Regia: Frank Oz
Genere: Commedia
Nazione:U.S.A.
Cast: Kevin Kline; Tom Selleck, Joan Cusack, Debbie Reynolds, Matt Dillon
Anno Produzione:1997
Durata: ’90
Non ballare, un uomo non balla. Pensa a Schwarzenegger: cammina a stento.
Trama
Dopo anni di fidanzamento Howard Brackett, insegnante di arte drammatica al college di Greenleaf, cittadina dell’Indiana, annuncia le sue nozze. Pochi giorni dopo un suo ex alunno, ricevendo il premio Oscar, lo ringrazia pubblicamente e lo dichiara omosessuale. La vita dell’uomo viene sconvolta iniziando un percorso di consapevolezza di sé con non poche resistenze
Classica commedia americana che racconta con leggerezza una società ricca di tabù
Dal regista di Funeral Party, In & Out è una divertentissima, scintillante ed elegante commedia sentimentale, ricca di stereotipi, superficialità ed una velata satira sociale che prende spunto dal vero discorso pronunciato da Tom Hanks alla vittoria dell’Oscar per Philadelphia, in cui dedicò il premio al suo ex professore di drammaturgia Rawley Farnsworth ed al suo ex compagno di classe John Gilkerson: “due dei migliori gay americani, due uomini meravigliosi di cui ho avuto la fortuna di essere amico.” Infatti, la storia prende piede dalla scena ambientata nella serata degli Oscar dove troviamo camei di Whoopi Goldberg e Glenn Close, con tanto di clip demenziale sul film bellico premiato. Da qui in poi il film parte con la “rivelazione” sull’omosessualità del professore (protagonista) Howard Brackett (Kevin Kline), facendo da apripista.
Con In & Out il regista Frank Oz, per la prima volta, sdogana la tematica gay in una produzione per il grande pubblico. La pellicola si muove su di un terreno minato senza temere di sfidare, con ritmo frizzante, le regole sociali del tempo. Il film rappresenta la prima vera e propria presa di posizione collettiva contro l’omofobia. Basta ricordare la scena cult in cui tutti gli abitanti del paese si alzano in difesa del professore Brackett, esclamando: “Anch’io sono gay!”.
Nonostante siano trascorsi venticique anni dalla sua uscita, il film ancora oggi invita alla riflessione attraverso il percorso del suo protagonista che con difficoltà si muove verso l’accettazione di sé e quella dei suoi familiari circa il proprio orientamento sessuale. La maschilità culturale è mostrata in modo caricato (ma neanche tanto) nella bella scena in cui Howard riascolta un “corso di virilità” in audiocassette (cui evidentemente è solito ricorrere quando è in crisi circa la propria identità sessuale). Il corso inizia con una specie di test di virilità: “sei un vero uomo? Fai i gesti di un vero uomo? Perché, sappi, il vero uomo è trasandato nel vestire, al bar si sistema platealmente le palle strette nei jeans, e, soprattutto, non balla” ( Fonte: G.Redetti, E’ tempo di ballare in Miopia n.33, febbraio 1999), fino ad esplodere in un irrefrenabilmente ballo scatenato sulle note di I will survive.
Vediamo come nel film l’associazione danza-omosessualità sia un richiamo a stereotipi che ancora esistono nella società, dove i ballerini professionisti sono perlopiù omosessuali, in quanto vi è l’idea che si scelga una carrira consona alla propria sessualità e soprattutto un ambiente dove pesi meno il pregiudizio sessuale (Fonte, G. Redetti, Ibidem).
Altra scena cult è la cerimonia della consegna dei diplomi durante la quale il preside annuncia il licenziamento del professore dal college a causa del suo ruolo di insegnante, in quanto l’uomo potrebbe avere un’influenza negativa sugli studenti, “contagiandoli” con la propria omosessualità. Una giustificazione grottesca e retrograda ma attraverso cui il regista vuole rappresentare quella parte della società ancora troppo conservatrice. Questi aspetti e dettali legati ad una società ricca di tabù vengono affrontati senza mai essere pesanti o poco gradevoli. Quando Howard Beckett annuncia “sono gay” all’attonito pubblico che presenzia il suo matrimonio, non fa che confermare e ribadire quei tabù, sancendo ancora una volta, la legge per cui “l’uomo”, l’eterosessuale, non deve e non può essere amabile, se dovesse essere amabile allora non può che essere gay. Che l’amabilità, il desiderio di ornarsi, la gioiosa propensione alla danza, l’interesse amorevole per il proprio corpo e i suoi movimenti, la ricerca della grazia debbano essere incompatibili con l’eterosessualità maschile, è ovviamente un assurdo culturale: è come dire che il maschio deve essere non amoroso proprio nell’amore, non erotico proprio nell’erotismo.
In & Out è una pellicola ricca di potenziale che nonostante i numerosi aspetti gradevoli e divertenti non decolla mai. Quanto alle interpretazioni, Joan Cusack è strepitosa, Kevin Kline è talmente bravo da far sorgere quanche legittimo sospetto sul suo orientamento sessuale, Tom Selleck senza i suoi baffi è strepitoso e quasi irriconoscibile, peccato ce il film non si spinge mai fino in fino nell’esplorazione dei suoi personaggi che restano sempre in una sorta di limbo.
Un richiamo costante alla commedia anni ’30 che viene unita alla commedia contemporanea resta ancora attuale e godibile che mette tutti d’accordo. In & Out è un cult che funziona perchè tratta una tematica fondamentale come l’omossessuale senza risultare pesanti o irriverenti, una commedia che aiuta a riflettere senza eccessive elucubrazione mentale.
Il film, che spegne le sue prime 25 candeline, resta purtroppo attuale sebbene la società sia cambiata. La pellicola è un vero e proprio faro che insegna molto ad esprimere se stessi allontando il giudizio altrui.
Curiosità
- La trama del film prende spunto dal discorso che Tom Hanks fece dopo aver ricevuto l’Oscar per Philadelphia
- La statuetta del premio Oscar usata nel film appartiene allo stesso Kevin Kline (vinta nel 1988 per Un pesce di nome Wanda).
- Il motto della scuola, visibile nello stemma all’interno dell’aula magna nelle scene finali, è in italiano: “Studiare, imparare, partire”. Tuttavia nel doppiaggio nella nostra lingua italiana il preside cita il motto in latino.
- Il film è citato negativamente in “All over the guy” di Julie Davis.
- Negli USA il film fu vietato ai minori di 13 anni.
- È uno dei pochi film in cui Tom Selleck recita senza i baffi di cui ha fatto una caratteristica distintiva, ma restò sempre leGato alla tv e non al cinema dopo il rifiuto del ruolo di Indiana Jones (ebbene Ford è stato il sostituto!)
Tre motivi per guardarlo
1) per vedere un giovanissimo Tom Selleck senza baffi
2) per la straordinaria performance di Kevin Kline che ti fa sorgere ogni dubbio sulla sua sessualità
3) Per rivedere il ballo di Kline sulle note di I will survive
Quando guardarlo
Qualsiasi momento è quello giusto per guardare un film leggero come questo. Da far vedere ai ragazzi, racchiude in sé una certa vena educativa partendo dal bigottismo passato.
Angela Patalano
L’ultimo cineforum
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