La mini serie Tv Maniac è un viaggio tra le fragilità umane.
Maniac è sviluppato in dieci puntate da 40 minuti circa ciascuna disponibili su Netflix e con un cast d’eccezione: Emma Stone, Jonah Hill e Justin Theroux.
Avventurarsi nella visione di questa nuova serie originale creata da Patrick Somerville, diretta da Cary Joji Fukunaga comporta un’analisi introspettiva per ognuno di noi.
Difatti i protagonisti si trovano a vivere in quello che potremmo definire come una contemporaneità parallela. È un mondo in un tempo molto simile al quello dei giorni nostri.
Maniac racconta la storia di Annie Landsberg e Owen Milgrim.
Entrambi hanno alle spalle una vita difficile, costellata di pesanti traumi.
Eventi che hanno segnato le loro vite in maniera negativa rendendoli insicuri e problematici. Perché, come accade nella realtà, un evento traumatico può fortificarti o drasticamente cambiare il tuo modo di essere consegnandoti ad una parabola discendente, senza apparente ritorno.
I protagonisti si troveranno ad essere coinvolti in un misterioso esperimento farmaceutico alla ricerca di risposte.
Annie è delusa, ha perso il controllo della sua vita. È tormentata dal rapporto con la madre e la sorella, dal senso della perdita e dalla depressione del padre. Owen è affetto da schizofrenia.
Entrambi si vedono senza speranze e ripongono una pseudo fiducia nella cura sperimentale del Dr. James K. Mantleray.
Cercano di provare il tutto per tutto.
D’altronde come proclamato dalla madre del Dr. Mantleray, anch’essa figura complessa e fondamentale per lo svolgimento della trama, “Tutti si possono aggiustare.”
Non vi fate trarre in inganno dalla lentezza della prima puntata. Le successive cominceranno a scivolare più velocemente e lo spettatore finalmente capirà le complessità dell’animo umano.
Verranno snocciolate le vite dei protagonisti e rivelati i reali disturbi di ognuno.
Dalla quarta, a mio parere, tutto sarà più chiaro e deciderete di non mollare fino al finale di stagione.
Il percorso sperimentale, in tre giorni e tre pillole, di Annie e Owen e altri sconosciuti pazienti presso l’istituto Neberdine Pharmaceutical e Biotech cambierà definitivamente le loro vite.
Non perché questo processo scientifico si sia dimostrato risolutivo come ambiziosamente proclamato bensì perché il destino è una beffarda variabile che nessuna esperienza rigorosa e ripetibile può rendere zero.
La disconnessione del computer GRTA e la conseguente perdita delle connessioni create è l’esatto opposto dell’umana e reale connessione cosmica istaurata dai due soggetti. Le psicosi di Annie e Owen probabilmente non svaniranno ma non verranno affrontate nelle loro solitudini ma fianco a fianco senza paura di essere giudicati per la loro diversità.
Alessia Aleo