Giorno della Memoria: 10 film che ci hanno insegnato a ricordare

immagine in onore del Giorno della Memoria

L’Olocausto è, probabilmente, il capitolo più oscuro della nostra Storia: non necessita di spiegazioni.

L’Arte si è espressa molto in materia: quella cinematografica non è da meno. Molte pellicole, infatti, hanno insegnato agli uomini, o comunque aiutato a capire, l’atrocità di questo nero periodo. Come le pagine di un libro, le immagini su pellicola infatti ci permettono di non dimenticare.

Molti, lo sappiamo, sono tratti da libri o biografie; e hanno ricevuto importanti premi. Pensiamo a Schindler’s List, che ha dato 2 dei suoi 3 Oscar di Steven Spielberg; La scelta di Sophie a Meryl Streep; Il pianista a Roman Polànski ed Adrien Brody; Il figlio di Saul a Làzlo Nemes.

Quali sono stati però i film originali che il Cinema ci ha donato? Quali le opere unicamente cinematografiche?

Conspiracy – Soluzione finale

Film televisivo del 2001, poco conosciuto, merita di essere inserito al primo posto perché ci racconta come tutto ebbe inizio, nel 1942, quando alla Conferenza di Wannsee, i vertici del Partito Nazista decisero tecnicamente ciò che venne definito atrocemente come “la soluzione finale”. Cast d’eccezione: Kenneth Branagh nei panni di Heydrich; Stanley Tucci nel ruolo di Eichmann e Colin Firth in quelli di Stuckart.

L’ultima tappa

Film del 1948, è considerato unico nel suo genere, poiché non solo fu uno dei primi a parlare del delicato tema dell’Olocausto, ma fu il primo ad essere ambientato ad Auschwitz.

La grande poesia e tragedia di questo film fu che sia la regista che la sceneggiatrice furono prigioniere del lager, donando alle immagini e alla storia una crudezza che, fino ad allora, non fu neanche immaginabile. Per rendere tutto ancora più credibile, si unirono al progetto altri sopravvissuti.

Kapò

Diretto da Gillo Pontecorvo nel 1959, ci mostra la crudezza dell’istinto umano di fronte all’incapacità di comprendere il suo destino. Segue la linea di quella che qualche anno dopo Hannah Arendt chiamerà la “banalità del male”, ma che qui viene quasi giustificato dallo spirito di sopravvivenza di un’adolescente che si ritrova in un campo di sterminio, per poi tornare ad essere veramente se stessa. Presenti attori del calibro di Laurent Terzieff, Emmanuelle Riva (in uno dei suoi ruoli più intensi) e Susan Strasberg in veste di protagonista.

La vita è bella

Vincitore di svariati premi internazionali, tra cui il Grand Prix di Cannes e tre Premi Oscar, è forse il più celebre tra i film italiani che affronta questo tema. Dalla colonna sonora indimenticabile firmata da Nicola Piovani, la pellicola di Roberto Benigni ci racconta l’atroce dramma della Shoah, attraverso la storia di un padre che tramite l’arma del sorriso riesce a non far capire al bambino ciò che sta succedendo, senza fargli perdere la speranza e il sorriso.

Vento di primavera

Un frammento della storia francese, che per anni è stata dimenticata. Il film racconta della celebre “Retata del Vel’ d’Hiv” di Parigi, nota anche come la “Retata del Velodromo d’Inverno”, quando 15 mila ebrei vennero arrestati dalla stessa polizia francese, deportati in un campo di prigionia nella Loira, per poi essere condotti ad un campo di concentramento. La grandezza e il coraggio di questo film è l’autodenuncia da parte del cinema francese per le persecuzioni razziali: atto che, per lungo tempo, è stato taciuto e negato da parte dei vari governi francesi.

L’ultimo treno

Amicizia, accettazione, forza, coraggio e consapevolezza: queste le parole che riassumono la triste vicenda della pellicola del 2001, che vede l’Olocausto polacco con gli occhi degli adolescenti. Ambientato a pochi km da Auschwitz, il film racconta la crudezza di un momento storico, anche parlando degli approfittatori, gli sciacalli e senza scrupoli, senza dimenticare i tedeschi del Terzo Reich, razzisti, violenti e felici nel vedere la sofferenza.

Pasqualino Settebellezze

Diretto da Lina Wertmuller nel 1975, racconta la storia di un guappo, interpretato dall’immenso Giancarlo Giannini, che negli anni ’40, “tira a campare” tra i vicoli di Napoli, tra ragioni d’onore, nel manicomio di Aversa e in un campo di concentramento. Sarà proprio qui che la voglia di sopravvivere lo porterà ad umiliarsi, anche a costo della vita altrui. Gloria e vanto del Cinema Italiano, fu candidato a 5 premi Oscar, senza vincerne nessuno: la Wertmuller però divenne la prima donna nella storia del Cinema ad essere candidata per l’Oscar alla Regia.

L’oro di Roma

Firmata da Carlo Lizzani nel 1961, la pellicola ci racconta una storia d’amore avvenuta in prossimità del 16 ottobre 1943, quando nella città di Roma avvenne il rastrellamento del ghetto da parte dei nazisti, che avevano invaso la Città Eterna dopo l’armistizio. Oltre ad avere nel cast personalità come Ugo D’Alessio, Paola Borboni, Anna Maria Ferrero e Jean Sorel; il film denuncia l’avarizia dei nazisti che imposero, attraverso un ricatto con scadenza di due giorni, la scelta agli ebrei romani tra 200 capifamiglia da consegnare in ostaggio o un pagamento di 50 kg d’oro.

Train de vie

Film drammatico francese, narra di una comunità di ebrei dell’Est Europa che prova a scappare nel 1941, inventandosi un treno, dove la stessa comunità si finge carceriera e prigioniera, con vagoni di finti ufficiali nazisti e finti deportati. E se la cosa prendesse il sopravvento? Dolce e con qualche scena ilare, possiede una drammaticità tenera e profonda, come l’ingenuità…dello scemo del villaggio.

Music box

Tragedia del 1989, firmata da Costa-Gravas, ci racconta della presa di coscienza del dopo. Non è vista da parte di una famiglia ebrea deportata. È la storia di un’avvocatessa americana (Jessica Lange) di origine ungherese, il cui padre viene accusato di essere un criminale di guerra nazista. Basata su processi, indagini e testimonianze, la pellicola mostra il turbamento e lo sconcerto da parte di qualcuno nell’apprendere una cosa come questa: come comportarsi? Omertà per il genitore o andare fino in fondo? La domanda peggiore da porsi però è: e se fosse vero?

Questa è solo una parte di quei film che devono essere visti affinché, parafrasando una frase di Francesco Guccini in una sua canzone sull’Olocausto, il vento finalmente possa posarsi e non rialzarsi, né oggi né domani, ma mai più.

Francesco Fario

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Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"

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