figli, così dopo un confronto, intima a Maria di andarsene, la quale gli dice apertamente che ha capito più cose lei dei ragazzi in pochi giorni rispetto a lui.

Ad un tratto Georg subisce un positivo choc, sentendo i ragazzi cantare in coro una canzone alla baronessa. Antichi ricordi tornano nella mente dell’austero uomo, che perde tutte le barriere e inizia a cantare (forse per la prima volta) con tutti i figli, stupendo pubblico che ascolta e il coro che lo accompagna.

Georg capisce la magia compiuta da Maria e, per quanto la baronessa sia lì, si comprende anche che entrambi provino qualcosa l’uno per l’altra.

Siamo però nel 1938. Il Nazismo avanza e il collegamento politico tra l’Austria e il Reich (quello che verrà chiamato in seguito “Anschluss”) è ormai imminente; e, mentre la relazione tra lui e Maria prosegue, la Storia fa il suo corso. In quanto ex comandante, il nuovo governo impone a Von Trapp di servire la marina tedesca: cosa impossibile per il forte spirito nazionalista di Georg, che non accetterà mai di servire un invasore. Rifiutare, però, sarebbe fatale per tutti. L’unica è fuggire verso la Svizzera: il problema è capire come. E se il canto fosse anche questa volta la soluzione?

Tratto dalla autobiografia di Maria Von Trapp, intitolata La famiglia Trapp, il film è un rifacimento cinematografico della commedia muisicale teatrale, sempre intitolata The Sound of Music, firmata da personalità quali Rodgers e Hammerstein (divinità per il mondo di Broadway).

Da questo spettacolo, iniziato nel 1959 e che all’epoca vantava ben 1443 repliche, la 20th Century Fox provò ad investire una grossa somma per risollevarsi dal catastrofico fallimento del 1963 di Cleopatra.

Rendere lo spettacolo non fu facile. Le scene all’aperto furono girate in Europa, compresi i giardini della villa e il matrimonio: ci volle però più del previsto, dato il maltempo che non permetteva buone riprese. Inoltre, come sempre, ci furono contrattempi, come i denti della piccola Martha, che caddero per motivi d’età durante le riprese e furono sostituiti con denti finti; o la scivolata di Liesl su una lastra di vetro, senza preoccupanti conseguenze. Si usarono veri vestiti austriaci dell’epoca, macchine di quel tempo e balli tipici (si pensi al “Leandler” di Plummer e la Andrews).

Lasciando canzoni e storia, si pensò soprattutto a chi scegliere per il cast.

Per il ruolo di Maria, si era pensato sia a Doris Day che ad Audrey Hepburn, ma entrambe rifiutarono. Si fecero anche i nomi di Leslie Caron e Anne Bancroft. Il regista Wise (il quale, anche lui, accettò, dopo 3 rifiuti) invece volle a tutti costi Julie Andrews: l’aveva vista a teatro e sapeva che era perfetta!

L’attrice inglese invece era molto indecisa se accettare il ruolo. Il personaggio mite e canterino di Maria, a suo avviso, assomigliava troppo alla recente Mary Poppins: film girato nel 1964, quindi all’epoca sconosciuto. Pochi sanno, infatti, che Julie Andrews, per intrattenere i suoi giovani co-attori, cantava loro la celebre “Supercalifragilistichespiralidoso” e i ragazzi erano convinti che la donna avesse composto la canzone per loro. Nessuno avrebbe immaginato che, proprio nel ’65, la “supertata” darà alla Andrews l’Oscar come miglior attrice.

A chi dare inoltre la parte di Georg? La prima scelta andò verso Yul Brinner. Questi, con Il re ed io del ’56 (altro rifacimento filmico di uno spettacolo di Rodgers e Hammerstein), vinse l’Oscar come Miglior Attore: perché non riprovarci? Altri nomi furono Bing Crosby, Richard Burton e Sean Connery; ma si puntò su Plummer, il quale nel canto non era poi così portato: infatti, le canzoni sono doppiate da Bill Lee.

Per il ruolo di Max inizialmente si pensò addirittura a Fred Astaire; mentre per l’austera baronessa a Grace Kelly. Tra i ragazzi provinati, invece, ci furono future grandi “star”. Solo per citarne alcuni: Liza Minelli, Kurt Russell, Mia Farrow, Richard Dreyfuss e Sharon Tate.

Un film che ha fatto epoca e che ogni volta ci dona gioia.

Secondo il mio scocco parere, è quasi impossibile restare indifferenti a melodie come “My Favourite Things“, “The Hills are alive” (nota anche come “The Sound of Music”) o “Climb every mountain“: quest’ultima canzone, cantata dalla Madre Superiora, non è presente nella versione italiana, perché all’epoca non si riteneva consono per un personaggio come una suora cantare cose non religiose. Ovviamente c’è anche la più celebre:

È considerato da molti uno dei film più dolci della storia del cinema, nonché vintore di ben 5 Oscar su 10 candidature, tra cui Miglior Film e Regia. Non si vede solamente, si ascolta. Si condivide, insegnando anche qualcosa di Storia (il che non guasta mai). Adatto soprattutto ai più piccoli, è meno bigotto di quanto si possa immaginare: non si parla di Credo o fede, ma di stare uniti e di credere nel domani.

Tre motivi per vedere il film

  • La fotografia di McCord, in paesaggi ancora incontaminati e verdi, dove veramente la natura richiama canti e sorrisi
  • Le canzoni e la colonna sonora , da imparare e da riascoltare, sempre a qualunque età
  • Il finale, commovente e sempre profondo

Quando vedere il film

Pomeriggio, specialmente se piove o fa freddo. Possibilmente in famiglia o in coppia.

Francesco Fario

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Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"

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