Arriva finalmente nelle sale italiane, ma solo per il 13, 14 e 15 dicembre, il film documentario su Caterina Caselli “Caterina Caselli, Una vita, 100 vite”.
Con la regia di Renato De Maria e prodotto da Sugar Play in collaborazione con Rai Cinema e The New Life Company, un racconto in prima persona della vita di Caterina Caselli che ripercorre le tappe più importanti della sua vita, dalla sua infanzia sino ad ora.
Eccola lì, seduta in poltrona. Appare così il primo frame di un viaggio nella sua vita dove, come in qualsiasi documentario si rispetti, lei, l’indiscusso caschetto d’oro della generazione beat, si tuffa nella Caterina bambina che lotta con la madre per cantare nell’orchestra e arriva alla donna manager dei nostri giorni.
Un regista che mette tutto nelle mani della protagonista che, come un fiume in piena, ci apre le porte al suo passato raccontandoci dell’Orchestra “Callegari” situata dietro casa, delle sue prime esibizioni al “Capriccio” e al “Piper” e di Maurizio Vandelli che convinse la madre a farla trasferire a Roma.
L’incontro con Ladislao Sugar
Tutto questo fino al fatidico incontro con Ladislao Sugar, editore musicale e produttore discografico ungherese naturalizzato italiano, all’epoca presidente della “CGD” casa discografica italiana il quale, dopo averla ascoltata in un’esibizione le disse: “Sentendo lei, mi è sembrato che tutto il resto fosse vecchio”. Da questo incontro nasce una longeva collaborazione professionale che sfocia in un intreccio sentimentale con il figlio di Ladislao, nonché attuale compagno di vita da cinquant’anni.
Un’autobiografia caratterizzata da dialoghi intensi e serrati che declinano la sua passione per la musica come una vocazione di un’intera vita. Il film alterna vicende intime a testimonianze pubbliche in una cronologia di eventi scanditi dagli aneddoti più importanti della sua vita. Emerge così il racconto di una donna che si fa strada nel mondo della musica beat anni ’60 diventando icona di stile prima, con il suo caschetto d’oro e poi, donna di successo con il suo primo singolo “Nessuno mi può giudicare” nel 1966.
L’Italia in quel periodo godeva dell’influenza musicale anglosassone e nel mondo iniziavano ad affermarsi i Beatles. Un susseguirsi quindi di immagini di repertorio che si intervallano a interviste recenti a suoi grandi amici come Ennio Morricone, Paolo Conte, Andrea Bocelli e Francesco Guccini.
Questi, solo alcuni dei personaggi famosi presenti nel film documentario i quali dividono la scena con la sua vita privata: il marito, il figlio, la sorella e i racconti strazianti su suo padre. Un personalissimo amarcord che definisce le molteplici personalità dell’artista dove emerge prorompente la sua forza come donna e come cantante.
Musica, generazione beat e radio libere
La Caselli entra dunque nella propria macchina del tempo ripercorrendo un’Italia fatta di giovani che rivendicano i propri spazi e le proprie libertà esprimendosi anche e soprattutto attraverso la musica. La stessa Italia, caratterizzata nei decenni a venire, dalla crisi della musica con l’avvento delle radio libere e che vedrà uscire di scena la Caselli rinunciando alle esibizioni e al canto ma restando dietro le quinte per scoprire nuovi talenti. Per citarne alcuni: Giuni Russo, Elisa, Negramaro, Malika Ayane, Giovanni Caccamo.
Non solo una vita di gioie e soddisfazioni
Il film documentario è anche dolore e lacrime: la morte del padre, il tentato rapimento del marito e del suocero e la scomparsa del suo grande amico Ennio Morricone. Caterina Caselli è tutto questo: un crocevia delle sue cento vite legate tra loro al filo sottile del tempo. Una donna che ha fatto della sua forza e del suo talento indiscusso il motore della sua vita e della vita di tanti giovani che, come lei, iniziavano a ribellarsi ad una società che non li rispecchiava più.
Francesca Sorge
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