Il 27 gennaio è la data simbolica della fine della Shoah ed è il Giorno della Memoria per commemorare le vittime dell’olocausto della Seconda Guerra Mondiale.
Nei giorni successivi a quella giornata e dopo tutti gli interventi dei sopravvissuti alla shoah, tra cui Liliana Segre e membri della comunità ebraica, mi sono posta delle domande.
Perché lasciamo la lotta all’indifferenza e alla discriminazione alle persone anziane? Perché esporre i sopravvissuti al supplizio di rivivere emotivamente quelle sofferenze? Devono essere ancora loro a raccontare quello che è successo a noi che, freddamente, non li ascoltiamo?
Non ci bastano tutte le testimonianze raccolte in 75 anni dai superstiti della shoah proprio il giorno della memoria? Ora tocca a noi agire, raccontare ciò che è successo e prendere posizione. Tocca a noi levare la voce a favore di tutte quelle persone che sono ancora vittime di violenza per la loro etnia, la loro religione, il genere, l’orientamento sessuale.
Come si fa nel clima politico attuale, simile a quello degli anni ’30 del Novecento, a rimanere indifferenti?
Oppure, nei casi peggiori, a denunciare alcune categorie di persone come colpevoli di tutti i mali del mondo?
Indifferenza. La Senatrice Liliana Segre, sopravvissuta all’olocausto, ha descritto per l’edizione 2020 del dizionario Zanichelli cosa sia l’indifferenza. Ne ha parlato anche durante il suo discorso sulla shoah per il giorno della memoria al Parlamento Europeo.
Nessuno di noi dovrebbe essere indifferente a ciò che è stato fatto alle persone di religione ebraica. E neanche a ciò che viene fatto a molte persone ora.
Non bisogna ignorare quei campanelli d’allarme, quei gesti che sono così vicini agli stessi che più di 80 anni fa hanno portato alle leggi razziali.
Dobbiamo prendere posizione anche adesso, schierandoci contro chi alimenta le intolleranze distruttive verso le differenze, chi vede nelle persone fisiche il nemico. Solo perché ha un credo diverso o ama qualcuno del suo stesso sesso o altre ragioni personali che non limitano le libertà altrui.
Prendiamoci noi questa responsabilità di ricordare cosa è stata e che è esistita la shoah il giorno della memoria. Siamo noi ora gli adulti e dovremmo recuperare la staffetta da una generazione che non potrà ancora per altri decenni raccontare cos’è la giornata della memoria e perché esiste.
Cominciamo scegliendo le parole da usare, perché prima di essere ebrei, cristiani, neri, bianchi, etero o gay, siamo persone. Non dobbiamo farci definire prima dalle religioni, dal colore della pelle o altro, definiamoci prima di tutto esseri umani.
Ambra Martino
Crediti foto in evidenza Alexander Voronzow