La terza serata del Festival di Sanremo dei duetti quest’anno è stata dedicata alle cover, in occasione dei 70 anni della kermesse.
Sanremo 2020: ha vinto Diodato (e non è un’imprecazione)
In questa serata l’orchestra ha votato i 24 big in gara e i loro voti si sono sommati a quelli della giuria demoscopica. Sebbene non abbia condiviso del tutto la classifica, l’ho trovata molto onesta e accurata. In fondo è stata fatta da un’orchestra di professionisti!
Il primo posto di Tosca è stato meritatissimo: è una cantante bravissima, che ha duettato con Silvia Perez Cruz un arrangiamento bello e latino di Piazza Grande. Due talenti che cantano uno dei brani più belli e famosi di Lucio Dalla… una vittoria a mani basse, ma meritatissima.
La serata è durata troppo e forse non sarebbe stato così se ci fossero stati meno sketch ridicoli sul calcio con un Cristiano Ronaldo in platea affetto da paralisi facciale.
L’intervento di Benigni invece è stato più corto delle aspettative.
Ha portato il cantico dei cantici, tratto dalla Bibbia ed ha regalato attimi di soft porn dal palco dell’Ariston a tutta Italia. Dopo la Divina Commedia e la Bibbia, la prossima volta penso che porterà Il Signore degli Anelli, visto che lo appassionano le saghe lunghe.
Quest’anno la serata di Sanremo dedicata ai duetti mi è piaciuta molto meno. Gli arrangiamenti di molte cover non mi hanno entusiasmata molto, tranne veramente pochi artisti.
La tradizione di Sanremo coi duetti è vecchissima e in questa edizione gli unici a non aver fatto un duetto vero e proprio sono stati i Pinguini Tattici Nucleari e Piero Pelù. I Pinguini hanno fatto un medley di sette canzoni famose del Festival accompagnati dall’orchestra. Sembrava lo stesso per Piero Pelù, finché non è “apparso” Little Tony in un filmato originale Rai a duettare con lui.
Due esibizioni hanno avuto risalto più per l’esibizione che per l’esecuzione.
Elettra Lamborghini e Myss Keta hanno cantato insieme in un’esibizione che è stata contemporanea, in cui i ruoli di genere cadono quando una Myss in gessato scambia quasi un bacio saffico con Elettra. Il duetto, seppur non vocalmente perfetto, è rimasto in testa a tante persone. Era la dose di trash che ci voleva in questa serata e loro sono state pazzeske!
Chi ha fatto molto discutere di nuovo è stato Achille Lauro. Si è presentato sul palco accompagnato da Annalisa e vestito e truccato come David Bowie in Life on Mars. Hanno cantato “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini e per tutto il tempo Achille Lauro è stato sempre dietro Annalisa.
Con una sola performance ha mandato un messaggio opposto a quello maldestro e infelice di Amadeus del mese scorso, ha cantato un brano importante della Martini per parlare di quel maschilismo che ha avvelenato Mimì stessa.
Sanremo 2020: moriranno come le “fidanzate di” o forse Amadeus intendeva altro?
E il messaggio più forte l’ha trasmesso vestendosi da Bowie, per rappresentare la fluidità dell’identità di genere e della sessualità.
Il Duca Bianco, infatti, è stato anni fa il primo a portare sulla scena un tipo di uomo che non incarnasse il machismo. Peccato che non tutti l’abbiano capito, come era prevedibile.
Al di là del messaggio, se Achille Lauro avesse fatto queste esibizioni senza un secondo fine, ci sarebbe tanto su cui riflettere. Perché l’associazione con David Bowie, e con Renato Zero, è stata fatta da moltissime persone dopo la prima serata in cui si è mostrato con una tutina di paillettes color platino.
Perciò, oggi chi è che crea realmente i trend? Il pubblico o l’artista? E se fosse il pubblico? Ciò significherebbe che Achille Lauro è la Maria Antonietta che non esclama “Che mangino brioches”, ma che le brioches le lancia direttamente al popolo affamato.
Io apprezzato molto i Pinguini Tattici Nucleari, Tosca, Diodato con Nina Zilli in un’esplosione 24000 baci, Rancore accompagnato da La Rappresentante di Lista e Dardust, e Raphael Gualazzi.
Ambra Martino
Crediti foto in evidenza: Ufficio stampa Rai