“Klimt & Schiele. Eros e Psiche” è il film evento che racconta la Secessione Viennese e che non potete perdervi, al cinema dal 22 al 24 ottobre.
“Klimt & Schiele. Eros e Psiche“, prodotto in collaborazione con 3D Produzioni e TIMVISION Production, fa parte de “La Grande Arte al Cinema”, un progetto originale esclusivo di Nexo Digital.
Del progetto hanno fatto parte, tra gli altri, anche docu-film come “Hitler contro Picasso e gli altri” e “Van Gogh tra il grano e il cielo“, di cui vi abbiamo parlato in articoli precedenti. Anche questo film, racconto affascinante della Secessione Viennese non ci ha affatto deluso.
Il racconto inizia con la morte a Vienna di Egon Schiele, alla giovane età di 28 anni. È il 31 ottobre 2018 e l’artista sarà una delle 20 milioni di vittime causate dall’influenza spagnola. Insieme alla Prima Guerra Mondiale quella epidemia ha falcidiato un’intera generazione.
È la fine di un’epoca fulgida per Vienna, per l’Impero austro-ungarico – che inizia disgregarsi – per l’arte e la cultura europea.
Qualche mese prima era morto il suo maestro e amico Gustav Klimt. Dall’inizio del secolo aveva rivoluzionato il sentimento dell’arte, fondando un nuovo gruppo: la Secessione viennese. Klimt, Schiele e gli altri hanno creato un’arte visionaria tra Jugendstil ed espressionismo, che ha cambiato il volto di Vienna, caratterizzandola.
Il docufilm è, quindi, un viaggio nella capitale austriaca, con la voce narrante Lorenzo Richelmy tra le sale dell’Albertina, del Belvedere, del Kunsthistorisches Museum, del Leopold Museum, del Sigmund Freud Museum e del Wien Museum.
Ma gli artisti della Secessione Viennese sono stati, soprattutto, i primi a dare voce all’uomo del Novecento. Nel mondo dell’epoca, pieno di inquietudine e disordine, la società di Vienna vuole nascondere il cambiamento alle porte, che la spaventava.
Due erano gli aspetti dell’arte dei secessionisti che più inquietavano la borghesia viennese. Da un lato, l’attenzione all’amore e, soprattutto, all’erotismo. Dall’altro, il nuovo ruolo della donna moderna, che in particolare Gustav Klimt rappresenta in modo quasi sconvolgente nei suoi quadri.
Nel docufilm si spiega, ad esempio, come la “Giuditta I“ di Klimt sia sensuale e crudele. La rappresentazione di una donna che ha appena decapitato un uomo è sconvolgente. Ma lo è ancora di più, perché dallo sguardo di Giuditta trapela il piacere erotico che sta provando mentre tiene la testa di Oloferne in mano.
Le donne del Primo Novecento sono sempre più libere ed emancipate, in cerca di una loro identità e realizzazione. “Klimt & Schiele. Eros e Psiche” ce ne racconta alcune di quelle che partecipano, di fatto, alla Secessione Viennese. Centrale è il ruolo di Berta Zuckerkandl, il cui salotto è un crocevia d’artisti, che se non si incontrano da lei, passano giornate intere nei caffè, con una tazza di caffè e una fetta di dolce. Persino la Sachertorte è stata inventata all’epoca.
Ma tra le donne che rivoluzionano il loro settore, con un impatto sulla società c’è anche Dora Kallmus, la più famosa fotografa della capitale. Con l’ausilio di filtri ed espedienti meccanici all’avanguardia, scatta ritratti in cui ogni donna è resa bellissima. Nel suo studio passano tutti i membri dell’alta borghesia, perché solo lei riesce a dare di loro un’immagine smagliante e fascinosa.
Un aspetto rilevante nel docu-film è l’arte di Klimt e Schiele, ovviamente. Diversissimi ma uniti dall’essere uomini che stanno esplorando la propria sessualità e quella femminile, in una Vienna dalla doppia morale.
Schiele è stato, per decenni, considerato solo il pittore del brutto e dell’osceno. Ma scoprirete guardando questo film che nessun artista, prima di lui, si era occupato così dei sentimenti, delle paure, dei lati d’ombra della vita umana. Molti hanno dipinto i baci e gli abbracci tra un uomo e una donna. Lo stesso Gustav Klimt lo aveva fatto in maniera somma e innovativa. Ma Egon Schiele è il primo che dipingere l’esigenza dell’abbraccio e la paura – l’angoscia, quasi – di ciò che si proverà dopo che l’abbraccio si sarà sciolto.
Il Bacio di Klimt viene ripreso dall’allievo Schiele. Ma nei dipinti di quest’ultimo i colori sono cupi e i soggetti che si baciano non sono due amanti, ma un cardinale e una suora. Le immagini di Schiele sono spietate, come spietato era il suo modo di trattare le modelle, quasi torturate mentre posano. Ma il risultato di tale violenza sarà una rappresentazione rivoluzionaria e liberatoria della sessualità femminile, come spiega la storica dell’arte Jane Kallir nel film.
Nell’arte di Klimt e Schiele c’è l’ambivalenza e l’ambiguità che le donne affrontano ancora oggi. C’è la donna moderna.
A differenza di Klimt, molto concentrato sull’erotismo e la figura femminile, Schiele esplorerà anche le mille sfaccettature dell’animo di un essere umano. Dall’età di 14 anni, quando muore suo padre, inizierà a dipingere autoritratti. Saranno più di 170 e in ognuno di esse lui sarà sempre diverso.
Ma la Secessione Viennese di cui parla questo docu-film non comprende solo la pittura.
La vita diventa opera d’arte totale. Nel quotidiano irrompe il design liberty nell’arredamento e nella gioielleria. Nei teatri si suona la musica di Richard Strauss, la cui “Salomè” viene bandita perché considerata il parto di una mente malata: anche qui, d’altronde, c’è una donna sensuale e spietata che fa decapitare un uomo.
Poi ci sono i drammi teatrali e i racconti di Arthur Schnitzler. Nel celebre Traumnovelle (Doppio sogno) descrive una Vienna notturna, fatta di perturbanti balli in maschera e di sogni intrisi di sessualità. E collega la dimensione del sogno con quello dell’inconscio, negli anni in cui Sigmund Freud sviluppava la psicoanalisi.
Le sue teorie scuotono una società benpensante che comincia ad aprire gli occhi sulla natura profonda dell’io.
Dalla visione di “Klimt & Schiele. Eros e Psiche”, si comprende che questo potente movimento culturale ha preso vita e si è alimentato grazie ad un periodo storico di grande incertezza, in cui tutto veniva messo in discussione.
Alla fine del 1918, con le macerie della Prima Guerra Mondiale e la morte di tanti esponenti di quel movimento, le risposte che quell’espressione culturale aveva cercato di dare alle inquietudini e alle angosce dell’umanità verranno meno. Resteranno solo le domande.
Stefania Fiducia
[…] rapporto con il nostro Paese, ci sono le origini e le conseguenze di quel movimento poi noto come Secessione Viennese, le produzioni dei suoi seguaci e l’influenza che ebbe sugli artisti italiani. L’articolo […]